Franco Masotti: bilancio di un Ravenna Festival che ha viaggiato per l’alto mare aperto, in prima classe

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La trentesima edizione del Ravenna Festival è ormai all’ultimo appuntamento. Domani sera cala il sipario con Les Étoiles, il gala internazionale di danza con artisti dei più importanti corpi di ballo d’Europa e non solo (Parigi e Mosca, San Pietroburgo e Vienna). Una chiusura in gran spolvero per un festival che ha viaggiato quest’anno… per l’alto mare aperto. E siccome restiamo ancorati alla metafora del viaggio, possiamo aggiungere noi che è stato un gran bel viaggiare, in prima classe. Con il co-direttore artistico del Ravenna Festival Franco Masotti facciamo un primo bilancio a caldo di questa edizione.

“Siamo molto soddisfatti, – dice Masotti – la risposta del pubblico è stata importante, al di là di ogni più rosea aspettativa. Le proposte del festival quest’anno hanno spaziato, come sempre negli ultimi anni, dalla musica classica al teatro, dalla danza a spettacoli che definisco di confine, in cui i generi si mescolano; sono proposte diverse per un pubblico vasto, curioso, esigente, che ci segue con passione, che pare proprio avere gradito e che sembra dirci, continuate così. La linea che seguiamo da anni è tesa a coinvolgere un pubblico ampio, ma sempre con proposte di qualità, senza scorciatoie o ammiccamenti alle tendenze del momento.”

Ed è evidentemente una proposta che paga. È emersa anche un’anima pop del festival, nel senso più alto del termine…

“Sì, quando parlo di spettacoli di confine, parlo anche di rock o pop, ma sempre in chiave classica. Voglio dire – risponde Masotti – Copeland, Mason, Harper o Bregovic piuttosto che l’omaggio a Fabrizio De André sono ormai classici del nostro tempo. Certo non abbiamo paura del pop; nel corso degli anni abbiamo ospitato Renato Zero e Franco Battiato, la stessa Laura Pausini. Così come abbiamo reso il giusto omaggio al maestro Secondo Casadei e al liscio qualche anno fa, nella costernazione di qualcuno, che pensava noi stessimo profanando in questo modo il genere classico e il festival. Ma va bene così, è divertente mettere insieme cose molto diverse, sempre in un quadro di autenticità e con una lettura non banale dei fenomeni e degli artisti, come tentiamo sempre di fare noi.”

In definitiva avete avuto una risposta più alta da parte del pubblico?

“In qualche misura sì, poi diremo meglio una volta che avremo tirato le somme ufficialmente. – dice Masotti – Certo avere proposto diversi concerti a forte impatto, come quelli che citavo prima, ha consentito di avere una grande risposta del pubblico. Ripeto, oltre le più rosee aspettative. Naturalmente non è semplice mettere insieme un cartellone di qualità che incontri il gradimento del pubblico in una fase come questa, in cui trovare finanziatori e finanziamenti è sempre più difficile, per cui si fa di necessità virtù.”

Fra le pecche di quest’anno metterei l’interruzione del bellissimo concerto dell’Orchestra di Francia diretta dal Maestro Krivine a causa di un poderoso acquazzone che ha assordato musicisti e pubblico del Pala De André. Quanto si sente la mancanza di un auditorium a Ravenna?

“Il Pala De André per il Ravenna Festival è stato ed è strategicamente importante. – afferma Franco Masotti – D’altronde in questi anni sono stati fatti interventi che ne hanno molto migliorato l’acustica. Però, indubbiamente, è vero, per la concertistica e la danza a Ravenna mancano spazi di elezione. Per esempio, in questi anni, alcuni spettacoli non siamo riusciti a portarli al festival proprio per la mancanza di spazi idonei. Mi riferisco in particolare ai musical, ma anche agli ultimi balletti messi in scena da Matthew Bourne, che il nostro pubblico ama molto. Certo in tutti questi anni poteva essere fatto un ragionamento in questo senso, per realizzare cioè un auditorium. Non è mai troppo tardi, un pensiero lo si può fare anche oggi, magari per poi decidere che non serve e che non se ne fa nulla nell’economia delle strutture prioritarie necessarie alla città.”

