Ragione e sentimento e tanto amore per il teatro nelle lezioni di Servillo/Jouvet in “Elvira” al Rasi di Ravenna

Ci sarebbe molto da dire di questo spettacolo Elvira portato in scena al Teatro Rasi di Ravenna da Toni Servillo ma, alla fine, c’è una sola cosa che va detta subito ed è definitiva, benché forse scontata: Toni Servillo è superbo, sontuoso, superlativo e da solo vale il biglietto. Attraverso la sua magistrale interpretazione passa, fluisce come un fiume di emozioni, tutto l’amore, il mistero, la magia, la forza del teatro e per il teatro. Emozioni che passano dalla scena al pubblico nell’atto del creare, del fare-farsi teatro, nel corpo a corpo fra attori e degli attori con le persone in platea, che gli uni e gli altri quasi si toccano a ridosso della scena. Insomma, una grande prova d’attore, e non c’erano dubbi su questo punto nemmeno alla vigilia: tutto il pubblico era lì per questo e si aspettava quella prova da un attore di culto come Servillo. E non è stato deluso, anzi.

La vicenda è nota. Toni Servillo qui è nel ruolo del grande attore, regista e teorico del teatro francese Louis Jouvet e porta in scena alcune delle lezioni che Jouvet tenne nel 1940: sette per l’esattezza, fra il febbraio e il settembre di quell’anno, prima e dopo la caduta di Parigi e della Francia nelle mani di Hitler, la cui voce arriva sinistra diffusa da un apparecchio radio. Lezioni tenute al Conservatoire National d’Art Dramatique di Parigi, tutte puntigliosamente e ossessivamente focalizzate sulla scena di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière. Elvira è trasfigurata e in una sorta di rapimento estatico – come una santa in tranche – cerca di salvare l’uomo che ha amato, dopo che quell’amore umano è terminato.

La rappresentazione, diretta dallo stesso Servillo, conduce lo spettatore alla ricerca del sentimento alla base dell’interpretazione (la tecnica non è nulla se non c’è il sentimento che parte da dentro di te e arriva allo spettatore). Bisogna sentire per far sentire, emozionarsi per far emozionare, ripete Servillo/Jouvet fino allo sfinimento alla sua giovane allieva Claudia (molto brava Petra Valentini nel ruolo, appunto, di Claudia/Elvira, mentre fanno da contorno Francesco Marino/Octave/Don Giovanni e Davide Cirri/Leòn/Sganarello). Nel succedersi sempre uguale e sempre diverso della stessa scena, nel dipanarsi dei tentativi e degli spezzoni di recitazione, nella dialettica psicologica che invariabilmente si crea fra attore-regista e attore-attore (Servillo/Jouvet e Valentini/Claudia) – con Servillo ora brusco, subito dopo dolce, prima deluso poi moderatamente soddisfatto, talvolta stupefatto sempre esigente, un Servillo maestro di teatro che scopre nel mentre fa, sente a sua volta per far sentire – attraverso tutto questo ci viene svelato il mistero che c’è dietro il teatro, l’epifania della recitazione, insomma ecco l’avventura dell’atto creativo nel suo farsi. La lezione-rappresentazione è come un rito iniziatico, un’iniziazione per lo spettatore. Sentire, sentire, sentire è la parola magica che introduce al mondo teatrale di Jouvet. Sentire è ciò che alla fine arriva al pubblico. Il testo “prima bisogna sentirlo e recitarlo interiormente. E poi dirlo, perché non se ne può fare a meno. Soltanto allora il sentimento diviene sincero e non si può più tacere”, dice Jouvet.

Servillo/Jouvet ricordano agli spettatori – a quelli più distratti ma anche a quelli più appassionati – che il teatro è molto di più di uno spettacolo o di una semplice rappresentazione, è una sacra rappresentazione. La messa in scena è solo l’ultimo passo di un lavoro lungo, complesso, puntiglioso, rituale di messa a punto dei personaggi e delle situazioni, che ha luogo per giorni e settimane, di cui chi non ha mai attraversato veramente il teatro non è in grado di percepire e nemmeno di supporre tutta la profondità, l’intensità e la complessità.

