Marco Martinelli in Purgatorio fra colori pastello e un libro intimo nel nome di Dante e dei padri

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Marco Martinelli in questi giorni è impegnato a Matera nelle prove del Purgatorio, la seconda tappa della trilogia dedicata alla Divina Commedia iniziata con l’Inferno nel 2017 a Ravenna. Il debutto è previsto per il prossimo 17 maggio, poi il Purgatorio arriverà a Ravenna, nell’ambito del programma del Ravenna Festival. “Siamo a Matera in un luogo molto bello, molto giusto. – dice Martinelli al telefono – È un ex convento, si chiama Le Monacelle, al suo interno ci sono tanti spazi diversi. C’è una piccola chiesetta. C’è un chiostro all’aperto, c’è un grande giardino e si può assistere all’azione dall’alto, da un ballatoio. Oltre ai tanti spazi, c’è poi l’affaccio sulla gravina, c’è tutta la gravina di Matera davanti. Quello è l’ultimo sguardo prima di entrare nel Paradiso terrestre: è il punto più alto di tutto il convento.” 

Un luogo di grande suggestione.

“Sì. È anche un luogo eccezionale dal punto di vista millimetrico, perché ci permette di far camminare lo spettatore con Dante e di farli salire insieme fino al Paradiso terrestre.”

E i Materani come hanno risposto alla vostra chiamata?

“I Materani stanno rispondendo con entusiasmo, certo in numero inferiore rispetto ai Ravennati, ma credo che alla fine il numero sarà quello necessario per il tipo di ambiente e di spazio prescelto, perché non avremo più che ottanta spettatori a sera alle Monacelle. Per cui direi che sta funzionando anche qua.”

Un grande evento. È quello che si aspettano tutti.

“Noi cerchiamo di puntare sempre sull’autenticità. Sarà grande se sarà autentico. Sarà grande se sarà una preghiera. Se ci farà entrare con la psiche dentro questa cantica dantesca che è come imparare una lingua nuova. Perché la vulgata del Purgatorio è quella di un regno senza una precisa identità, fra il terribile Inferno e il sublime Paradiso. Invece Dante usa colori straordinari per questo regno di mezzo che è come noi umani, che nella nostra condizione terrena abbiamo le gambe ben piantate a terra appunto e lo sguardo verso l’alto.”

Se vogliamo il Purgatorio è anche il passaggio più difficile, dopo avere attraversato l’Inferno, indubbiamente la cantica più famosa e più popolare, più studiata e più divulgata.

“È vero. Ma è un peccato e questa parola suona dantesca (ride, ndr)… perché Borges diceva che nel Purgatorio c’è il verso più bello di tutta la Divina Commedia: dolce colore d’oriental zaffiro. Il Purgatorio ha questi colori pastello, questa malinconia e questa bellezza dell’ascendere mentre ancora non siamo arrivati alla bellezza più piena.”

È la bellezza del cammino.

“Sì. Il cammino del pellegrinaggio. Non solo del cristianesimo ma di tutte le religioni. Perché siamo tutti pellegrini su questa terra.”

Il cammino appartiene anche all’umanesimo, all’essenza dell’uomo, al fatto che siamo tutti di passaggio su questa terra, al di là delle religioni.

“Infatti. Dante riesce a parlare a tutte le culture, a tutti i continenti, a tutti gli uomini.”

Veniamo dunque al libro dato alle stampe da poco “Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia”. Vi si legge che l’intento è di parlare ai ragazzi, ai giovani, ma questo non è un libro per ragazzi. È un libro complesso, stratificato, denso. È per ragazzi adulti, cresciuti.

“È un libro sui padri.”

Infatti c’è un parallelo evidente fra la guida di Virgilio per Dante e la guida di Vincenzo per Marco Martinelli.

“Sì. È così. Mio padre è colui che mi ha insegnato tanto, tantissimo. E non solo su Dante. Sulla vita stessa. Quindi nel raccontare Dante mi è venuta spontanea questa chiave autobiografica. Raccontare il mio rapporto con mio padre Vincenzo.”

Mi ha commosso e toccato: è molto intimo e molto bello il rapporto fra Martinelli figlio e Martinelli padre.

“Mi fa molto felice. Perché sentivo che questa chiave intima era quella dell’autenticità. Volevo partire da qui per raccontare poi tutto quello che conosciamo sulla vita di Dante, esule, profugo, politico, poeta. Fin da adolescente, fin da quando ho cominciato ad avvicinarmi a Dante avevo questa guida che mi portava sulle spalle. Non ero io che portavo Vincenzo sulle spalle come Enea con Ancise. Era lui che portava me. Con quel suo modo bislacco, divertente, lui non saliva mai in cattedra. Lui e la cattedra non erano mai insieme. Eppure riusciva a insegnare, a essere maestro di vita senza che tu te ne accorgessi. Lo faceva con il gioco, con leggerezza e naturalezza.”

C’è anche un momento doloroso, di incomprensione e di rottura con il padre e la famiglia, quando Marco Martinelli entra nel gruppo politico dei Cristiani per il Socialismo.

“Sì, mio padre mi ha beccato con le mani nella marmellata, con i segni evidenti della mia militanza in questo gruppo. C’era la rivista COM da una parte e dall’altra parte c’era anche il Manifesto. La sua reazione non fu per nulla autoritaria, come nel suo carattere. Mi rispose solo con un’espressione di grande tristezza: mi fece più male che se mi avesse urlato contro.”

Però dopo vi siete capiti e riconciliati.

“Sì. In qualche modo è passata. Perché la storia italiana è passata. Come scrivo nel libro, con la morte di Moro mio padre, pur essendo rimasto fedele a se stesso, però aveva riconsiderato tutta una serie di cose sulla storia politica italiana.”

