BASEBALL / A colloquio con Marco Bartolotti, giocatore e allenatore dei ragazzi

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Continua il sodalizio del Godo con Marco Bortolotti che nella stagione 2017, con le giovanili e non solo, ha ottenuto buoni risultati. Con l’Under 12 arriva ai Final Four a Modena e non contento di questo risultato, è giocatore esterno nelle ultime partite della serie A2, terminando con una media battuta di 500, 3 valide con 1 triplo e una media difesa di 1000. Il 2018 per lui sarà un anno di tanto baseball da distribuire come manager delle giovanili, atleta della squadra senior e tanto altro. 

Anno scorso il tuo debutto nei Goti è stato, almeno penso, positivo, oggi come oggi cambieresti qualcosa di quello che hai fatto?

“Si mi ritengo soddisfatto della scorsa annata ma ogni anno bisogna cercare di migliorarsi e rinnovarsi. Saranno diverse le categorie che porteremo in campo e quest’anno schiereremo un U15 e anche la Serie C per dare spazio a chi farà più fatica a giocare in serie A. Per il resto la linea di lavoro rimane la stessa e i ragazzi sanno che solamente lavorando duro potranno ottenere i risultati”.

Con un occhio al passato e uno al futuro, cosa pensi di riuscire ad ottenere in questa stagione?

“È brutto parlare di risultati quando ci rivolgiamo alle giovanili. L’unico risultato che ci tengo particolarmente a ottenere è quello di infondergli la passione per il baseball. Poi dipenderà anche da loro e soprattutto dall’impegno dei ragazzi. Niente è impossibile, bisogna avere la giusta tenacia”.

L’Under 12 che anno scorso ha partecipato alla “Final Four” quest’anno si trova nella categoria superiore, quali difficoltà si troverà ad affrontare?

“L’anno scorso siamo arrivati in Final Four forti di un gruppo di 7 atleti del 2005 quindi all’ultimo anno. Quest’anno questi ragazzi dovranno competere con atleti di due anni più grandi nell’U15. Inoltre cambiano le regole del gioco passando dall’U12 all’U15 quindi sarà un anno molto difficile per loro”.

Stessa situazione per gli esordienti che salgono di livello…

“Anche per gli esordienti non sarà una situazione facile: si passa dal coach pitch al lanciatore vero e proprio. Penso che entrambi siano due fasi molto sensibili per un giocatore di baseball, bisogna essere capaci di riuscire a convivere con il salto che si sta facendo”.

Anche quest’anno con te ci sarà l’aiuto di Diunier Ibarra coadiuvato con Luis Hernandez, un bel trio?

“Praticamente noi stiamo insieme 24 ore al giorno, per fortuna che riusciamo a convivere benissimo. Ognuno ha i suoi ruoli, ognuno di noi sa che è determinante e senza loro 2 non potrei fare nulla. Siamo sulla stessa linea d’onda e tutto quello che facciamo lo facciamo esclusivamente per il bene dei ragazzi”.

Il campionato 2017 oltre averti dato soddisfazioni (spero) sul diamante di Godo, è stato per te un anno di orgoglio, che emozione è stata, essere l’allenatore della nazionale italiana Under 12? Pensi possa proseguire questa tua avventura e magari salire di categoria?

“Sì quest’anno proseguirò con questa avventura in quanto parteciperemo al campionato europeo di Budapest dal 30 giugno all’8 luglio dove dovremmo difendere il titolo vinto lo scorso anno. In più quest’anno ci giochiamo anche la qualificazione al mondiale dell’anno prossimo. Vincere un titolo europeo vestendo i colori della propria nazionale è un grandissimo motivo di orgoglio, ringrazio tutto lo staff e i ragazzi con cui ho condiviso questo sogno”.

Oltre che essere il manager delle giovanili, sei anche l’esterno del Godo serie A2, anno scorso giocando le ultime partite di campionato e in questa stagione parti già dalla prima, come pensi di conciliare atleta e manager?

“Sì ora sto facendo la preparazione atletica come giocatore della serie A2. Sono un amante del baseball quindi questa cosa non mi costa alcun sacrificio. Ovviamente per giocare in serie A2 dovrò rinunciare a qualche partita del settore giovanile ma tutte le volte che il settore giovanile avrà bisogno di me sarò sempre pronto a vestire la casacca di coach”.

Qual è quel quid in più che puoi dare alla squadra per raggiungere un buon obiettivo?

“Io non ho nessun quid in più da dare. Se vogliamo raggiungere un buon obiettivo, dobbiamo lavorare tutti assieme e combattere in campo tutti insieme. Nel baseball un singolo non fa la differenza ma la fa la squadra come abbiamo dimostrato nei playout lo scorso anno. Ovviamente spero di dare il mio contributo all’interno della squadra”.

Per te un 2018 di baseball a 360°?

“Direi proprio di sì”.

 

Flavia Zanchini 

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