Tariffe. Confcommercio e Confesercenti Faenza: “La Tari è un fardello per imprese e famiglie”

Per le due associazioni la quota insoluti incide, nei Comuni della Romagna Faentina, per il 7%. «Le multiutility aumentano fatturato e utile, le piccole e medie imprese sono vessate da oneri sempre maggiori»

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Confcommercio Ascom Faenza e Confesercenti Faenza affrontano il problema delle tariffe TARI e della quota insoluti che sta facendo sentire il suo peso nel territorio faentino. E con un comunicato stampa congiunto denunciano come queste tariffe “colpiscono sempre più pesantemente le imprese del territorio alle quali, soprattutto in certi settori come l’alimentare e la ristorazione, viene richiesto un pesante contributo a prescindere dalla reale produzione di rifiuti”.

La quota insoluti nei Comuni della Romagna Faentina “incide – scrivono le due associazioni di categoria – sul Piano Economico Finanziario mediamente per circa il 7% (Indagine Confcommercio dati 2017: Faenza 4,44%, Castel Bolognese 4,66%, Solarolo 4,95%, Brisighella 7,16%, Riolo Terme 12,25%, Casola Valsenio 7,5%) facendo aumentare indiscriminatamente le tariffe della tassa sui rifiuti. Il tessuto economico e in generale l’utenza virtuosa non dovrebbe farsi carico delle morosità altrui e del rischio imprenditoriale di chi comunque eroga in fornitura un servizio (Hera) e quindi dovrebbe assumersene i rischi al pari di qualsiasi fornitore”.

“Nella speranza di arrivare finalmente all’applicazione di una tariffa puntuale, che sia specchio dei reali quantitativi di produzione dei rifiuti e tenga conto quindi dei periodi di inattività (es. attività stagionali) o delle caratteristiche dei singoli esercizi anche in considerazione dei conferimenti autonomi”, le Associazioni del Commercio, Confcommericio e Confesercenti recepiscono le sorprese reazioni dei propri associati alle performance economico-finanziarie di Hera. Infatti da una parte si riscontra, secondo Confcommercio e Confesercenti “che Hera (multinazionale con sede nel territorio e che si occupa della gestione rifiuti) incrementa in modo importante sia il proprio fatturato (crescita del 10,3% nel 2017 su 2016) sia il proprio utile (passato dai 207,3 milioni del 2016 ai 266,8 milioni del 2017) e dall’altra che le piccole e medie imprese che formano il tessuto pulsante dell’economia dei nostri territori affannano vessate da oneri sempre maggiori ogni anno. Si tratta ormai di una vera e propria escalation annuale alla quale le imprese assistono impotenti e i sistemi associativi, che pur avanzano ogni anno le medesime richieste di maggiore equilibrio e di invarianza tariffaria, ricevono sempre le medesime risposte”, è l’amara constatazione delle due associazioni.

“A nulla valgono, nella riduzione del costo del servizio, gli sforzi di aumentare – riprende la nota – la raccolta differenziata”. Le associazioni del Commercio Confcommercio e Confesercenti desidererebbero “vedere un ruolo più decisionista e proattivo da parte delle Amministrazioni Comunali nei confronti di Atersir e di Hera, quale fornitore come un altro di un servizio, anche nella vicenda dei subappalti al massimo ribasso che ha avuto gli esiti visti di disservizio nel territorio. Avremmo piacere che le Pubbliche Amministrazioni si immedesimassero nel tessuto imprenditoriale e si ponessero a loro tutela rispetto alle tariffazioni del servizio che Hera eroga. Spesso siamo chiamati a discutere di raccolta differenziata porta a porta, protocolli per ridurre gli imballaggi ed altre iniziative analoghe e il maggior impegno delle imprese crediamo debba tradursi in una riduzione del peso fiscale in bolletta”.

Le associazioni poi concludono esprimendo la volontà “avendo assistito i propri associati nella pesante ondata di accertamenti che ha creato grandi difficoltà a molte aziende con recuperi triennali senza possibilità di rateizzare, di discutere della possibilità di reinvestire i maggiori introiti nella cura dei centri, con interventi concreti da concordare ad esempio sul decoro e la pulizia in generale”.

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