“Dolce color d’oriental zaffiro”: pensa a Dante e guarda a Oriente la XXXI edizione del Ravenna Festival

Più informazioni su

In un Palazzo dei Congressi di Ravenna gremito di pubblico si è svolta stamane 14 dicembre la presentazione del programma di Ravenna Festival 2020. “Dolce color d’oriental zaffiro” (Purgatorio I, v. 13) è il titolo della XXXI edizione che si svolgerà dal 3 giugno al 17 luglio; dal 6 al 15 novembre il Festival ritorna con la Trilogia d’Autunno: con lo spettacolo di Sergei Polunin, e due opere: Don Giovanni di Mozart, Faust di Gounod.

Sono intervenuti: Michele de Pascale Sindaco di Ravenna, Cristina Mazzavillani Muti Presidente di Ravenna Festival, Antonio De Rosa Sovrintendente di Ravenna Manifestazioni, Angelo Nicastro e Franco Masotti Direttori Artistici e lo scrittore Paolo Rumiz.

Che l’Oriente di Dante avesse molti tratti della Ravenna Bizantina non è solo una potente suggestione; lo sostengono illustri studiosi che ne rilevano tracce in numerosi versi danteschi. Quell’Oriente con cui l’Occidente medievale intesseva rapporti intensissimi, fatti di scambi commerciali, circolazione di idee, trattati, testi scientifici e traduzioni dall’arabo al latino dei classici greci, racconti di viandanti, monaci e pellegrini; quell’Oriente che guerre di conquista e crociate contribuivano paradossalmente a rendere più vicino, trasformando il terreno di scontro in occasione di conoscenza, confronto e ibridazione; quell’Oriente aveva nell’espressione artistica, nelle basiliche e nei mosaici, una via di conoscenza preferenziale. È verosimile, ed è comunque bello pensare, che il cielo dal colore azzurro zaffiro che Dante immagina fosse quello intenso e a lui dolce della volta stellata di Galla Placidia, che l’aria pura e fresca che ridava diletto agli occhi e al petto fosse quella che respirava sui nostri lidi con lo sguardo a oriente (uno sguardo similmente orientato, oltre sei secoli dopo, è evocato da Eugenio Montale, allorché, riferendosi a Ravenna, scriveva in Dora Markus: “E qui dove un’antica vita/si screzia in una dolce/ansietà d’Oriente”).

A questo tema-immagine così luminoso, scelto all’approssimarsi delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante, si accosta una visione assai più fosca e inquietante. È un Oriente non più di favola – quello di un popolo massacrato e costretto alla diaspora – che sarà ricordato nel concerto diretto da Riccardo Muti: Le vie dell’Amicizia – che già nel 2004 aveva raggiunto il Teatro Romano di Bosra, tra Damasco e Aleppo – sarà quest’anno “Per la Siria” e dedicato a Hevrin Khalaf. La trentacinquenne segretaria generale del Partito del Futuro siriano, attivista per i diritti delle donne e in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo e per un dialogo pacifico fra curdi, cristiani e arabi, è stata barbaramente uccisa lo scorso ottobre in un agguato sulla strada tra Ras al-Ayn e Qamishli, nel nord-est della Siria.

Generico dicembre 2019

Fura dels Baus

 

In quest’epoca di quotidiano rendiconto dei danni provocati dall’incuria umana al più prezioso dei patrimoni e dei beni comuni – l’ambiente – siamo inoltre dolorosamente consapevoli che il travolgente incanto espresso e assaporato da Dante nella sua purezza, quel paradiso terrestre, può essere irrimediabilmente e definitivamente perduto. Cupidigia e malvagità che rendono irrespirabile “l’aura morta” dell’inferno dantesco possono avvelenare per sempre l’aria, i mari e i fiumi della nostra Madre Terra? Possono incenerire le maestose e altrettanto sacre cattedrali naturali che sono le foreste pluviali?

Quella del Festival è quindi anche una riflessione sulla triplice natura dell’uomo – divina, umana e diabolica – che, sempre in riferimento allo sterminato universo dantesco, sarà il nucleo tematico della Trilogia d’Autunno. La Trilogia sarà nel 2020 diversa, si aprirà con una serata affidata a una stella della danza fuori dagli schemi quale Sergei Polunin (la natura divina), per poi proseguire con il Don Giovanni di Mozart (l’umano) e il Faust di Gounod (il diabolico).

Se la XXXI edizione si inaugura con un capolavoro del Novecento quale Koyaanisqatsi di Philip Glass, la conclusione del calendario estivo è affidata da una parte alla Fura dels Baus, con la spettacolare produzione di Carmina Burana in esclusiva italiana, e dall’altra al gala di danza in omaggio ad Alicia Alonso. Nel firmamento della danza brillano la prima assoluta del nuovo balletto di Johan Inger, il Balletto delle Fiandre e la Hofesh Shechter Company, mentre saliranno sul podio – oltre a Riccardo Muti – anche Ivan Fischer e Valery Gergiev. Eclettismo è la parola d’ordine per gli appuntamenti con Vinicio Capossela, Stefano Bollani e Neri Marcorè – nonché per i 100 Cellos capitanati da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi. Se Sant’Apollinare Nuovo ospita i Theatre of Voices di Paul Hillier, a San Vitale si rinnova la rassegna quotidiana dei Vespri delle 19; scorre parallelo il calendario di Giovani artisti per Dante, tutti i giorni alle 11 della mattina nei Chiostri Francescani accanto alla Tomba del Poeta.

Nota artistica per Ravenna Festival 2020

Il Programma 2020

100 Cellos
Stefano Bollani

 

Più informazioni su