I RAGAZZI DI UPPUNTO / Intervista a Marchetti e Biserna (pediatri) sulle strategie per combattere i disturbi alimentari aumentati del 40% fra i giovani con la pandemia

Ospitiamo volentieri sul nostro quotidiano online – ogni lunedì – l’iniziativa patrocinata all’Associazione Amici di Enzo e portata avanti da un gruppo di studenti del Liceo Classico e del Liceo Scientifico di Ravenna, di Istituti Tecnici di Ravenna. Con l’intervento di oggi si conclude questa seconda stagione. LA REDAZIONE

“Spetta a voi giovani ricostruire un mondo che ha nella bellezza, nella semplicità delle cose, e nella cultura partecipe, la ragione straordinaria di essere”

Con questo articolo concludiamo il percorso intrapreso quest’anno e ci sembrava doveroso dare spazio a un ulteriore argomento che è molto vicino a noi adolescenti, i disturbi del comportamento alimentare. Ad aiutarci nella nostra ricerca sull’argomento sono stati il Dottor Federico Marchetti, direttore della Pediatria di Ravenna, Faenza e Lugo e la Dottoressa Loretta Biserna, che lavora presso il reparto di Pediatria del S. Maria delle Croci di Ravenna. Cogliamo l’occasione per ringraziare entrambi del prezioso contributo che ci hanno dato, fornendoci un chiaro quadro su un disturbo che oggi in Italia colpisce 3,5 milioni di persone di cui oltre 2 milioni sono adolescenti.

Come verrà spiegato in modo più approfondito nell’intervista, negli ultimi 19 mesi c’è stato un incremento del 40% di nuovi casi e una crescita pari al 50% di richieste di prima visita per DCA. I social media influiscono notevolmente sulle menti di noi adolescenti, ogni giorno vediamo idolatrati corpi perfetti che in realtà non sono sani, vediamo, invece, giudicate persone che hanno un corpo normale, che poi, possiamo davvero parlare di normalità? Non è facile essere un adolescente oggi, ci paragoniamo sempre alla società, anche senza volerlo. I primi giudici siamo noi stessi, e spesso siamo anche i più critici. Cerchiamo di adattarci a ciò che vediamo tutti i giorni apprezzato sui social, credendo che quello sia l’unico modo per essere accettati. Negli ultimi tempi questa problematica è venuta a galla con forza e sono nati sempre più movimenti legati alla body positivity: accettare, valorizzare e amare il proprio corpo, ma anche quello degli altri. Questo movimento, infatti, vuole che ogni tipo di corpo sia adeguatamente rappresentato e che non ci sia più discriminazione. L’obiettivo è quello di sfidare i pregiudizi della società sui corpi, considerandoli tutti ugualmente belli/utili/degni nella loro diversità.

La strada da percorrere verso l’accettazione di noi stessi è ancora lunga, ma crediamo che con questi primi passi stiamo andando verso la giusta direzione. È importante ricordare, inoltre, di parlare e affidarsi ad amici, medici, famiglia, qualora nascessero dei campanelli d’allarme nel rapporto con il cibo. Insieme si può uscirne.

Cosa causa in un adolescente l’inizio di un disturbo alimentare?

“I disturbi del comportamento alimentare (DCA) possono essere favoriti da diverse condizioni: fattori genetici, di personalità, ambientali, psicologici. La maggior responsabilità nel causare i DCA è attribuita ai modelli presenti nel contesto sociale (pressione sociale) che mostrano come desiderabili figure eccessivamente magre e spingono, soprattutto i giovani, a cercare di somigliarsi. I fattori di rischio che accrescono la probabilità di sviluppare un DCA sono diversi: di storia familiare, di critiche ricorrenti sulle proprie abitudini alimentari, sull’aspetto fisico e il peso corporeo, l’eccessiva attenzione a mantenersi magri, tratti di personalità ossessiva, disturbi di ansia, bassa autostima, tendenza al perfezionismo. Particolari esperienze come abusi fisici, psicologici o la morte di una persona cara o relazioni difficili con familiari e amici (anche in un contesto scolastico) possono essere condizioni che facilitano o rendono evidente il disturbo.”

