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L’anoressia è un problema psicologico prima che alimentare?

L’anoressia è una condizione complessa che va ben oltre la mera limitazione dell’apporto calorico. Spesso, quando si parla di questo disturbo del comportamento alimentare, ci si concentra esclusivamente sugli aspetti fisici, come la drastica perdita di peso e le conseguenze sulla salute fisica. Ma la questione è in realtà molto più profonda.

La società odierna, soprattutto negli ultimi decenni, ha sostenuto ideali di bellezza fisica irraggiungibili, presentando modelli di magrezza estrema come salutari e desiderabili e contribuendo così alla diffusione del problema. Tuttavia, è fondamentale comprendere che l’anoressia non è uno scherzo e va al di là della semplice preoccupazione per l’aspetto fisico. Si tratta di un disturbo psicologico profondamente radicato nella sfera emotiva della persona e può avere conseguenze molto gravi.

Che cos’è l’anoressia?

L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da un’ossessione irrazionale per il controllo del peso corporeo e la riduzione dell’assunzione di cibo. È spesso accompagnato da una distorsione dell’immagine corporea e dalla paura ossessiva di ingrassare.

Le conseguenze sono comportamenti estremi volti a limitare l’assunzione di cibo, come il digiuno prolungato, il rigido controllo delle porzioni o l’eccessivo esercizio fisico.

Tutto questo può portare a una grave carenza nutrizionale e a conseguenze fisiche a lungo termine, tra cui danni cardiaci, osteoporosi e compromissione del sistema immunitario.

Tuttavia, l’anoressia non riguarda solo l’alimentazione e la salute fisica, ma coinvolge anche una serie di fattori psicologici ed emotivi, tra cui:

  • bassa autostima
  • depressione
  • ansia
  • problemi di controllo emotivo.

È importante sottolineare che l’anoressia non è una scelta volontaria o una semplice dieta estrema, ma una malattia complessa che richiede un trattamento specializzato.

Chi colpisce di più l’anoressia?

L’anoressia nervosa colpisce prevalentemente le donne. Statisticamente, si stima che circa il 90-95% dei casi riguardi il sesso femminile.

Sebbene possa manifestarsi in tutte le fasce d’età, l’anoressia tende ad avere un impatto maggiore sugli adolescenti e sui giovani adulti. Durante queste fasi della vita, infatti, le pressioni sociali e culturali legate all’immagine corporea e al peso aumentano notevolmente.

Inoltre, soprattutto l’adolescenza è accompagnata da cambiamenti ormonali e fisici significativi, mentre lo stress e le pressioni legate agli studi possono influenzare negativamente i comportamenti in fatto di alimentazione.

Come si riconosce?

Riconoscere i segni e i sintomi dell’anoressia può essere complesso, dal momento che questo disturbo implica una serie di fattori fisici, emotivi e comportamentali. Alcuni dei segnali tipici del disturbo includono:

  • una significativa perdita di peso senza una causa evidente
  • una preoccupazione eccessiva per il peso e le forme del corpo
  • la negazione del problema
  • il rifiuto di mangiare in presenza di altre persone
  • la tendenza a indossare abiti larghi per nascondere la magrezza
  • un’intensa paura di aumentare di peso nonostante una condizione di sottopeso evidente.

L’anoressia, oltre all’estrema magrezza e alla perdita di peso, può essere responsabile di altri sintomi e segni fisici evidenti come:

  • pelle secca
  • fragilità e caduta dei capelli
  • debolezza muscolare
  • costipazione
  • gonfiore addominale
  • riduzione della pressione sanguigna
  • anomalie del battito cardiaco
  • sensazione costante di freddo.

Dal punto di vista psicologico, invece, possono essere presenti una serie di sintomi emotivi e comportamentali che includono:

  • una bassa autostima correlata all’immagine corporea
  • tendenze perfezionistiche
  • eccessiva autocritica
  • isolamento sociale.

È comune anche sperimentare ansia, depressione, irritabilità e difficoltà nel concentrarsi.

Qual è la causa dell’anoressia?