«Elvira porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso, quasi a spiare tra platea e proscenio – ha spiegato lo stesso Toni Servillo – con un maestro e un’allieva davanti a un sipario tagliafuoco che non si alzerà mai, un particolare momento di una vera e propria fenomenologia della creazione del personaggio. Un’altra occasione felice, offerta dalle prove quotidiane del monologo di Donna Elvira nel quarto atto del Don Giovanni di Molière, consiste nell’opportunità di assistere a una relazione maieutica che si trasforma in scambio dialettico, perché il personaggio è per entrambi un territorio sconosciuto nel quale si avventurano spinti dalla necessità ossessiva della scoperta. Louis Jouvet formula a proposito dell’attore la famosa distinzione comédien/acteur e dice precisamente: “il comédien è per così dire il mandatario del personaggio, mentre l’acteur delega se stesso personalmente. Il comédien esiste grazie allo sforzo, alla disciplina interiore, a una regola di vita dei suoi pensieri, del suo corpo. Il suo lavoro si basa su una modestia particolare, un annullarsi di cui l’acteur non ha bisogno”. Trovo il complesso delle riflessioni di Jouvet particolarmente valido oggi per significare soprattutto ai giovani la nobiltà del mestiere di recitare, che rischia di essere svilito in questi tempi confusi».

A chi vuole rendere ancora più ravvicinato questo corpo a corpo con Toni Servillo, ricordiamo che domenica 1 dicembre alle 17.30 al Teatro Rasi Toni Servillo e la compagnia incontrano il pubblico in dialogo con Marco Martinelli, regista e drammaturgo del Teatro delle Albe sui temi della pedagogia teatrale. Modera Massimo Marino, saggista e critico teatrale. A latere dello spettacolo Elvira, al Cinema Mariani ci saranno quattro repliche della proiezione del film documentario Il teatro al lavoro di Massimiliano Pacifico, su e con Toni Servillo (proiezioni da sabato 30 novembre a martedì 3 dicembre e che sempre domenica 1 dicembre Servillo incontrerà il pubblico del Mariani tra le due proiezioni in programma). Le proiezioni sono realizzate in collaborazione con Cinemaincentro Pellicole d’autore al Cinema Mariani.

Elvira è in replica al Teatro Rasi di Ravenna fino a lunedì 2 dicembre. Domenica 1 dicembre lo spettacolo è pomeridiano alle ore 15.30.

BIGLIETTI PER ELVIRA –  Settore unico intero 30 €, ridotto* 26 €, under30 18 €, under20 9 € / *Cral e gruppi organizzati, docenti, oltre i 65 anni, iscritti all’Università per gli Adulti Bosi Maramotti, Soci Coop Alleanza 3.0, EspClub Card, Soci BCC, tessera Touring Club Italiano / Gli abbonati ai campionati e i tesserati di G.S. Porto Robur Costa, Olimpia Teodora, OraSì Basket Ravenna, Ravenna Football Club hanno diritto alla tariffa ridotta per tutta la stagione Grazie al contributo di Fondazione Flaminia sono a disposizione biglietti gratuiti per gli studenti universitari iscritti al Polo di Ravenna. I biglietti saranno in distribuzione martedì 26 novembre dalle 12.30 alle 14.30 e (secondo disponibilità) anche giovedì 28 dalle 16 alle 18 presso il Punto Ristoro a Palazzo dei Congressi. Biglietterie: Teatro Alighieri via Mariani 2 Ravenna tel. 0544 249244 / Teatro Rasi via di Roma 39 Ravenna tel. 0544 30227.

INFORMAZIONI – www.ravennateatro.com