Proclamate 16 ore di sciopero: l’agrindustria ravennate si ferma

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Si allontana il rinnovo del contratto nazionale per gli alimentaristi, una trattativa che riguarda  400mila lavoratori  sul territorio nazionale e  nella provincia di Ravenna coinvolge  aziende di importanza  nazionale come Eridania, Tampieri, Agritech, Bunge e numerose aziende di dimensioni medie e piccole per un totale di circa 5.000 addetti.

La rottura delle trattative con Federalimentare ha indotto Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil della provincia di Ravenna e le Rsu degli stabilimenti dell’industria alimentare del territorio ravennate, su indicazione delle strutture nazionali, a proclamare il blocco degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive e 16 ore di sciopero si articoleranno in funzione di un più alto coinvolgimento dei lavoratori nella lotta finalizzata a rivendicare il diritto al rinnovo del contratto nazionale.

Per questo motivo le 16 ore di sciopero verranno spezzettate e svolte in giornate diverse a seconda dei territori (Faenza, Lugo e Ravenna) e a seconda delle decisioni che prenderanno le singole Rsu degli stabilimenti.

Gli scioperi partiranno la prossima settimana e si concluderanno entro la prima settimana di settembre. La rottura delle trattative si è consumata il 6 agosto dopo un complesso negoziato durato oltre tre mesi, l’unico tra l’altro che era partito con una piattaforma unitaria dopo l’accordo separato di gennaio sul modello contrattuale.

La delegazione composta da Flai Cgil Fai Cisl e Uila Uil ha infatti registrato la non volontà da parte di Federalimentare di giungere a un esito positivo delle trattative. I sindacati giudicano insufficienti, se non provocatorie, le risposte date dalla controparte sulla piattaforma presentata dalle organizzazioni dei lavoratori. Federalimentare, dopo aver tentato più volte, nella lunga e snervante trattativa di offrire quantità salariali inaccettabili, ha proposto il prolungamento della durata del contratto in cambio di una offerta salariale finta. Di fronte alla reale possibilità di rinnovare il contratto, Federalimentare non è riuscita a formulare una proposta di aumento salariale credibile per ragioni del tutto estranee al merito della trattativa, trascinando per giorni un negoziato che evidentemente non voleva chiudere e offendendo la serietà e la dignità di una delegazione sindacale che era pronta unitariamente a trovare le condizioni per giungere al rinnovo del contratto.

Federalimentare si è assunta la responsabilità di rimettere in discussione un avanzato sistema di relazioni industriali negando, nell’ambito di un settore che non risente come altri della crisi che in questa fase coinvolge i settori produttivi, il diritto ad aver rinnovato il contratto nazionale con una risposta economica in grado salvaguardare e consolidare il potere d’acquisto dei lavoratori.

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