L’anoressia è un disturbo complesso e multifattoriale, dovuto a combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali che interagiscono tra loro. Tra questi figurano:

  • predisposizione genetica: vi è una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo se vi sono casi in famiglia
  • fattori biologici: le alterazioni di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina, possono giocare un ruolo decisivo nell’insorgenza dell’anoressia. Inoltre, alcune anomalie neurobiologiche possono influenzare il controllo dell’appetito e la percezione del corpo
  • fattori psicologici come bassa autostima, distorta percezione di sé, tendenze perfezionistiche
  • eventi stressanti o traumatici, come abusi fisici, emotivi o sessuali, perdite significative
  • forte pressione sociale per raggiungere determinati standard di bellezza che possono, a loro volta, influenzare negativamente l’autostima e l’immagine corporea
  • fattori ambientali, come ambienti familiari disfunzionali, conflitti familiari, esperienze di perdita o cambiamenti significativi e non gestiti nel modo giusto.

È importante sottolineare che la comprensione delle cause è di fondamentale utilità nel trattamento e nella prevenzione dell’anoressia, permettendo interventi mirati e un supporto adeguato a chi ne soffre.

Che differenza c’è tra la bulimia e l’anoressia?

La bulimia e l’anoressia sono entrambi disturbi alimentari, ma si differenziano per alcuni aspetti chiave nei sintomi e nei comportamenti associati.

L’anoressia, come abbiamo visto, è caratterizzata da una restrizione calorica eccessiva, che porta a una condizione significativa di sottopeso. Le persone anoressiche tendono a esercitare un controllo ferreo sull’assunzione di cibo, evitando i pasti e riducendo drasticamente le calorie.

La bulimia nervosa, invece, è caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori per evitare l’aumento di peso.

Durante le abbuffate, la persona consuma grandi quantità di cibo in un breve periodo di tempo e perde il controllo sul proprio comportamento alimentare. Dopo l’abbuffata, vengono generalmente attuati comportamenti compensatori come il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi o diuretici, il digiuno e l’eccessivo esercizio fisico. A differenza dell’anoressia, le persone con bulimia nervosa spesso mantengono un peso corporeo nella norma o vicino alla norma.

Come si cura l’anoressia?

Il trattamento dell’anoressia nervosa di solito richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge diversi professionisti della salute mentale e fisica.

Il primo passo verso la cura è di solito una valutazione medica completa per esaminare lo stato di salute generale della persona e identificare eventuali complicazioni fisiche correlate all’anoressia, come carenze nutrizionali, disfunzioni cardiache o problemi metabolici.

Durante il trattamento, è importante monitorare costantemente la salute fisica e psicologica della persona per identificare eventuali ricadute o complicazioni e, di conseguenza, apportare eventuali modifiche al piano di trattamento.

Le principali opzioni terapeutiche in caso di anoressia prevedono:

  • terapia nutrizionale: un dietologo o un nutrizionista specializzato in disturbi alimentari può lavorare per sviluppare un piano alimentare equilibrato in stretta collaborazione con la paziente, il cui consenso è fondamentale e necessario
  • psicoterapia, e in particolare la terapia cognitivo comportamentale: è spesso una componente fondamentale del trattamento per l’anoressia nervosa. Può aiutare la persona a identificare e cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali legati all’alimentazione e all’immagine corporea, nonché ad affrontare le proprie emozioni
  • terapia familiare: dal momento che i disturbi alimentari possono avere un impatto significativo sul sistema familiare, può essere utile coinvolgere i membri della famiglia nel processo di guarigione, per migliorare la comunicazione e il supporto reciproco.

Il recupero dall’anoressia può essere un percorso lungo e complesso, e il supporto continuo da parte di professionisti della salute mentale, amici, familiari è fondamentale per mantenere la motivazione e affrontare le difficoltà che possono sorgere.

Al Santagostino è possibile avvalersi della consulenza di professionisti esperti nel trattamento dei disturbi alimentari per stabilire un piano di cura efficace e mirato.

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