Il nuovo palasport di cui a breve dovrebbe cominciare la costruzione potrà tornare utile?

“Sì. Penso possa ospitare musical e concerti pop o rock. Più difficile immaginare uno spazio così ampio per la musica classica.”

Gli spettacoli del programma di quest’anno sono tutti figli suoi, ma se dovesse pescare qualche chicca di cui è più orgoglioso…?

“Direi lo spettacolo delle cento percussioni, con mille spettatori ad ascoltare il concerto di musica contemporanea Tamburi nella notte diretto da Michele Tadini. – dice il co-direttore artistico del festival – Oppure il concerto di Goran Bregovic con tremila persone entusiaste a cantare in coro Bella ciao; mi riempie di orgoglio pensare alla mia città che canta questa canzone in questo modo, vuol dire che certi valori sono ancora vivi. È stato un momento bellissimo, anche se può suonare retorico. Magari a qualcuno questa cosa non sarà piaciuta, ma fa lo stesso.”

Bella ciao di Bregovic, lo spettacolo di Vanoli-Guanciale-Morandi, le stesse parole del Maestro Muti alla fine del suo concerto: il Ravenna Festival è diventato un festival… politico?

“Chi dice che arte e politica sono due cose distinte, evidentemente non conosce né l’una né l’altra. – risponde Masotti – Siamo partiti dal mare e fin dalla copertina del nostro programma abbiamo affrontato il tema dei mari e dei porti aperti e chiusi: c’è un’immagine del Mediterraneo, evidentemente, con un cancello chiuso. Abbiamo fatto poi un gemellaggio con la Grecia dove nascono la nostra cultura e la nostra democrazia, ma è anche quella Grecia martoriata in anni recenti da una certa politica. Sono discorsi di apertura… per l’alto mare aperto. Perchè la cultura ha bisogno di apertura. Sono discorsi che trenta anni fa potevano sembrare perfino banali, ma oggi suonano quasi rivoluzionari. È una dimensione politica in senso alto, non di polemica di fazione, ma perché concerne la vita della polis. Così come è politica, nel senso della polis, la chiamata pubblica e la partecipazione dei cittadini al Purgatorio, al di là della retorica. Lo stesso discorso di Muti, volto a tenere alto il valore della musica, della cultura e dell’arte, diventa un discorso politico solo nel momento in cui i governanti si disinteressano o sono lontani da questi temi e da queste sensibilità.”

 

 

 

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Commenti

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  1. Scritto da cromwell

    Si potrebbe chiedere un commento su Ravenna Festival anche a Paolo Isotta?

  2. Scritto da c.c.

    condivido in pieno quanto detto dal Dottor Masotti. Bella analisi e commento. Programma di Ravenna Festival 2019: BELLISSIMO. Un bravi e un grazie a coloro che l’hanno elaborato! Inoltre, come sempre fa il Maestro Muti, anche questa volta ha dimostrato di essere oltre ad un grande Direttore, una bella persona. Portatrice di buoni principi, dettati da grande buonsenso ed intelligenza. Con la sua tirata d’orecchi a quei politici che non capiscono, e/o non vogliono capire, il valore e l’importanza dell’arte e della cultura. Dotato, il Maestro, anche di simpatica ironia.

  3. Scritto da rock bottom

    A parte il “piuttosto che…”. Chissà perché la suddetta vocazione politica non mette mai in discussione il potere dominante e gli ingranaggi locali, chissà perché… Non è esercizio della politica, ma una sua rappresentazione, un surrogato, o, nella migliore delle ipotesi, un bel compitino che ha il solo scopo di perpetuare l’esistente.