Le Rubriche di RavennaNotizie - Porto di Ravenna

Daniele Rossi: Ravenna mi ha chiesto di rilanciare il Porto e io ho le idee chiare sul che fare

Intervista a tutto campo al manager designato da Delrio e Bonaccini al timone dell’Autorità di Sistema dell'Adriatico Centro Settentrionale, l’ex Autorità Portuale di Ravenna

Più informazioni su

Il Presidente della Regione Stefano Bonaccini e il Ministro Graziano Delrio hanno firmato la sua nomina il 27 ottobre scorso. Poi l’iter parlamentare, il via libera di Camera e Senato e infine l’insediamento ufficiale, il 1° dicembre. Così il manager Daniele Rossi è arrivato al timone dell’Autorità di Sistema dell’Adriatico Centro Settentrionale, l’ex Autorità Portuale di Ravenna. Rossi, 55 anni, laureato in Giurisprudenza, vive a Ravenna con la famiglia.

 

Ha alle spalle una brillante carriera in Eni-Saipem e in Eni Usa, è stato ai vertici della rumena GSP Offshore operante nel settore oil and gas e a Ravenna ha già operato in qualità di AD della Rosetti Marino proprio di recente, dal 2012 al 2014. Dunque è un manager con esperienza in tutti i settori chiave della nostra economia portuale e conosce bene Ravenna. Una città che ama insieme al suo porto, porto che Rossi vuole portare in alto. Lui parla con parole pacate e misurate. Dopo l’era del pirotecnico Galliano Di Marco, così pirotecnico che ha finito per litigare con tutti, il timone passa ora a un pilota dalla guida tranquilla. Tranquilla ma non paludata. Perché Ravenna ha bisogno di tutto fuorchè della palude. Il tempo stringe e bisogna passare dalle parole ai fatti.

 

 

L’INTERVISTA

 

Daniele Rossi, lei è mai stato al Baretto di Marina di Ravenna?

“No. Mai stato.”

 

Ma lei lo sa che dopo l’autorizzazione dell’Autorità Portuale a riaprirlo, dove si trovava in origine, quasi sotto il faro di Marina, mezza Ravenna ora le farà un monumento?!

“Sì. Mezza Ravenna o forse tutta Ravenna. Ma deve essere grata all’Ente, non a me. Di certo diventerà una mia meta abituale ora. Ci andrò tutta l’estate.”

 

Lei è arrivato alla guida di Autorità Portuale Ravenna dopo un lungo periodo di difficoltà dell’Ente, per le vicende che tutti conoscono e che diamo per note. Qual è il suo mandato? Come lo definirebbe?

“In primo luogo il mio mandato è istituzionale e discende dalle norme stabilite dalla recente riforma della portualità italiana. Lì sono definiti i doveri e la missione delle Autorità Portuali e dei loro Organi, principalmente dei Presidenti. L’obiettivo è quello di contribuire a una corretta ed efficiente gestione dei porti e a concorrere al rilancio complessivo del sistema portuale italiano.”

 

Poi c’è uno specifico ravennate.

“Sì. C’è un mandato fiduciario della città di Ravenna che mi è stato affidato: è quello di creare le condizioni perché il porto possa mantenere e sviluppare la sua competitività nel quadro nazionale, mediterraneo e internazionale. Per fare questo occorre realizzare le cose utili e necessarie per il nostro scalo: escavo dei fondali e altre fondamentali opere infrastrutturali.”

 

Il deputato ravennate di Possibile, Andrea Maestri, ha detto che lei è stato chiamato a normalizzare la situazione, nel senso di riportare ordine dove c’era il caos, ma anche di riportare l’Autorità Portuale sotto il controllo della politica. Quel controllo che era sfuggito di mano durante la gestione di Galliano Di Marco. Lei si sente un normalizzatore in questo senso?