Quali sono le terapie più efficaci?”

“Fondamentale è una diagnosi precoce: se la diagnosi è tardiva le cure si allungano e la malattia cronicizza. Fare diagnosi precoce vuol dire cogliere precocemente i sintomi del DCA. Spesso la perdita di peso può essere confusa con il bisogno di rimettersi in forma ma quando i sintomi diventano persistenti e sempre più strutturati, la famiglia ma anche gli stessi amici e insegnanti dovrebbero parlare del problema ed affrontarlo. Quali sono quindi i campanelli di allarme a cui fare attenzione? Ridurre qualità e quantità del cibo, sminuzzarlo, controllo maniacale delle calorie; porre eccessiva attenzione all’immagine corporea, rendere l’esercizio fisico un dovere categorico. C’è poi ovviamente la condizione, che è già preoccupante, di una perdita di peso graduale ma importante, che non è giustificata da condizioni fisiche sottostanti ma da una riduzione degli alimenti. L’approccio più efficace per il trattamento dei DCA è quello multidisciplinare e integrato: i disturbi del comportamento alimentare sono disturbi con importanti manifestazioni psicopatologiche ed una frequenza a volte alta di complicanze mediche. Questo spiega la necessità che nel team di cura siano presenti varie figure professionali: NPI/ Psichiatra, psicologo, pediatra, dietista, nutrizionista, infermiere/educatore. Per la cura dei DCA vi sono vari livelli di assistenza che vanno scelti in base alla gravità del quadro iniziale, da quello ambulatoriale o in casi più importanti di ricovero in ospedale con uno specifico progetto di cura. Fondamentale nella cura degli adolescenti con DCA una presa in carico anche della famiglia che è parte integrante del progetto di cura.”

I DCA colpiscono maggiormente gli adolescenti? Perché con la pandemia i casi sono aumentati? Cosa ha legato i 2 aspetti?

“I dati pubblicati dall’Istituto superiore di Sanità in occasione della XI giornata del “Fiocchetto lilla” sono molto preoccupanti: si stima che negli ultimi 19 mesi vi sia stato un incremento del 40% di nuovi casi e una crescita pari al 50% di richieste di prima visita per DCA. I dati rivelano anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio: il 30% di coloro che soffrono di questi disturbi è sotto i 14 anni e una maggior diffusione nella popolazione maschile (nella fascia tra i 12 e i 17 anni comprende il 10%). In Italia i pazienti affetti da DCA sono 3,5 milioni di cui oltre 2 milioni sono adolescenti. La diagnosi più frequente è di Anoressia Nervosa; poi c’è la Bulimia Nervosa e il Binge eating. Si discute molto sul perché i disturbi sono aumentati in modo così evidente in questo periodo storico così drammatico. Una delle cause più importanti va attribuita all’isolamento dei ragazzi (solitudine, scarse relazioni interpersonali). Questo ha portato all’emergere di stati di disagio, che sono esplosi in questa situazione di emergenza sanitaria: problemi con la famiglia, difficoltà di accettazione e fragilità personali, distacco dalle relazioni positive sociali. C’è da sottolineare che in diversi casi le situazioni che si incontrano sono di sottostanti stati di ansia e depressione proprio a causa delle ragioni dette legate alla pandemia. È come se la caratterizzazione del problema del DCA avesse in parte cambiato in parte le modalità di presentarsi in questo periodo: meno ricerca ossessiva basata sul peso, più stati di angoscia con la componente aggiuntiva dell’assenza o quasi di desiderio di alimentarsi. Inoltre va sottolineato come, durante il lockdown vi sia stato un incremento nell’utilizzo dei social network e delle App: questo ha portato, fra gli adolescenti con un alterato rapporto con la propria immagine corporea, a privilegiare le app conta calorie o fitness diminuendo la distanza con il modello da imitare.”

Quanto influiscono gli amici in un percorso come quello dei DCA?

