Al teatro Rasi di Ravenna “Cesare fui e son Iustiniano”

Lunedì 11 novembre 2019, alle 18, al teatro Rasi di Ravenna si terrà lo spettacolo “Cesare fui e son Iustiniano” L’imperatore Giustiniano e l’arcivescovo Massimiano”,
con Luigi Dadina (attore del Teatro delle Albe), Giovanni Gardini (Museo Diocesano di Faenza-Modigliana), Alessandro Luparini (storico e direttore della Fondazione Casa Oriani), e con la partecipazione straordinaria di Maria Cristina Carile (Dipartimento di Beni Culturali, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna), Sara Vasini (artista), Alessandra Carini (direttrice di Magazzeno Art Gallery), Marco Miccoli (direttore del festival di street art Subsidenze)

La serie di spettacoli Storie di Ravenna, quest’anno alla seconda edizione, nasce dalla volontà di raccontare la storia della città attraverso la voce di studiosi ed esperti, ma utilizzando i tempi e i linguaggi del teatro. Definito come un “carotaggio” nella storia della città, si tratta di una serie di incontri composti in forma di mappe narranti, a cura di un attore (Luigi Dadina), uno studioso d’arte (Giovanni Gardini) e uno storico (Alessandro Luparini).

Sei attraversamenti per scandagliare il passato e interrogare il presente, cercando tracce di racconto nelle archeologie e nelle icone, nelle narrazioni orali e nelle carte. Un vero e proprio racconto a più voci, corredato di immagini e letture, che vuole arrivare a un pubblico vasto ed essere anche un momento di incontro e condivisione. L’appuntamento sarà seguito da un momento conviviale enogastronomico curato da un professionista ravennate, grazie alla collaborazione con ChefToChef/RavennaFood.

Inoltre, in sinergia con Fondazione RavennAntica e MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, esibendo il biglietto legato a uno degli appuntamenti di Storie di Ravenna, si avrà diritto all’ingresso ridotto al nuovo Museo Classis Ravenna e al MAR. In questo secondo appuntamento di Storie di Ravenna si racconterà di Massimiano, ventottesimo vescovo di Ravenna, primo vescovo d’Occidente a portare il titolo di arcivescovo in quanto titolare di una diocesi metropolitana, e dell’imperatore Giustiniano che lo volle in città.

“Entriamo nel VI secolo, un periodo preziosissimo per la storia di Ravenna – spiega Giovanni Gardini – e lo facciamo con alcune figure fondamentali, quali l’imperatore Giustiniano, l’arcivescovo Massimiano e naturalmente l’imperatrice Teodora”.

Nel 545 l’imperatore bizantino Giustiniano decise di elevare la sede di Ravenna da vescovile ad arcivescovile. Come primo arcivescovo scelse Massimiano, in quanto uomo che godeva della sua fiducia. La sua nomina seguì di pochi anni la presa della città da parte dei bizantini (540); durante il suo ministero Ravenna fu ripristinata come capitale della Prefettura del pretorio d’Italia (554). Fu ordinato il 14 ottobre 546 a Patrasso, in Grecia, da Papa Vigilio in transito verso Costantinopoli. Percepito dai ravennati come un rappresentante del potere imperiale in città, Massimiano dovette farsi accettare dai suoi nuovi fedeli dopo due mesi di residenza nell’episcopio ariano. Per conquistare la loro fiducia fece eseguire molti lavori pubblici, sia civili sia religiosi. Durante le forzate assenze da Roma di papa Vigilio, Massimiano fu di fatto primate d’Italia.

Il suo episcopato rappresentò l’età d’oro della Chiesa di Ravenna: infatti furono completate e consacrate le basiliche di San Michele e San Vitale, molte altre furono abbellite, e sempre a lui si devono interamente San Giovanni, Santo Stefano e varie chiese nella natia Pola, decorate con splendidi mosaici.