Maurizio Tarantino: mosaico e Dante, Mar e Classense. Bilancio di nove mesi di cultura a Ravenna

Intervista a tutto campo al nuovo Dirigente alla Cultura di Ravenna

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Maurizio Tarantino, romano di nascita e napoletano di formazione, trapiantato a Perugia, da appena nove mesi è Dirigente alla Cultura di Ravenna. È l’uomo cardine della riorganizzazione culturale promessa e voluta dal Sindaco Michele de Pascale e portata avanti con piglio dall’Assessora Elsa Signorino. Al punto che spesso li si vede tutti e tre insieme, a metterci la faccia, come va di moda oggi. Come una sorte di trinità della nuova cultura bizantina. 

E non è un caso che per questa riorganizzazione – che scardina posizioni acquisite, piccoli feudi e situazioni incrostate che in provincia hanno così gran peso e tanto gratificano o scornano – sia stato scelto proprio uno che viene da lontano. Fuori dai giochi. Lui non è pentito di essere qui. Malgrado tutto. Trova stimolante la nostra città e quello che sta facendo. Anche se ammette di non avere mai lavorato tanto in vita sua.

 

L’INTERVISTA

Dottor Tarantino, è pentito di avere accettato questo incarico a Ravenna?

“No. Per niente.”

Anche se l’hanno già messa in mezzo innumerevoli volte…

“Sì, mi hanno messo in mezzo a un sacco di cose. In alcuni casi poi, l’accoglienza non è stata delle più affettuose. Ma capisco, mi sono trovato in due o tre situazioni che qui sono molto sentite e molto calde. In ogni caso, non sono pentito. Finora è stata un’esperienza molto stimolante. E aggiungo che non ho mai lavorato tanto come qui a Ravenna (ride, ndr).”

Quindi non ha avuto molto tempo per rileggere Dante?

“Purtroppo no. Però nei fine settimana, quando torno a Perugia… in macchina ho i miei audiolibri e in quelle due ore ne approfitto.”

Nove mesi dopo, che idea ha di Ravenna? Sempre quella o è un po’ cambiata?

“Non ho cambiato idea. Mi piace. Posso dire che tutti mi avevano messo in guardia sul fatto che Ravenna è una città difficile; quelli sono bizantini, dicevano i miei amici e conoscenti…”

Beh, un po’ è vero.

“Appunto. Ora l’ho appurato (ride, ndr). Prima pensavo che esagerassero. Invece non esageravano affatto.”

Però Ravenna ha anche tanti pregi…

“Certo. È una città vivacissima. Ed è una città con enormi potenzialità. Può dare ancora molto di più sotto il profilo culturale. Di più, al di là degli otto siti Unesco, che pure sono fondamentali.”

 

 

 

IL MAR, LE MOSTRE E IL MUSEO

Veniamo ad alcune emergenze culturali ravennati. Dopo la prima fase di studio, ora per lei è più chiara la strada del Mar: quale futuro attende il museo cittadino?

“In effetti quello del Mar è stato un compito complesso. C’erano delle idee in campo e io ho provato a declinarle, a dare loro una forma compiuta. La strada ora è indicata, quella di valorizzare il Mar come museo e insieme come luogo di grandi mostre, una ogni anno. Negli anni pari una mostra che valorizzi il patrimonio permanente di pittura e scultura. Negli anni dispari una mostra che valorizzi il patrimonio del mosaico, legata alla biennale del Mosaico Contemporaneo, come è il caso di questo 2017, con Montezuma, Fontana, Mirko, prima grande mostra del nuovo corso.”

Nel 2018 ci sarà quella dedicata al tema della guerra a 100 anni dalla fine della Grande Guerra. War is over? Arte e conflitti tra mito e contemporaneità con artisti di fama internazionale da Picasso a Marinetti, da Boetti a Burri e De Chirico, da Haring a Warhol.

“Sì, la mostra sarà curata da Angela Tecce, con una mia collaborazione. Inoltre, abbiamo inaugurato anche il filone della fotografia e in primavera ci sarà la mostra dedicata al ravennate Alex Majoli, Presidente in anni recenti della grande agenzia internazionale Magnum Photos. E poi, oltre le grandi mostre, vogliamo riempire il Mar di altre attività consone a un museo. Per esempio le attività didattiche, dedicate alle scuole. ”

Quindi un Mar sempre più museo.

“Certo il Mar è un museo, con collezioni importanti. Non sono quelle degli Uffizi, ovviamente, ma non sono di poco conto.”

Quando sarà completo il rinnovamento della Pinacoteca?

“Ci vorrà ancora tempo. Ma stiamo rinnovando per sezioni tutto il museo, a cadenza regolare.”

E non ci sarà più un curatore delle mostre, la figura prima rappresentata dal professor Claudio Spadoni?

“La programmazione sarà un lavoro di squadra che compete al Direttore e allo staff della Cultura e del Mar, uno staff di tutto rispetto. Abbiamo professionalità di rilievo, che possono crescere se stimolate e responsabilizzate. Riconosco a chi mi ha preceduto di avere fatto un grande lavoro formando anche queste professionalità. Ora esse possono dare ancora di più, a confronto con altre esperienze, con punti di vista critici differenti, con curatori di valore che cambiano di volta in volta.”

