Lumina in Tenebris: Elena Bucci e Chiara Muti si lasciano guidare dalla poesia di Dante

Martedì 27 luglio, alle 21.30 al Teatro Alighieri debutta una nuova produzione dedicata a Dante. Cos’è la poesia? “Come luce e suono impalpabile viaggia veloce, seguendo vie imprevedibili, passa attraverso il tempo e la storia,” rispondono Elena Bucci e Chiara Muti, che firmano elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione di Lumina in tenebris, la nuova produzione di Ravenna Festival, in collaborazione con Le belle bandiere.

Per questa nuova, luminosa tessera nel mosaico di omaggi che il Festival ha dedicato a Dante in occasione del VII centenario, le autrici e interpreti hanno indagato la forza stessa della poesia, che “resiste tenace a ogni censura, esilio, dittatura, cecità, rimbalza attraverso voci diverse, maestre le une alle altre”. Così Lumina in tenebris è anche un viaggio attraverso la mappa disegnata dalla parola poetica di Dante, la vasta costellazione che brilla su chi gli è stato maestro e su chi in lui ha trovato guida e ispirazione – dalla Bibbia a Virgilio, da Milton a Byron, Primo Levi, Balzac, Rilke…Vincent Longuemare e Raffaele Bassetti curano rispettivamente disegno luci e drammaturgia del suono.

L’inesausto potere della Commedia di essere materia viva, e di Dante di essere nostro contemporaneo, ha radici nella natura stessa della poesia, nella capacità che essa detiene di esprimere anche ciò a cui non sapremmo altrimenti dare voce e forma, affrontare le domande che ci accomunano e ci rendono sorelle e fratelli – chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo? Così la selva oscura è lo smarrimento di ognuno di noi, la notte nella quale la poesia può ancora accendere lumi per guidarci; ma anche l’inevitabile disorientamento che precede il ritrovarsi, infine, trasformati. E – questo è il punto di partenza del viaggio di Lumina in tenebris – se Dante non si è perduto lungo il cammino dall’Inferno alla luce, è anche perché è stato guidato dai poeti che lo hanno preceduto, allo stesso modo in cui i suoi versi sono diventati nutrimento per coloro che lo hanno seguito.

Chiara_Muti

Chiara Muti

Intessendo, di voce in voce, di eco in eco, un ideale coro che raccoglie le parole di chi è venuto prima e di chi è venuto dopo Dante, Lumina in tenebris è anche un dono poetico che si compone di molte fonti e molti talenti. Dalla Bibbia si passa all’archetipico viaggio di Enea immaginato dal maestro Virgilio e a Boezio consolato dalla filosofia nella propria prigionia; dal racconto di Milton della perdita del Paradiso si raggiunge il lager dove Primo Levi si aggrappa alla memoria del viaggio dell’Ulisse dantesco; e ancora: l’incompiuta Divina Mimesis di Pasolini che si confronta con paure e dubbi del primo canto della Commedia,  le domande di Pascal, i versi d’amore di Byron, le visioni ultraterrene di Balzac, la perdita di Euridice così come l’ha narrata Rilke, le apparizioni dello spirito femminile che crea e rigenera incarnato da Beatrice.

Per Chiara Muti ed Elena Bucci, Lumina in tenebris è il nuovo approdo di una collaborazione che si è rinnovata più volte nel corso degli anni e attraverso diversi (ma comunicanti) mondi letterari. La prima occasione l’ha offerta proprio Dante, attraverso la figura di Francesca da Rimini – l’omonimo spettacolo, su testo di Nevio Spadoni, risale al 2004; è stato invece l’amore fra Teresa Guiccioli e Lord Byron a ispirare Ridono i sassi ancor della città, anche in questo caso su testo di Spadoni, mentre nel 2016 il 400° anniversario della morte del Cigno dell’Avon ha suggerito una Folia shakespeariana firmata e interpretata a quattro mani.