“Il mio lavoro, il mio impegno e la mia professionalità saranno totalmente dedicati alle due missioni di cui ho già parlato. Partecipare a un processo nazionale di rilancio della portualità italiana e, in questo quadro, contribuire al rilancio specifico del Porto di Ravenna. Non so bene normalizzare cosa significhi. Io ho ricevuto dalla città un mandato per fare le cose che servono al rilancio del nostro porto. E le farò.”

 

Durante le sue prime uscite è sembrato molto in sintonia con il nuovo Sindaco di Ravenna Michele de Pascale. È così?

“Assolutamente sì. In tutte le occasioni in cui ho avuto modo di confrontarmi con lui, abbiamo condiviso le linee strategiche per il rilancio del Porto di Ravenna. Per esempio sulla proposta per gli escavi o per le aree destinate alla logistica o sulla questione degli espropri. Il Sindaco e l’Amministrazione comunale, del resto, sono i miei interlocutori naturali, oltre che interlocutori di tutti coloro che operano nel porto. Lo scalo è una componente essenziale della città di Ravenna, anche se non è solo il porto di Ravenna, è il porto dell’Emilia Romagna. Il Presidente della Regione Stefano Bonaccini ce lo ricorda sempre, a ragione. Ma, detto questo, certamente la città di Ravenna, possiamo dirlo, ha la golden share del suo porto e non potrebbe essere altrimenti.”

 

Lei ha incontrato tutti e parlato con i vari attori per farsi un’idea sullo stato dell’arte del Porto di Ravenna da dicembre a oggi. I suoi interlocutori istituzionali e gli attori economici hanno idee chiare e convergenti sul porto? Con quante lingue Ravenna parla del suo Porto?

“Con me Ravenna ha parlato una lingua sola, di sostanziale condivisione di obiettivi e di approccio nuovo a problemi e soluzioni: escavi, lavori strutturali alle banchine e poi opere infrastrutturali retroportuali. Sul cosa fare e sul come farlo, io ho riscontrato a tutti i livelli una convergenza sostanziale.”

 

In ogni caso, lei che idea s’è fatta? Qual è la sua diagnosi sullo stato di salute del Porto di Ravenna?

“È tutta la vita che lavoro con i numeri. E i numeri del 2016, che presenteremo nei prossimi giorni, sono numeri incoraggianti. A parte qualche flessione in campi per noi marginali, per esempio le crociere, tutti gli altri numeri sono discreti. Non dobbiamo dimenticare l’andamento dei mercati, non esaltante. E nemmeno che Ravenna ha una sua specificità legata all’oil and gas, un settore che non gode di buona salute a livello globale. Malgrado tutto questo, c’è una crescita e quindi una tenuta complessiva. Per questo parlo di dati incoraggianti.”

 

 

 

Di cosa ha più bisogno ora lo scalo ravennate? Al convegno di Legacoop Romagna “Mareterra”, lei ha detto che l’approfondimento dei fondali non è la cosa in assoluto più importante. Conferma questa tesi?

“Ne resto convinto. L’escavo dei fondali è necessario, ma secondo me la cosa più importante è dotare Ravenna di una logistica retroportuale più adeguata. Noi ci stiamo preoccupando di tutto quello che succede quando devono arrivare o partire le navi per caricare e scaricare le merci. E va benissimo. Ma una volta che queste merci per esempio sono arrivate a Ravenna, come le facciamo partire per Bologna, Verona, Milano, o altre destinazioni europee?”

 

Qui c’è un’evidente strozzatura nel sistema viario e ferroviaro…

“Certo. La logistica retroportuale significa strade, ferrovie, intermodalità, connessioni, servizi. Su questo dobbiamo impostare un progetto ancora più importante e complesso di quello che riguarda l’escavo dei fondali. Un progetto che chiama in causa il territorio, la Regione, lo Stato.”

 

E su questo progetto Bonaccini e Delrio – da cui lei ha ricevuto il mandato – ci ascoltano, ci daranno finalmente le risposte che aspettiamo?