“Il ruolo degli amici negli adolescenti con DCA è fondamentale e non se ne parla abbastanza. Per una buona riuscita nel trattamento oltre al ragazzo o alla ragazza e alla famiglia andrebbe ipotizzata anche la presa in carico degli amici. Il paziente con DCA tende ad isolarsi, diventa irritabile, taciturno, triste. E’ normale quindi che anche gli amici più cari con il tempo tendano ad allontanarsi e questo non fa che accrescere il sentimento di “abbandono” e “solitudine” da parte di chi è affetto da questa patologia. Ecco perché invece è importante dare agli amici, come alla famiglia, alcune indicazioni “su come comportarsi”, su cosa dire e cosa non dire per evitare reazioni “esagerate”. Ad esempio evitare frasi del tipo “sai ti vedo proprio bene”; evitare di fare commenti sull’aspetto fisico, evitare di parlare di cibo e ancor più di calorie quando si sta assieme a loro; se si pranza con loro dopo il pasto cercare di fare attività di distrazione (guardare un film, raccontare storie belle e motivanti, pensare a cose belle da realizzare insieme). Importante non farli sentire in colpa ma far capire loro quanto si è “preoccupati” , incoraggiarli a parlare di cosa stanno vivendo (con i coetanei a volte ci si apre di più rispetto agli adulti) ma senza forzare mai la situazione e far capire loro che il cercare di aiutarli non è dovuto ma voluto.”

Corpo Giovani Body Shaming

Gli psicologi sono un punto fondamentale in questo percorso? Quale il loro ruolo?

“Fra le cause di insorgenza di un DCA quelle psicologiche rivestono un ruolo importante: problemi di autostima, dinamiche famigliari, traumi legati all’abbandono, eventi e passaggi della vita significativi, dispercezione del proprio corpo. Tali situazioni innescano dei meccanismi psicologici per i quali il cibo viene utilizzato come mezzo di compensazione delle emozioni. Ecco quindi che lo “psicologo” riveste un ruolo fondamentale nella cura di queste patologie ma sempre in un ambito di coordinazione con le altre figure professionali facenti parte di una équipe multidisciplinare. Si potrebbe parlare di “psicologo alimentare” cioè di una figura specializzata nel trattamento di patologie e difficoltà alimentari. Tali professionisti ad esempio devono poter capire se, oltre alla dieta e all’alimentazione, esistono nella persona dinamiche psicologiche che possono modificare l’intera vita della stessa. Ecco perché uno psicologo alimentare lavorerà su diversi aspetti quali comprensione delle emozioni, problematiche irrisolte, ferite del passato o emozioni represse che vengono in maniera erronea riversati sulla alimentazione. Fra le varie terapie psicologiche quella che risulta essere tra le più efficaci è la terapia cognitivo-comportamentale (comprendere quello che succede ed adattare i comportamenti). È un tipo di terapia attiva che prevede anche dei compiti a casa, esercizi e modifiche dei pensieri e dei comportamenti che vengono effettuati al di fuori della seduta. La sua funzionalità dunque è dovuta proprio all’approccio di modifica e di comprensione profonda degli stati d’animo e delle emozioni e della loro gestione nella normale vita quotidiana. L’obiettivo finale della terapia è anche quello di aiutare le persone a capire quali sono i comportamenti e i pensieri che in una specifica situazione mantengono il disturbo e anche a modificare quelli negativi, compresi poi i comportamenti che fanno insorgere le reazioni alimentari compulsive alle sfide.”

Ci sono stati degli eventi in reparto che ultimamente vi hanno stupiti per gli effetti benefici ottenuti sui ragazzi e donato particolare gioia?

“Sono stati tanti e diversi. Come prima cosa ci siamo resi conto che il lavoro fatto insieme da tutto il personale che si occupa delle nostre “care” ragazze è quello vincente per ottenere buoni risultati. E su questo siamo cresciuti molto, in un lavoro di squadra (pediatri, infermieri, assistenti socio-sanitarie, psicologi, dietiste, neuropsichiatri). I pasti assistiti fatti insieme, in gruppo; i lavori con semplici progetti di racconto narrativo delle proprie storie, ma anche quelli di “costruire” insieme qualcosa di bello ed utile per il reparto sono stati a volte emozionanti, nella scoperta o meglio conferma della creatività, nella rinascita di un progetto di vita. E la grande gioia è che tutte le ragazze, anche se a volte sono state in Ospedale a lungo, hanno continuato a frequentare la scuola a distanza (grazie anche al lavoro straordinario degli insegnanti) con ottimi risultati! Una grande gioia è stata la realizzazione di una stanza dedicata per i pasti assistiti che è stata completamente arredata dalle ragazze con dei cartelloni bellissimi.”

