“Il cielo non è un fondale” spettacolo vincitore del Premio Ubu 2017 va in scena al Teatro Rasi

Giovedì 15 febbraio inizio ore 21

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La stagione dei teatri 2017/18 prosegue al teatro Rasi con “Il cielo non è un fondale”, spettacolo che ha vinto il Premio Ubu 2017 per il “miglior allestimento scenico”, firmato da Gianni Staropoli, ed è stato finalista come spettacolo dell’anno e miglior progetto sonoro realizzato da Monica Demuru; Demuru e Daria Deflorian sono inoltre state entrambe finaliste nella categoria migliore attrice.

Il cielo non è un fondale è il racconto di un sogno che nasce da una canzone: alcuni brani intramontabili di Dalla, Mina, Battisti e altri grandi autori saranno la colonna sonora di una casuale sovrapposizione di immagini generate da pensieri, musiche, fantasie e ricordi. Il pubblico assisterà così a una complessa ricostruzione dell’io e scoprirà come quest’ultimo spazi continuamente tra la compassione e l’egoismo, due sentimenti contraddittori ma sempre presenti in ciascun essere umano. In scena, i protagonisti di questa ricerca sono gli stessi Deflorian e Tagliarini accanto a Francesco Alberici e Monica Demuru, non solo interpreti ma imprescindibili collaboratori al progetto.

Già vincitori del Premio Ubu 2014 per la ricerca drammaturgica con Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni, Daria Deflorian e Antonio Tagliarini presentano un nuovo lavoro che parte dal fenomeno irreversibile dell’urbanizzazione dei paesaggi e dei modi di vivere. «I sogni – dice il filosofo George Didi-Huberman – ci lasciano soli».

«Nella solitudine dei nostri sogni – spiega il duo Deflorian-Tagliarini – gli altri, come attori su un palcoscenico, sono e non sono sé stessi». Il cielo non è un fondale parte da un sogno che è a sua volta generato da una canzone. È lì, tra il buio e il corpo della musica che inizia il vero, paradossale lavoro del teatro: sognare gli altri assieme a loro, in uno spazio scenico vuoto che si ingrandisce e si restringe, come l’architettura, a un tempo contratta e smisurata, della nostra mente.

In questo luogo sospeso, Antonio racconta di aver sognato Daria nei panni di una barbona e, pur avendola riconosciuta, di essere passato oltre; quel gesto innesca una ritmica di incontri e di misconoscimenti, di cadute e di incidenti, di parole e di canzoni, scandita da due sentimenti contraddittori: la paura di essere noi stessi l’altro, l’escluso, «l’uomo che mentre tutti sono al riparo resta da solo sotto la pioggia» e il desiderio di metterci, per una volta, al suo posto. Ma come conciliare la compassione e un’obesità dell’io che non resiste alla tentazione di sostituire a ogni storia la propria?

In scena quattro persone slittano continuamente fino alla soglia di figure intraviste che non potranno mai essere, dando vita a un atto drammatico «senza trama e senza finale» (come suggeriva Cechov a un giovane autore) che si avventura alla ricerca di chi sono gli altri in noi e di chi siamo noi negli altri.

In una metropoli di tutti e di nessuno, che si porta appresso bagliori di Roma, di Milano, di Londra, appaiono e scompaiono le figure di Alom, il venditore di rose che un tempo era un generale nell’esercito del Bangladesh, di Mohamed, l’aiuto-cuoco pakistano, della vera barbona incrociata nel giardino del sogno e che assomiglia a Daria, e poco importa se siano ricordi di autentici incontri o fantasmi rimasti impigliati a una fotografia ingiallita scattata nel 1902 ai proletari dell’East End londinese addormentati in un parco.

A dar loro una forma è il corpo delle canzoni presenti nello spettacolo, di una soprattutto, La domenica di Giovanni Truppi, che, sciolta nei dialoghi, diventa il simbolo dell’impossibilità di trasformare la vita quotidiana in una mera idealità. Anche perché, come dice alla fine la canzone, «va a finire sempre che la domenica la gente litiga».

In occasione delle aperture de La stagione dei teatri al Rasi, il teatro aprirà alle 19.30 con l’aperitivo equo-solidale del Villaggio Globale.


Il cielo non è un fondale:

– di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
– con Francesco Alberici Daria Deflorian Monica Demuru Antonio Tagliarini
– collaborazione al progetto Francesco Alberici Monica Demuru
– testo su Jack London Attilio Scarpellini
– musiche Lucio Dalla Mina Georg Friedrich Händel Lucio Battisti
– la canzone La domenica è di Giovanni Truppi
– assistente alla regia Davide Grillo
– disegno luci Gianni Staropoli con la collaborazione di Giulia Pastore
– costumi Metella Raboni costruzione delle scene Atelier du Théâtre de Vidy
– direzione tecnica Giulia Pastore
– accompagnamento, distribuzione internazionale Francesca Corona organizzazione Anna Damiani produzione Sardegna Teatro. Teatro Metastasio di Prato Emilia Romagna Teatro Fondazione in coproduzione con A.D. Odéon – Théâtre de l’Europe Festival d’Automne à Paris Romaeuropa Festival Théâtre Vidy-Lausanne Sao Luiz – Teatro Municipal de Lisboa Festival Terres de Paroles théâtre Garonne scène européenne – Toulouse con il sostegno Teatro di Roma

BIGLIETTI

I biglietti saranno in vendita esclusivamente alla biglietteria del Rasi la sera stessa di spettacolo a partire dalle ore 20.
Ingresso sostenitore 12 €, ridotto* 10 €, under30 8 €, under20 5€
*cral e gruppi organizzati, insegnanti, oltre i 65 anni, iscritti all’Università per gli Adulti Bosi Maramotti, Soci Coop Alleanza 3.0, EspClub Card, Soci BCC, tessera TCI

Per informazioni: Ravenna Teatro tel. 0544 36239 e fondazioneflaminia.it.

 

 

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