“Delrio ha per il Porto di Ravenna un’attenzione sicuramente importante. E io penso che gli investimenti da 8,5 miliardi che dovranno sviluppare le opere strategiche da qui al 2020 non ignoreranno Ravenna. Ritengo che il Porto di Ravenna sarà fra i destinatari del fondo nazionale e che questo ci permetterà di fare le cose necessarie. Le strutture tecniche del Ministero e della Regione sono molto sensibili ai nostri progetti, e con esse ci confrontiamo molto spesso.”

 

Lo scavalcamento del Candiano è una priorità?

“Tutte le opere vanno inserite in un ragionamento complessivo, messe a sistema. A livello metodologico non sono favorevole a interventi spot. Anche se magari sono in sé importanti. Quindi ragioniamo del complesso degli interventi necessari e non solo di un’opera. Facciamo un disegno complessivo sul come colleghiamo meglio il porto con la stazione di Ravenna e poi con l’intermodalità di Bologna e Verona… Partiamo da qui, non da altro.”

 

Lei ha più volte dichiarato che arrivare a fondali a quota 12,50 è sufficiente. Del resto, accantonata l’ipotesi del Progettone, questa era l’ipotesi subordinata già messa in campo da Galliano Di Marco. Nulla di nuovo oppure c’è qualcosa di diverso nella sua proposta?

“Io non ho detto che 12,50 è sufficiente. Ho detto che è fattibile. È un’altra cosa. Forse 14,50 sarebbe meglio e 18 metri, come ha Trieste, ancora meglio. Il mio ragionamento invece è partito dal cosa è fattibile. Il mio predecessore era partito da un’altra ipotesi e per lui quella dei 12,50 metri era solo un’opzione, una subordinata. Cosa possiamo fare? In termini pratici, significa partire da quanto spazio e da quali soluzioni abbiamo a disposizione per allocare il materiale di scavo. Possiamo sistemare a terra due milioni di tonnellate, altre due milioni di tonnellate possono essere smaltiti in mare. In totale sono 4 milioni di tonnellate. E con questa quantità di materiali di scavo allocabili, possiamo scavare fino a quota 12,50. Non so se è sufficiente, dico che oggi possiamo fare questo. E questo rappresenta la fase 1 e 2 del progetto. Poi ci sarà modo e tempo anche di pensare alla fase 3 e 4. Ma oggi bisogna partire da qui, da ciò che è fattibile.”

 

Per i fanghi o materiale di escavo qual è dunque la soluzione? Lei lo ha già detto, ma vale la pena ricordarlo ancora, perché questo è sempre un tema a cui l’opinione pubblica è molto sensibile. Lei ha parlato anche di un impianto di trattamento da fare in un tempo ragionevole.

“Sì. Quando si parla di queste opere pubbliche lei sa che si parla sempre di tempi abbastanza lunghi, e in questo caso ci vorranno circa tre anni. Noi non possiamo aspettare tanto tempo. Quell’impianto di trattamento dovrà essere fatto e potrà essere utile forse nell’ultima fase dell’escavo dei fondali. Certamente sarà molto utile per tutta la manutenzione ordinaria dei fondali del Porto di Ravenna. Come lei sa, i nostri fondali tendono a insabbiarsi e hanno costantemente bisogno di manutenzione. Il materiale di risulta potrà essere gestito con quell’impianto e così risolveremo il problema. Resta la questione appunto di dove collocare da subito i materiali del progetto di escavo. Io ritengo che i due milioni di tonnellate da sistemare a terra siano gestibili nelle aree già disponibili o che potremmo acquisire, procedendo ad accordi con i proprietari o in ultima analisi a espropri. Stiamo individuando gli spazi a cui destinare questi materiali.”

 

Nessuna sorpresa per i due milioni di tonnellate da riversare in mare?

“No, non penso. Lo si fa in tutto il mondo. Le analisi sono già state fatte. Le faremo ancora. Se e quando dovessero insorgere problemi ambientali li valuteremo. Ma oggi non ci sono motivi per ritenere che non si possa procedere in quella direzione.”

 

I finanziamenti per fare l’operazione dell’escavo ci sono o li abbiamo persi per strada, come alcuni sostengono?