 

LA CLASSENSE E IL VARCO VERSO DANTE

Passiamo alla Biblioteca Classense. Quest’anno c’è stata la riapertura della Sala Dantesca e poi avete fatto questa esperienza delle aperture straordinarie, che all’inizio ha rischiato di travolgervi…

“Sì, in effetti all’inizio abbiamo rischiato di rimanere travolti dalla domanda di conoscenza e dalla risposta dei cittadini all’apertura, poi la situazione si è stabilizzata. Ora abbiamo sospeso per il periodo invernale ma riprenderemo. È un’esperienza bella e valida, da ripetere. Ci sono tante persone che ancora hanno voglia di vedere la Classense.”

D’altra parte la Biblioteca Classense, al di là del patrimonio librario è un monumento, e c’è un grande patrimonio anche artistico custodito qua…

“Sì, questo è un aspetto che non era mai stato valutato in questa maniera fino in fondo. E secondo me c’è un motivo psicologico: chi vive da sempre in un posto, alla fine non si accorge di tutto il valore e della bellezza che lo circonda, dà molte cose per scontate. Invece, una delle prime cose di cui mi sono reso conto arrivando qui è che la Classense oltre al patrimonio bibliografico ha una monumentalità straordinaria, è bella, vissuta, è molto grande, 26 mila mq. Per cui ho lavorato sulla valorizzazione del patrimonio museale e monumentale, la Sala Dantesca, la Sala del Mosaico, l’Aula Magna…”

E Linda Kniffitz che ora a metà tempo lavora qui alla Classense ha proprio questa funzione. È così?

“Sì. Valorizzare questo aspetto della monumentalità e del patrimonio della Biblioteca, reperendo fondi, costruendo progetti, attingendo a nuovi finanziamenti europei. A questo aspetto è legato il discorso che prima facevamo delle aperture straordinarie al pubblico. Aperture possibili anche in virtù dell’ampiezza della Classense, perché qui abbiamo l’opportunità di garantire gli spazi per studenti e ricercatori e allo stesso tempo quelli per allestire un percorso di visita che non interferisca con la vocazione primaria della biblioteca. Altrove non è possibile perché non ci sono spazi adeguati. Noi invece lo possiamo fare.”

Come e quando proseguirà il cantiere della Grande Classense con l’apertura su Piazza Caduti e verso l’Area Dantesca?

“Prosegue. Nel senso che è il grande progetto dei prossimi anni in previsione anche del Settimo Centenario Dantesco del 2021. Un primo passo è stato fatto con la legge per i tre centenari: Leonardo, Raffaello e Dante.”

Un po’ striminzita a dire la verità, con pochi finanziamenti.

“Sì, ma con le prossime finanziarie potranno essere fatti nuovi stanziamenti statali. Inoltre, anche la Regione ha stanziato fondi.”

Quali sono i tempi?

“Non posso essere preciso. Stiamo ancora lavorando sulla parte progettuale dei lavori di apertura.”

Ma concretamente come sarà questa apertura su Piazza Caduti?

“Se ci limiteremo all’apertura della Biblioteca su Piazza Caduti allora l’intervento sarà limitato, con un varco sulla piazza, dove ora c’è l’ampio marciapiede con il parcheggio delle biciclette. Ma non è affatto escluso che per il 2021 e negli anni successivi ci sia un percorso progettuale più ampio e più ambizioso di trasformazione di tutta la Piazza Caduti e della Zona Dantesca. Un percorso all’interno del quale si colloca anche l’apertura della Classense. Qualcosa si vedrà già per le celebrazioni del 2021, ma non tutto sarà fatto entro quella data.”

  

 

DANTE E IL PROGETTO CHE VERRÀ

Torniamo a Dante e al Settimo Centenario. Della legge abbiamo detto, dei finanziamenti nazionali, regionali e locali abbiamo appena accennato. Il punto è: ne stiamo parlando da tanto tempo ma quando ci presenterete un progetto organico per Dante 2021?

“Ci stiamo lavorando e non è che in questi mesi siamo stati senza fare niente. Abbiamo avuto una serie di altre emergenze che ci hanno impegnato e non poco. E poi abbiamo fatto cose già quest’anno importanti su Dante, come lei ben sa. Un gruppo di lavoro è comunque impegnato da tempo.”

D’accordo, ma quando presenterete un progetto e chiamerete la città a confrontarsi con una proposta di ampio respiro?

“La mia impressione è che il Sindaco voglia fare questo passo abbastanza rapidamente. Noi ci stiamo lavorando. Realisticamente penso che nei prossimi mesi dovremmo essere in grado di farlo.”

Quindi, l’appuntamento è per la primavera 2018?

“Sì. Penso e spero che nella prossima primavera possiamo presentarci alla città con un progetto. Ma mi lasci aggiungere che il mondo non finisce nel 2021 e che Dante sarà fondamentale per questa città anche nel 2022, nel 2023 e negli anni a venire. Non ci si gioca tutto sul Settimo Centenario anche se è un passaggio cruciale.”

