Racconti “weird” per il primo libro dello scrittore ravennate Antonio Pilato

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“Le menti più normali penseranno sicuramente che la mia codardia sia in grado di superare i misteri delle oscure volte celesti che occupano latenti l’infinito cosmo, ma è quando si acquisisce il temporaneo coraggio di sbirciare al di là dell’universo che tutto diviene inevitabilmente follia”.

E’ questo l’incipit, tanto inquietante quanto allegorico, che ritroviamo nella raccolta di racconti “Incubi grotteschi di esiliati sognatori” scritta dal trentunenne Antonio Pilato, psicopedagogista e scrittore ravennate che ha pubblicato il suo primo libro alla fine dello scorso anno con Mario Vallone Editore.

Ispirato dalla narrativa di autori suggestivi come Poe, Lovecraft e Ligotti, Antonio mette per iscritto le verità più sconcertanti, romanzate in allegoriche vicende a volte anonime, altre volte aberranti, dove sconosciuti reietti di società inique compiono velatamente sperimentazioni grottesche, e in fatti bizzarri, dove accaniti studiosi di teorie impazzite si prodigano in elucubrazioni esistenziali.

libro pilato

Il tutto è permeato da atmosfere noir accostate a elementi del mistero e del thriller, soprattutto nel momento in cui si giunge ai finali di queste narrazioni, spesso sconvolgenti ma che al contempo abbandonano il lettore a ulteriori dubbi.

Inutile negare che nella visione narrativa di questa raccolta di racconti compaiano in realtà numerosi riferimenti saggistici di natura esistenziale e, in questo caso, l’ispirazione di Antonio deriva sia da poeti e scrittori come Leopardi, Baudelaire, Svevo e Buzzati, sia da filosofi come Schopenhauer e Nietzsche.

Il forte contenuto allegorico presente nelle storie, ispirate principalmente da personaggi di fattura spagnola o ceca, pone il singolo individuo di fronte alla soverchiante esistenza del mistero, facendolo risultare spesso uno straniero agli occhi e alle orecchie di ciò che non si conosce: è così che nasce il genere letterario “weird”.

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