Domenica 28 giugno torna la grande musica a Ravenna Festival con Valery Gergiev e Beatrice Rana, su programma beethoveniano

Lui è uno dei direttori d’orchestra più affezionati a Ravenna Festival, esemplare ambasciatore della grande tradizione russa e dell’impeto interpretativo che la contraddistingue; lei quando siede al pianoforte è sinonimo di perfetto controllo e profonda poesia; loro sono già diventati protagonisti di quel ritorno alla musica dal vivo che per il Festival passa anche, e soprattutto, dalla nuova generazione. E poi c’è lui, il titano Beethoven, che compie 250 anni. Domani domenica 28 giugno, alle 21.30 alla Rocca, Valery Gergiev è sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini per il Terzo Concerto di Beethoven, con Beatrice Rana al pianoforte, e per la Pastorale. Questa dedica all’universo sinfonico del compositore di Bonn è anche il primo incontro in palcoscenico fra Gergiev, che ha voluto subito confermare la propria partecipazione a questa reinventata XXXI edizione, e Rana, che ha scelto proprio la manifestazione ravennate, di cui sarà ospite per la prima volta, per il ritorno sulle scene dopo il lungo silenzio di questi mesi. Il concerto – reso possibile dal determinante contributo del Gruppo Sapir – è anche l’occasione per annunciare che Gergiev tornerà sul podio lunedì 27 luglio, al Pavaglione di Lugo, con la sua Orchestra del Mariinsky (prevendite attive dalle 10 di sabato 27 giugno).

“Complice la pandemia, non ha ancora avuto i festeggiamenti meritati,” commenta la pianista salentina, felice del concerto che le permette di rendere omaggio a Beethoven. E le offre la prima opportunità di collaborare con Gergiev, benché sia già abituata a muoversi tra i palcoscenici di mezzo mondo disegnando una scia di entusiastiche recensioni (al Festival Beatrice Rana tornerà anche per Duets and Solos il 18 luglio, un inedito incontro fra danza e musica). Dal canto proprio il direttore pietroburghese, amico della manifestazione sin dagli inizi, non ha mai abbandonato la speranza di tener fede al proprio impegno e prendere parte all’edizione 2020. È ora ufficiale che la sua Orchestra del Teatro Mariinsky, per la quale non era stato possibile prevedere fino a questo momento l’arrivo in Italia, si riunirà al proprio direttore a fine luglio, così arricchendo il cartellone sinfonico di un nuovo appuntamento, organizzato in collaborazione con Ravello Festival. Per il concerto di domenica torna invece in scena la Cherubini, dopo la straordinaria prova del concerto inaugurale diretto da Muti, per il secondo dei cinque appuntamenti in cui è impegnata al Festival.

Il dittico beethoveniano si apre sul Terzo Concerto per pianoforte e orchestra, sul cui manoscritto Beethoven scrive “Concerto 1800”, l’anno in cui, trentenne già affetto dai primi problemi di sordità, decide di marcare una sorta di giubileo personale sul crinale dei due secoli. Con una personalità come la sua, capace di rivoluzionare non solo la musica ma pure il mestiere dell’artista, una celebrazione privata diventa però anche uno spartiacque tra due epoche. E così questo Concerto, che debutterà solo nel 1803 a Vienna, spalanca davvero le porte all’Ottocento: lo annuncia l’entrata assertiva e marziale del solista, che espone su ottave doppie il tema ascoltato in prima istanza dall’orchestra. Il dispendio muscolare richiesto non è teatralità, ma un’evidenza sonora potentissima, che trova nel Largo in mi maggiore il suo contrappeso etereo, forse tra le pagine più alte di tutta la produzione beethoveniana.

Nel 1808 nel presentare la Sinfonia n. 6 in fa maggiore, op. 68, Beethoven nota: “Sinfonia pastorella, più espressione del sentimento che pittura”; raccomandazione bizzarra, ma non insensata, visto che “pastorale” a inizio Ottocento è un concetto stilistico ormai antiquato, se non volgare. E invece Beethoven vi dedica tutte le proprie energie per dimostrare che non è così: anche la logica astratta del sonatismo può servire a dar voce al sentimento della Natura. Quel sentimento che forse per il compositore – ormai profondamente gravato dalla sordità, ma anche dalle disillusioni e dal segreto corruccio per il forzato adattamento alle convenzioni della società viennese – è anche un irresistibile impulso a cercare nel contatto con la Natura una forma di liberazione. Scrive nei suoi quaderni, sette anni più tardi: “Qui, in campagna, non sono tormentato dalla mia atroce infermità. Mi sembra che nei campi ciascun albero mi faccia intendere la sua voce… Chi potrebbe esprimere tutto questo?”. La risposta è, ovviamente, Beethoven.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: primo settore 40 Euro, secondo settore 20 Euro, under 18 5 Euro
L’appuntamento è in diretta streaming su www.ravennafestival.live