Sulla gestione della Tomba di Dante cambieranno delle cose?

“Nell’accordo di valorizzazione dei beni culturali siglato fra Comune, Mibact e RavennAntica ci sono le soluzioni per gli aspetti legati a biglietteria e bookshop mentre la riorganizzazione della gestione della Tomba di Dante e del Museo Dantesco sta dentro il percorso progettuale di cui parlavo prima per il Settimo Centenario. Quindi, per una parte ci possono essere risposte immediate, per un’altra parte risposte di orizzonte più ampio.”

Pensate a una Fondazione per la gestione del Settimo Centenario?

“La governance è oggetto del lavoro che stiamo facendo. Le forme in effetti possono essere diverse. Naturalmente molto dipende anche dai fondi a disposizione e dalla loro natura. Se fondi locali e quanti. Se fondi nazionali e quanti. Insomma, dipende da alcuni fattori. Ci stiamo lavorando e una proposta sarà formulata in tempi ragionevoli.”

 

CONVENZIONI CULTURALI A GO GO

Fra le ultime fatiche o emergenze affrontate, quella delle convenzioni culturali. Una novità per Ravenna. A che punto siamo?

“I progetti sono stati presentati e la valutazione della validità culturale, progettuale, gestionale delle proposte presentate è già stata fatta. Adesso il problema è riuscire a finanziare con il budget a disposizione tutti i progetti degni di essere finanziati.”

Insomma, sono arrivate molte proposte e non ci sono abbastanza soldi per soddisfare tutte le richieste in modo adeguato. Per dirla in modo semplice, si può dire così?

“Diciamo che oltre ai criteri di valutazione abbiamo dovuto anche stabilire dei criteri ulteriori di ripartizione del budget, in modo che le scelte risultassero equilibrate e compatibili con il budget complessivo dei 560 mila euro messi a bilancio. È stato un lavoro complesso e innovativo, ma siamo in dirittura d’arrivo. Presto sarà tutto reso pubblico.”

 

 

RAVENNA, VERONA E L’AMORE: GUIDARELLO VS ROMEO E GIULIETTA?

Da ultimo le volevo chiedere un parere su Ravenna città dell’amore partendo dalla figura e dal mito di Guidarello Guidarelli. Lei ritiene che Ravenna su questo possa arrivare a scalzare Verona e il mito di Romeo e Giulietta, anche senza l’aiutino di William Shakespeare?

“Quando abbiamo presentato la mostra del 2018 War is over? abbiamo parlato molto anche del Guidarello…”

Lo slogan potrebbe essere “facciamo l’amore non facciamo la guerra”…

(Ride, ndr) Seriamente, Guidarello sarà uno dei punti di attrazione di questa mostra. Anzi, ne è proprio il punto di partenza. Il guerriero morto che ha fatto nascere un mito legato all’amore e alla vita. È un tema classico di antropologia, di alto profilo intellettuale, di grande dignità artistica e culturale. Noi valorizzeremo anche il tema del bacio.”

Quindi, i privati hanno fatto una loro proposta, a ragion veduta…

“Certo. Ma noi siamo un’istituzione culturale e dobbiamo rispettare il codice dei beni culturali: ci sono delle regole. Non solo il Guidarello del Mar non si può baciare, ma nemmeno si possono fare delle copie così, a piacere. Si fanno se e quando c’è un progetto scientifico che le motiva. Non escludo le proposte pop, ma ci deve essere una certa raffinatezza. Vanno benissimo le iniziative degli imprenditori ma devono rispettare le regole, le leggi, come quelle che regolano i beni culturali; e poi ci sono degli interlocutori istituzionali che vanno rispettati e coinvolti, senza i quali semplicemente certe cose non si possono fare. E infine ci sono le regole non scritte, per esempio quella del buon gusto che vieta di essere pacchiani. Detto questo, noi non abbiamo chiuso la porta ai privati.”

La dottoressa Emanuela Fiori del Polo Museale dell’Emilia Romagna Direzione di Ravenna si è precipitata a dichiarare che non è stata interpellata e che non c’entra nulla con la proposta del Guidarello-Baciarello…

“Ma nemmeno noi c’entriamo nulla. Sia chiaro. Siamo disponibili a discutere, ma non possiamo assumere certe proposte a scatola chiusa. Si tratta di iniziative turistiche che non sempre hanno a che fare con la cultura. Qui c’è la possibilità che l’iniziativa turistica abbia anche una valenza culturale, ma per fare questo ci sono quelle regole da rispettare.”

Per chiudere. Ravenna città del mosaico. Ravenna città di Dante. Ravenna città della poesia. Ora Ravenna città dell’amore. Quante città abbiamo?

“Secondo me essere la città del mosaico e la città di Dante sono già di per sè due cose enormi. Bastano e avanzano. La terza vocazione che Ravenna dovrebbe coltivare – a mio parere – è quella di essere una città di mare. Perché qui vedo una frattura fra la città e il suo mare, una frattura incomprensibile. Ecco, fosse per me, oltre al mosaico e oltre a Dante, lavorerei sulla vocazione marinara di Ravenna.”

 

A cura di P. G. C. 

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