“I finanziamenti ci sono, non li abbiamo perduti. E non ho motivi per credere che non arriveranno o li perderemo. I fondi sono gestiti dal Ministero e fanno parte del Fondo unico per le opere pubbliche. Se facciamo i lavori, i finanziamenti arriveranno. Se non li facciamo, prima o poi quei soldi saranno destinati ad altre attività.”

 

Quando si può partire con i lavori, realisticamente?

“Nella seconda parte del 2018. Si entrerà nella fase operativa fra 18 mesi circa. Fra bandi di gara, assegnazione dei contratti, cantierizzazione, direi che questi sono i tempi. Spero anche prima, se possibile. Ma comunque ci sono tempi tecnici cui non ci si può sottrarre. Per esempio, c’è anche tutta una fase di progettazione che impegnerà il 2017.”

 

Fondali, banchine e infrastrutture e poi che cosa serve ancora al Porto di Ravenna?

“Serve una forte promozione, perché sul mercato internazionale c’è una grande competizione e altri nostri porti – per esempio Genova o Trieste – hanno un posizionamento migliore del nostro, mentre Ravenna ha bisogno di promuoversi di più o meglio. Inoltre bisogna che il Porto sia più vicino alla città. Non deve essere vissuto come un fastidio o un male necessario, ma come una grande opportunità economica e molto altro. Può e deve essere parte integrante della città, anche dal punto di vista urbanistico e culturale. Anche noi daremo il nostro contributo nell’ambito del Progetto della Darsena di Città che l’Amministrazione pubblica sta portando avanti.”

 

Terminal Crociere: Ravenna ci deve credere ancora?

“Il Terminal Crociere meriterebbe un completamento strutturale perché non è sicuramente al meglio delle sue potenzialità. I milioni investiti purtroppo sono già stati molti e non ne abbiamo tanti altri a disposizione per il terminal, ora abbiamo altre priorità. Certo le crociere avranno tutta la nostra collaborazione e cercheremo di valorizzarle. Le crociere hanno subito una flessione, ma ricordo comunque che nel 2017 attendiamo centomila crocieristi. Sappiamo che non tutti si fermeranno qui a Ravenna, ma il numero è importante, e quindi dobbiamo fare in modo che la città li accolga nel modo migliore.”

 

Autorità Portuale. Negli ultimi mesi c’è stata una qualche fibrillazione. Lei ha intenzione di cambiare qualcosa nell’organizzazione interna?

“In questo momento siamo impegnati a completare gli organi di governo dell’Ente, a partire dal Comitato di Gestione e dal Segretario Generale. Per quanto riguarda il clima interno, io l’ho trovato ottimo, un clima di grande collaborazione e di dedizione al lavoro. Tutti hanno ben presenti le sfide che abbiamo di fronte e insieme ci accingiamo ad affrontarle con lo spirito giusto.”

 

Le vecchie gestioni di A.P. sono state accusate di scarsa trasparenza, a partire dalla non pubblicazione di alcuni importanti dati sul sito dell’Ente, malgrado le norme e gli obblighi di legge sulla trasparenza stessa. Lei ha intenzione di cambiare registro?

“Non c’è dubbio che rispetteremo tutte le norme di legge, fra le quali anche tutte quelle sulla trasparenza. A mio avviso ciò che è successo in passato è dovuto a problemi tecnici che si sono presentati in un momento speciale nella vita dell’Ente. E quindi vorrei ridimensionare questa cosa. Da quello che ho capito, non c’è stata la volontà politica di non essere trasparenti.”

 

Quindi difficoltà tecniche, non scelte politiche “opache”?

“Sì. Mi sento di escludere una volontà politica di questo tipo. In ogni caso, noi provvederemo al più presto a ottemperare alle norme della legge sulla trasparenza, a partire dalla nomina degli organi di governo dell’Ente, Comitato di Gestione e Segretario Generale, necessari proprio per gestire al meglio questi aspetti della vita aziendale.”

 

A cura di P. G. C.

Più informazioni su