Il libro sarà presentato a Ravenna?

“Sì, in estate sono previste diverse presentazioni. La prima sarà con Ivan Simonini al Circolo Ravennate e dei Forestieri; e poi lo presenteremo al Ravenna Festival nell’ambito delle giornate del Purgatorio con Franco Masotti.”

A cura di P. G. C. 

 

Il Complesso delle Monacelle a Matera

 

IL LIBRO

È in libreria “Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia” che Marco Martinelli ha pubblicato per i tipi di Ponte alle Grazie. Martinelli ha scritto questa originale biografia dantesca partendo da una domanda non retorica: ha ancora senso leggere, o rileggere, la Commedia di Dante Alighieri, quella che Boccaccio definì Divina? Che cosa ha da dirci oggi il padre della nostra lingua? “Probabilmente tanto. Basta mettere da parte il monumento della letteratura italiana che tutti ci invidiano, quello che si è obbligati a studiare a scuola, e considerarlo anzitutto un uomo come noi” risponde Martinelli.

Per capire Dante, occorre tuttavia sapersi accostare all’uomo e al poeta come ha fatto Marco Martinelli grazie all’insegnamento di suo padre, Vincenzo Martinelli, che ha trasmesso al figlio la passione per questo Dante a tutto tondo, così come la curiosità per la Storia, l’interesse per le vite altrui, un senso alto della politica. “E il senso nascosto, il perché delle mie lacrime – dice Martinelli – questo mi travolgeva nella lettura, la scoperta che quel libro nascondesse e al tempo stesso a me solo rivelasse il rumore delle mie lacrime, della mia fame di vita, come se Dante lo avesse scritto proprio per me quello smisurato poema, per me, Marco di Luciana e Vincenzo. Così puoi leggerlo, giovanissimo lettore, e farlo risuonare in te quel canto fatto di tre cantiche fatte di cento canti, come se Dante nell’uscire dalla “selva oscura” della sua disperazione avesse pensato, a te e a nessun altro. Anche a sette secoli di distanza. A costo di sbagliare, di andar fuori strada, di errare: ma l’errare, si sa, è un maestro sorprendente. È un rischio da correre, è quello che ci salva. Siamo in cammino, quindi possiamo inciampare. E perderci. “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, così inizia il racconto, in un punto della notte appena prima dell’alba, di un uomo solo e smarrito. E pieno di paura”.

È quindi un libro nel nome dei padri, questo: Martinelli affianca con sapienza di stile le proprie memorie ed eventi più recenti alle parole di Dante e ai racconti del suo tempo, facendo dialogare il Due-Trecento con la nostra epoca in un percorso vivo e originale, asciutto e moderno che affonda nella rilettura per il teatro della Commedia, iniziata nel 2017 con Inferno e che, dal prossimo maggio, prevede il debutto di Purgatorio (con la coproduzione di Ravenna Festival-Teatro Alighieri e Fondazione Matera-Basilicata 2019) fino al Paradiso nel 2021, per i sette secoli dalla morte di Dante.

 

L’AUTORE

Marco Martinelli, nato a Reggio Emilia, è tra i maggiori registi e drammaturghi del teatro italiano. Il ruolo che meglio lo descrive è quello di “poeta di compagnia”: le sue opere infatti nascono dall’interazione con gli attori del Teatro delle Albe, fondato nel 1983 insieme a Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni. All’inizio degli anni Novanta ha dato vita alla non-scuola, una pratica teatrale che mette in contatto gli adolescenti con i grandi classici del teatro. In lui e in Ermanna Montanari, con la quale condivide la direzione della compagnia, Marco De Marinis vede «due tra i pochi nuovi maestri della scena attuale»; Martinelli «ha firmato», secondo Renato Palazzi, «alcuni degli spettacoli più suggestivi di questi anni», mentre l’esperienza di «meticciato teatrale» tra attori italiani e senegalesi (da anni componente stabile delle Albe) è stata definita da Franco Quadri come «l’ultima riprova che la fabbrica del teatro africano è in Europa, come già ci avevano ammonito Genet e Brook». Ha vinto numerosi premi, tra cui sette volte il Premio Ubu per la drammaturgia, la regia e il progetto non-scuola.

I suoi testi teatrali sono stati tradotti e messi in scena in dieci lingue. Il percorso dantesco inizia nel 2017 con Inferno (diretto da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari; commissionato da Ravenna Festival) – progetto in tre tappe biennali di messa in scena delle tre Cantiche della Divina Commedia che culminerà nel 2021 (anniversario dei 700 anni della morte del poeta). Sempre nel solco dantesco, fedeli d’Amore è un originale poemetto scenico dove una sola voce (quella stupefacente di Ermanna Montanari) si incarica di farne suonare innumerevoli. Un concerto che evoca la morte del poeta nel 1321, per attingere alla radicalità della sua visione etico-estetica nel tempo presente. Dal 2016 è stato nominato “presidente onorario” della CUT-Consulta Universitaria del Teatro (il presidente onorario precedente era stato Giuliano Scabia), il più importante organo universitario legato al teatro. Con questa nomina i docenti di tutta Italia hanno voluto rimarcare l’autorevolezza e l’ampia progettualità teatrale sviluppata da Martinelli sul piano della ricerca scenica e pedagogica. Per Ponte alle Grazie ha pubblicato nel 2016 Aristofane a Scampia, divertente e affascinante racconto della non-scuola dalle origini a oggi.

 

PURGATORIO

Il secondo atto della trilogia di Marco Martinelli ed Ermanna Monatnari dedicato alla Divina Commedia sarà rappresentato a Matera dal 17 maggio al 2 giugno e a Ravenna (nell’ambito del Ravenna Festival) dal 25 giugno al 14 luglio.

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