Un’opera dell’artista Felice Nittolo alla Festa dell’Ospitalità di Bertinoro

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Felice Nittolo firma l’opera d’arte della 93^ Festa dell’Ospitalità di Bertinoro. “Bacco” sarà esposta nell’ambito della mostra “Attraversare”, dal 29 agosto al 1 settembre presso la residenza municipale del Comune forlivese. Appuntamento con l’artista , le autorità e il critico d’arte Luca Maggio nella mattinata di domenica, alle 10, in piazza Garibaldi a Bertinoro (FC), per l’inaugurazione.

La descrizione che Luca Maggio, esperto, insegnante e critico d’arte, fa dell’opera di Felice Nittolo

“Enivrez-vous sans cesse!/ De vin, de poésie, de vertu, à votre guise” C. Baudelaire, Spleen de Paris, 1869

L’invito del poeta a inebriarsi senza fine “di vino, poesia, virtù, a piacere vostro” credo sia la formula esatta per mantenere accesa la fiamma di ogni artista: ubriacarsi di vita, farsi da questo mistero sorprendere, innamorare, soffrendo anche, tornando poi con umiltà – da humus, terra – alle radici proprie, ovvero a esplorare e sperimentare partendo dall’amore per i materiali che in sé recano storie, combinazioni possibili, ibridazioni.

Come pochi altri creativi, Felice Nittolo ha fatto di questo stupore eclettico la sua cifra, rompendo i confini di ogni linguaggio da lui toccato, musivo, pittorico, scultoreo, ceramico, tutti accomunati dallo stesso fuoco. Quello che plasma la materia in una metamorfosi continua di significati ri-trovati e che da sempre lo affascina accompagnandolo.

Si prenda la serie Bacco del 2004 da cui viene la grafica appena compiuta per l’edizione 2019 della Festa dell’Ospitalità di Bertinoro: erano bottiglie e sono diventate carta su cui l’artista ha posto il suo segno distintivo. Lo stesso che quindici anni fa, memore della precedente esperienza americana con le bottiglie di Coca-Cola negli anni ‘90, ha tracciato sui vetri verde scuro – quasi eco degli smalti bizantini – delle bottiglie di vino piegate dal fuoco di una seconda e imprevista infornata.

Questa modificazione che ha tradotto un oggetto di uso quotidiano su un piano di senso differente e rinnovato, non si limita a citare il ready-made di Duchamp, ma attraverso la scritta Bacco graffiata – per cancellarla o evidenziarla? – e la foglia d’oro applicata a mano con la tipica virgola zen o mezza luna o stelo sorgivo nittoliano, filo sottile della trama del mondo qui lasciato dall’uomo, personalizza e personifica queste ex bottiglie tutte uguali, ora neo-tessere di un discorso non solo musivo, essendo a questo punto tutti soggetti differenti grazie sia alle curvature casuali dovute al calore del fuoco, sia al successivo intervento della mano sapiente dell’artista stesso.

Il cambiamento subito da questi contenitori diviene simbolo della ricchezza di una territorialità e della cultura del contenuto, del vino stesso che muta e innova il territorio partendo da un sapere antico e contadino che ha sapore di rispetto per la terra, madre grande e umile, e il circostante.

Una volta un amico croato mi scrisse che “il vino è la luce del sole intrappolata nell’acqua”, un bellissimo detto locale che ha chiamato alla mia mente il nostro Dante: “Guarda il calor del sol che si fa vino,/ giunto all’omor che de la vite cola” (Purgatorio XXV, 77-78), quando il poeta Stazio paragona lo spirito che Dio soffia nel feto umano al vino, succo che viene dall’incontro fra un prodotto della terra e la luce di una stella, il Sole.

Il vino come anima terrestre-celeste, la stessa che riposa in queste bottiglie condotta da Felice Nittolo, l’artefice.

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Benedica Dio

le tele dei ragni invisibili

traversate dalla luce

fra fili e foglie

rosseverdi, marroni

– gonfie di linfa

o mezze accartocciate

come caravaggio di collina –

nei filari di vite

vele al vento

si gonfiano

si danzano

riposano

stillando gocce

di rugiada

liquidi pipistrelli

al primo mattino

profumo dell’essere

nella terra

zolla per zolla

e là, appeso

sull’esilità di un filo

anche io

minuto

pronto a evaporare

L. M., 20.VIII.2019

L’artista

Felice Nittolo è nato nel 1950 a Capriglia Irpina, in provincia di Avellino, e dopo gli studi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 1968 si trasferisce a Ravenna, come lui stesso dichiara, “per amore del mosaico”. Nel panorama internazionale dell’arte musiva contemporanea esprime con due manifesti un’interessante posizione militante: “A-ritmismo” (Università di Louvain-La-Neuve, Belgio, 1984) e “Nuova tradizione” (Accademia di San Pietroburgo, Russia, 1992), entrambi presentati con l’AIMC, Associazione Internazionale Mosaicisti Contemporanei.

Insieme al linguaggio musivo, ha sviluppato ricerche legate alla profonda unità delle arti, attraverso pittura, fotografia, scultura, performance, musica, teatro.

La sua attività espositiva è ricchissima, sia in Italia che all’estero. Tra le ultime personali: Porziuncola, Chapelle Saint Eman, Chartres (FR), 2013; Installazione, Basilica di San Giovanni Evangelista, Ravenna, 2015; Ritorno, a cura di P. Sacchini e G. Picone , sette mostre in diversi luoghi antichi del territorio irpino, 2016-17; Felice Nittolo. Geografie a ritroso, Museo Nazionale, Ravenna, 2017-18; Luce sull’altare, installazione, Basilica di San Petronio, Bologna, 2018; La pietra e l’oro, installazione, Cappella dello Spirito Santo, Monastero di Camaldoli (Arezzo), 2018; Svelata, installazione sull’acqua, cripta della Basilica di San Francesco, Ravenna, 2019. Ha inoltre partecipato a Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi, a cura di A. Panzetta e D. Torcellini, Museo d’arte della città di Ravenna, 2017-18. Numerosi cataloghi monografici ne documentano il lavoro. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero, dal MAR di Ravenna all’Art Museum di Tacoma a Seattle (USA), dal Museo Nazionale di Ravenna al Museo d’Arte di Kawagoe (Giappone).

Vive e lavora a Ravenna. www.felicenittolo.it

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