Diritti umani a fumetti: in libreria “Patrick Zaki – Una storia egiziana”, illustrato dal ravennate Gianluca Costantini

Esce oggi nelle librerie di tutta Italia il libro realizzato a quattro mani della giornalista Laura Cappon e del disegnatore ravennate Gianluca Costantini, “Patrick Zaki, una storia egiziana“, incentrato sulla storia del giovane di Mansura, studente dell’Università di Bologna, arrestato nel suo Paese il 7 febbraio 2020 e detenuto per 19 mesi in custodia cautelare, in attesa di processo. Le accuse iniziali contro di lui erano pesanti: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo. Tutto per la pubblicazione di alcuni post su Facebook, che Zaki ha sempre affermato provenissero da un profilo falso, oltre ad un articolo a sua firma, circa la condizione dei cristiani-copti in Egitto.

zaki costantini
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La storia è tristemente nota ed è stata portata alla conoscenza dell’opinione pubblica dalla campagna di Amnesty International e dai disegni di Gianluca Costantini, diventati un vero e proprio simbolo degli sforzi internazionali per la liberazione di Zaki. L’udienza decisiva per lo studente dell’UniBo doveva essere quella del 1° febbraio, Zaki si era anche dichiarato cautamente ottimista sull’esito del processo, ma l’agonia è stata protratta di altri 3 mesi: l’udienza è stata rimandata al 6 aprile.

I ritratti del giovane attivista egiziano realizzati da Costantini, comunque, hanno fatto in questi due anni il giro del mondo, comparendo in innumerevoli luoghi di protesta e di cultura: molti festival, iniziative di lotta, ma anche programmi televisivi, sale di biblioteche. Il più celebre senz’altro è la gigantografia realizzata per l’allestimento in piazza Maggiore a Bologna.

zaki costantini

Del libro in uscita, che a Ravenna verrà presentato domenica 20 febbraio alle 18.30 nelle sale della Biblioteca di storia contemporanea Oriani di Ravenna, abbiamo parlato con Gianluca Costantini.

zaki costantini

L’INTERVISTA

Come e quando nasce l’idea del libro e la collaborazione con la giornalista Laura Cappon?

L’dea è stata di Laura, all’incirca nel dicembre 2020, tutti e due stavamo seguendo il caso, lei come giornalista e io come attivista e artista, abbiamo unito le nostre capacità per realizzare questo libro che è un perfetto connubio tra il fumetto e il giornalismo. Abbiamo in comune l’esperienza di aver lavorato a lungo sull’Egitto e quindi ci muovevamo in un campo conosciuto. Nonostante questo è stato un lavoro lungo e complesso.

Perché, tra i tanti casi che segui, di persone perseguitate dai regimi di tutto il mondo, hai deciso di realizzare un libro proprio su Zaki?

La storia di Zaki è entrata nelle nostre vite con una grande energia, attraverso la sua storia molte persone hanno scoperto anche altre storie, non meno drammatiche. Raccontare la storia di Patrick vuol dire raccontare la storia anche di tutti gli altri, perché purtroppo questi arresti e detenzioni sono tutte, terribilmente, uguali. Gli italiani si sono molto affezionati al caso e hanno adottato Patrick, sentendolo un loro figlio. È una cosa eccezionale la mobilitazione che è avvenuta per lui.

zaki costantini

Il libro, che esce oggi, 3 febbraio, è stato annunciato nei giorni in cui si è sbloccata la vicenda giudiziaria dello studente egiziano. È un caso fortunato o il segno che la campagna mediatica a favore di Zaki sta raggiungendo i sui obiettivi?

Il libro è stato realizzato in questo ultimo anno, quindi viveva nella sua realizzazione tutte le problematiche di un caso ancora in sospeso. Molti cambiamenti sono avvenuti durante la stesura e il disegno. La campagna mediatica ha dato molti frutti se non ci fosse stata Patrick sarebbe uno dei tanti dimenticato nelle carceri egiziane.

Cosa rappresenta per te questo volume, anche umanamente, dopo tutto il sostegno che hai speso per questa causa?

È un libro importante, perché mi vede anche come un protagonista della storia, ho lavorato molto e in maniera ossessiva sul Patrick in questi due anni, continuando quasi tutti i giorni a tenere alta l’attenzione e i disegni sono stati la chiave. Il ritratto di Patrick è diventato un’icona della lotta per la libertà in Italia. Grazie a questa campagna ho conosciuto tantissime persone e sono entrato a far parte di una comunità a Bologna, che sento come una piccola famiglia.

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Raccontaci del libro, come avete deciso di impostare la vicenda?

Il libro racconta tutta la vita di Patrick, è diviso in quattro parti, Patrick da bambino e all’università. Il ritorno di Patrick in Egitto, l’arresto e la prigionia, la mobilitazione in Italia e alla fine anche un approfondimento di quello che è stata la storia dell’Egitto dal 2011 ad oggi. Attraverso la sua vita abbiamo cercato di raccontare anche la società egiziana e i suoi conflitti. Il disegno è molto dettagliato per cercare di dare più informazioni possibili, anche attraverso il segno non solo con la parola, come deve essere un libro di giornalismo a fumetti. Laura ha fatto un approfondissimo lavoro di ricerca e grazie a questo, abbiamo potuto raccontare anche tante storie che non si sapevano. Tavola dopo tavolo abbiamo messo nero su bianco nomi e fatti, date e protagonisti, concentrandoci sul dramma personale e familiare di Zaki.

Qual è l’immagine di Zaki a cui sei più legato tra quelle che hai disegnato?

Naturalmente l’immagine più importante è il primo disegno, quello che è stato esposto anche in Piazza Maggiore, dove Patrick è ritratto con uno sguardo rilassato, attorcigliato dal filo spinato. Da quel disegno, che è diventato così importante per tante persone, è partita tutta la campagna per Patrick. Il disegno ha sostituito il corpo reale di Patrick durante la sua assenza. Quel disegno è nato un’ora dopo l’arresto di Patrick, il 7 febbraio 2020, quasi d’istinto. L’aggiunta del filo spinato dà l’idea di una sofferenza continua e le persone hanno reso quel ritratto un simbolo, usato migliaia di volte, sui balconi, nei festival.

Raccontaci in che modo l’arte può sostenere i diritti umani

Il disegno, il ritratto di Patrick, è un gesto politico, per quanto mi riguarda l’arte è sempre un atto politico. L’arte influenza la società e in questo caso ha fatto proprio da ariete nella comunicazione, il mio compito è proprio quello di cercare di cambiare le regole dando una visione differente. Mi interessa che il mio lavoro interagisca con la comunità, un disegno sociale, che condivide e non impone. Per me l’arte è un modo per lavorare nello spazio pubblico, mi aiuta ad essere utile in questa società.

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