Ravenna e il Covid-19 nelle fotografie in bianco e nero di Luigi Tazzari foto

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Il fotografo ravennate Luigi Tazzari ha dato alle stampe l’ultimo suo lavoro che racconta la pandemia da Coronavirus a Ravenna. Il titolo è emblematico – Ravenna Covid-19 – e il volume (edito da LGN) ripercorre l’impatto dell’emergenza sanitaria nella nostra realtà, con un centinaio di fotografie rigorosamente black and white, da cui emerge l’effetto straniamento delle immagini e la loro forza documentale. La città deserta durante il primo lockdown, quasi un ritorno al passato, alla Ravenna del grand tour. La città che si rianima durante l’estate. E poi le prime celebrazioni del settimo centenario di Dante, e il ritorno a scuola dei ragazzi. Per finire con le corsie d’Ospedale, per rendere omaggio agli eroi del nostro tempo. Oltre al volume, Ravenna Covid-19 è anche un progetto espositivo.

Luigi Tazzari scrive, ringraziando chi gli ha consentito di realizzare il suo lavoro: “Il ringraziamento più grande va ai medici, agli infermieri, che hanno condiviso ed impreziosito questo lavoro a tutti coloro con cui ho scambiato gesti nascosti da visiere ed occhiali di protezione, alcune parole soffocate dalla mascherina…a loro il ringraziamento più grande. Sono loro i veri protagonisti di questa storia. La parte più difficile. Vorrei concludere con un pensiero ai pazienti fotografati presso il reparto di Terapia Intensiva, alcuni dei quali purtroppo non han potuto tornare a casa tra gli affetti dei propri cari, i dubbi sono stati davvero tanti ma credo che quando si decide di essere presenti in queste particolari situazioni, a volte anche estreme, occorra andare fino in fondo, ovviamente con tutto il rispetto per la persona.”

Michele de Pascale dedica al libro una breve riflessione: “Questo progetto espositivo, che saluto con piacere, dà lettura attraverso l’arte della fotografia di quei momenti di vuoto e silenzio che hanno caratterizzato la nostra città nei mesi critici che ci hanno costretti a rimanere a casa, distanti l’uno dall’altro, modificando le nostre abitudini di vita quotidiana e di socialità. Queste foto raccolte ed esposte nella mostra “Ravenna Covid-19” di importante valore documentale, e nel contempo così lontane dal nostro consueto immaginario, vogliono essere un ricordo indelebile affinché rimanga storia, memoria e immagine dell’isolamento, delle mancanze, dello spaesamento, ma anche della speranza, della solidarietà, della forza e del coraggio, tutti valori che hanno sempre tenuta unita la comunità ravennate.”

Il progetto è stato possibile grazie a Mirella Rossi Presidente Auser Ravenna e Paolo Tarlazzi Direttore Sanitario dell’Ospedale di Ravenna. Il volume contiene anche un testo del poeta Nevio Spadoni, che riportiamo.

Foto Tazzari

LA CITTÀ DEL SILENZIO di Nevio Spadoni

Sfogliando il volume fotografico di Luigi Tazzari sulla Ravenna deserta soprattutto nel periodo del Covid 19, mi è balzato immediatamente alla memoria quello che lo scrittore Hermann Hesse ebbe a scrivere dopo un sua visita nell’aprile del 1901. Anche se malaticcio, fu folgorato dalla bellezza del luogo e così lo descrisse: “una città piccola e morta / con molte chiese e rovine, / nei libri se ne parla. / Tu l’attraversi e osservi, / le vie, tristi e umide, / son mute da un millennio, / e ovunque cresce muschio ed erba./ Son come vecchie canzoni: / si presta orecchio e nessuno ride, / e ognuno poi riascolta e medita / sinché si si è fatta notte”.

Ed ora, anche questa terra muta e inerme, che strizza l’occhio al mare è stata inondata da una notte terribile, forse meno impetuosa rispetto ad altri luoghi, ma tale da poter definire anche questa città bizantina “una terra desolata” perché segnata anch’essa dalla paura e dalla morte. Con occhi attenti e tocchi di vera magia Tazzari ci ha ritratto i luoghi di Ravenna in questo particolare frangente: vie e piazze deserte, basiliche chiuse e orazioni strozzate; solo qualche raro passante ben munito di maschera, quasi a marcare il senso di smarrimento e la perdita totale di identità, l’affanno di medici, infermieri e operatori sanitari nell’ospedale, in una corsa contro il tempo. Una macchina fotografica ha attraversato gli angoli meno conosciuti del territorio giocando sul contrasto di bianco e nero a significare la paura ma anche la speranza che “la divina foresta spessa e viva possa temperare veramente agli occhi il nuovo giorno”.

Molte immagini parlano di chiusure, di silenzi, d’incomunicabilità e di realtà statiche (manichini nelle vetrine chiuse, manifesti con avvisi perentori che invitano al distanziamento, panchine vuote, stazione ferroviaria deserta, fabbriche sbarrate); solo qualche volatile ignaro spadroneggia in uno spazio vitale recuperato e qualche passante trascina il suo cane. C’è un vecchietto solo su una panchina: gli amici non ci sono per la conversazione quotidiana, e forse qualcuno lo ha lasciato definitivamente, abbandonato da tutti, perfino dai familiari. Quanta poesia in queste foto che portano alla coscienza vibranti emozioni ma anche un senso di vuoto e di spaesamento. Perché tanta desolazione? Queste immagini non sanno darci una risposta; paiono solo ammonirci che gli abbracci per ora sono negati ed è sospeso il tempo delle esplosioni di popolo nelle nostre piazze per le giornate solari di festa. Per quanto tempo ancora non è dato sapere, ma la città ora deserta, descritta dal nostro artista fotografo, ci auspichiamo ritorni ad incantarci con l’oro dei suoi mosaici come ebbe ad emozionare Klimt, o altri visitatori come Oscar Wilde, lord Byron o Blok. Alcune foto nella seconda parte del volume legate alle celebrazioni dantesche, all’inaugurazione della facoltà di medicina e a cerimonie sponsali, stanno a significare appunto che a Ravenna la vita continua nella speranza di una totale rinascita.

Foto Tazzari

Luigi Tazzari. È nato a Ravenna nel 1957, dove vive con la moglie Gloria ed il figlio Nicola. All’età di 13 anni inizia a fotografare con una macchina di fabbricazione sovietica regalatagli dal fratello Paolo, passione che poi diventerà la sua professione. Decisione questa, presa durante gli anni dell’Università (Facoltà di Medicina Veterinaria). Attualmente collabora con prestigiose riviste italiane. Da alcuni anni dedica la propria attività alla produzione e realizzazione di progetti finalizzati a mostre e libri fotografici:

  • I primi 5 minuti della mia vita (2004)
  • Un’estate al mare (2005)
  • Lat. 44*29’ Nord Long.12°17’ Est (2006)
  • Visual Echoes (2007)
  • Four Seasons (2009)
  • Villa Acquadella (2011)
  • Mare d’Inverno (2012)
  • Navi e Marinai (2013)
  • “2013” (2014)
  • Offshore (2015)
  • Valli di Comacchio (2017)
  • Sposalizio del Mare (2018)
  • Addio Colonia (2018)

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