La proposta di Cristina Muti: portiamo in pellegrinaggio le ossa di Dante a Firenze

"Ma poi ce le riportiamo a casa" ha aggiunto

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Nel corso della presentazione di “Giovani artisti per Dante” l’appuntamento quotidiano di Ravenna Festival in programma quest’anno dal 6 giugno al 14 luglio, ovviamente si è parlato molto di Dante, di Ravenna città dantesca, del settimo centenario del Poeta, della rappresentazione teatrale della Commedia ad opera di Ravenna Teatro e del rapporto fra Dante e i giovani. E sono uscite due idee “rivoluzionarie”, presentate da Cristina Mazzavillani Muti, due idee destinate quantomeno a far discutere da subito, ammesso e non concesso che possano vedere la luce. 

Cristina Muti le ha illustrate quasi mettendo le mani avanti, parlando di “follia”, quella “follia necessaria, per farci andare avanti”. Si tratta in ogni caso di due idee in cerca di autori, o meglio di partner istituzionali in grado di farle vivere.

Per la prima proposta Cristina Muti si è rivolta alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e al suo Presidente Alfieri, affermando che a lei piacerebbe tantissimo mettere in pratica l’idea dello scenografo Stefano Iannetta che vorrebbe scrivere tutti i versi della Divina Commedia – di notte – sui muri immacolati degli Antichi Chiostri Francescani della Cassa, a due passi dalla tomba. “Forse ci vorranno due o tre settimane – ha detto la Muti – ma sarebbero notti bellissime, di preghiera, di spettacolo e di meditazione in compagnia della scrittura dei versi di Dante. Versi che poi naturalmente si potrebbero cancellare, oppure no.”

A proposito di notti di meditazione, avrà ora di che meditare il Presidente della Fondazione che quei Chiostri ha restaurato giusto pochi anni fa. 

La seconda idea lanciata dalla signora Muti è ancor più temeraria ed è questa volta indirizzata al Comune di Ravenna. “Ci sono tre compositori che stanno scrivendo per il Festival del 2020 tre pezzi dedicati a Dante in chiave contemporanea, un ucraino, un armeno e un italiano” ha iniziato e, detta così, può sembrare l’inizio di una barzelletta, ma non lo è affatto.

“Lo spettacolo inaugurale lo terremo con ogni probabilità a Sant’Apollinare in Classe, sotto i mosaici che evocano il Paradiso, – continua la signora Mazzavillani Muti – ma il mio sogno è di portare lo spettacolo a Firenze con il Treno di Dante e di portare insieme allo spettacolo a Firenze anche le ossa di Dante (brusio in sala, ndr), che naturalmente poi riporteremo a casa. Le lasciamo a Firenze solo per un po’. E accanto al treno organizziamo un pellegrinaggio per tappe attraverso l’Appennino, da Ravenna a Firenze.”

Ecco qua le due idee, con due destinatari precisi. Che ora avranno di che pensare. Perchè se Cristina Mazzavillani Muti ci mette lo zampino, con la sua “follia” visionaria e la sua tenacia, qualcosa può darsi che ne scaturisca. Certo è che se con i versi e con lo spirito di Dante son tutti magnanimi, con le ossa potrebbero invece esserci dei problemi, soprattutto visti i trascorsi e la pervicacia con cui i ravennati hanno resistito nei secoli a ogni tentativo di trafugamento o di esproprio delle venerate spoglie.  

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