Nelle scuole si parla abbastanza di questi problemi? Se non è così quali progetti andrebbero intrapresi?

“No, non si parla abbastanza in generale di quelli che dovrebbero essere degli stili di vita sani che riguardano anche l’alimentazione. Stiamo parlando di anoressia, ma esiste anche l’altra faccia della medaglia che è quella dell’obesità. I programmi potrebbero essere tanti e diversi e potrebbero prevedere anche il coinvolgimento degli studenti nello studio motivante di questi aspetti prevedendo dei lavori di gruppo guidati da insegnanti motivati ed esperti, ma anche da persone (della sanità delle Associazioni, molto qualificate nel nostro territorio) che si occupano di questi problemi. Proporre queste tematiche (in modo semplice e coinvolgente) già per il prossimo anno scolastico sarebbe molto importante e le proposte potrebbero venire proprio da gruppi di ragazzi ed insegnanti.”

C’è una risorsa che secondo voi hanno più i giovani rispetto agli adulti? Quanto gli adulti e tutto il contesto sociale influiscono sul benessere dei ragazzi?

“A queste due domande, così profonde e piene di significati, dovreste provare a rispondere voi. Dalle vostre risposte noi adulti potremmo e dovremmo imparare molto. Quello che stiamo tristemente vivendo (e non parliamo solo di Covid), in una risposta che possiamo dare come pediatri, dipende molto dal fatto che gli adulti di oggi e di sempre non si sono messi mai nella condizione di ragionare e fare delle scelte in funzione dei bambini e dei ragazzi. Un mondo a misura dei bambini e delle future generazioni non si metterebbe mai nella condizione di fare la guerra, di sprecare le risorse del nostro bel mondo. Se ci pensate è così. Noi come adulti a volte giudichiamo troppo, non valorizziamo mai abbastanza i diritti e i bisogni dei ragazzi. Basta dire che del disagio che avete dovuto vivere in questo periodo pandemico non c’è stata sufficiente consapevolezza e non sono state sufficienti (e non lo sono ancora) le diverse risorse di possibile e partecipe aiuto che dovremmo insieme condividere. Si certo insieme, con calma e ragionevolezza e soprattutto con la voglia di rendere le cose più significative e belle rispetto allo stesso periodo che ha preceduto la pandemia. E come è successo per la nostra generazione del dopo guerra, spetta a voi rinascere e ridare vita ai valori che devono sempre accompagnarci: amore per quello che facciamo, solidarietà, passione, giusto equilibrio, senza prevaricare nessuno. E se ci pensate il mondo nuovo che state costruendo fatto di “connessioni” deve diventare qualcosa che, se possibile, non lascia indietro nessuno, soprattutto chi è in difficoltà e per tanti motivi. Insomma un mondo che ha nella bellezza, nella semplicità delle cose, e nella cultura partecipe, la ragione straordinaria di essere.”

La Dottoressa Loretta Biserna lavora presso il reparto di Pediatria S. Maria delle Croci di Ravenna e si occupa da anni dei disturbi della condotta alimentare nel gruppo aziendale della AUSL della Romagna. Il Dottor Federico Marchetti è il direttore della Pediatria di Ravenna, Faenza e Lugo. Anche lui segue gli adolescenti con disturbi della condotta alimentare. L’intervista è stata congiunta.

Con questa intervista concludiamo anche questo secondo anno di collaborazione con Ravennanotizie. Ringraziamo la redazione per la fiducia dataci e ringraziamo nuovamente anche tutti coloro che ci hanno donato le loro preziose conoscenze e i loro preziosi consigli che abbiamo inserito nelle nostre interviste. È stato un anno ricco di cambiamenti e di insegnamenti. Vi auguriamo una buona estate con il desiderio di rivederci a settembre.

Uppunto

Commenti

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  1. Scritto da Maria

    Anche la bicicletta aiuta a mantenere in forma il corpo.