Turismo. Per Cna, stagione tra luci e ombre: “Aziende piccole, difficile raggiungere mercati esteri”

I turisti continuano ad apprezzare l’accoglienza romagnola, la vivacità delle spiagge, la buona cucina ma vogliono anche strutture ricettive moderne, strade accessibili, collegamenti rapidi e... meno zanzare

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Cna Turismo ha interrogato gli operatori del ravennate su fatturato, margini e sentiment rispetto alla stagione turistica 2018. Sono state 88 le imprese monitorate tra alberghi, campeggi, ristoranti, bar, appartamenti, stabilimenti balneari, chioschi, servizi turistici (guide, trasporti, ecc.) allo scopo di costruire un panel credibile dell’intero impianto economico del turismo in provincia di Ravenna.

Di seguito il commento di Laura Sillato, imprenditrice e portavoce di CNA Turismo e Commercio del comitato territoriale di Ravenna e, in allegato, un’anticipazione dei risultati – che verranno pubblicati integralmente sul prossimo numero di “Tempo d’Impresa”.

“È una stagione in chiaro-scuro quella giunta ormai alla sua conclusione. – dice Sillato – Come emerge dall’indagine condotta dalla CNA con l’obiettivo di raccogliere a caldo il sentiment degli operatori turistici, se da un lato per quasi la metà delle aziende coinvolte i risultati economici del 2017 sono stati confermati nel 2018, dall’altro emergono anche elementi di criticità che il settore rischia di pagare nei prossimi anni. Il sistema rimane frammentato e le numerose piccole imprese turistiche soffrono sul fronte della commercializzazione sui mercati esteri, un aspetto che non consente alla nostra destinazione di rimanere al passo con il trend mondiale di crescita dell’economia turistica. Di fronte a un cedimento della domanda interna, a cui le nostre località sono ancora troppo legate, il turismo straniero non cresce quanto sarebbe auspicabile. Pertanto non credo ci si possa ritenere del tutto soddisfatti di una tenuta (parziale) dei risultati dello scorso anno.”

“Sempre dagli operatori emerge come molti di essi abbiano registrato una riduzione dei margini operativi, un dato preoccupante per un settore in cui la domanda richiede costanti investimenti. – continua – I turisti continuano ad apprezzare l’accoglienza romagnola, la vivacità delle nostre spiagge, la buona cucina ma vogliono anche strutture ricettive al passo coi tempi, strade accessibili, collegamenti rapidi e un ambiente salubre e rilassante in cui poter godere di un bel bagno e non dover passare il tempo a difendersi dalle zanzare. Sono aspetti che richiedono cura e investimenti pubblici ma anche sostegno alle imprese private che desiderano mettersi in gioco per alzare il livello di servizi offerti e dare un contributo alla manutenzione delle aree pubbliche.”

“Venendo alla parte dei contenuti, in alcune località sono stati quasi del tutto assenti o di scarso appeal turistico. Si vive ancora nella presunzione di vendere il mare in quanto mare in un’epoca in cui la competizione tra località balneari italiane ed estere è elevatissima. L’unica strada per differenziarsi può essere solo una proposta di contenuti realmente attrattiva, ricca di eventi, di esperienze da vivere, di un’offerta culturale che venga proposta in sinergia con quella naturalistica e balneare, di un’identità forte (che ancora non c’è) in grado di comunicare all’esterno la ricchezza del nostro territorio. In sintesi, una stagione 2018 in cui il nostro turismo ha goduto di riflesso della crescita complessiva del turismo a livello globale ma senza quel cambio di passo che consentirebbe al nostro territorio di diventare realmente una Destinazione Turistica” conclude Sillato.

 

I FATTURATI E I MARGINI DI GUADAGNO DEL 2018

“Secondo la nostra indagine – dicono da CNA – il 43% delle imprese non ha notato differenze sostanziali sui fatturati rispetto ai risultati dell’anno scorso mentre il 29% ha segnalato una diminuzione e il 27% un aumento. Sostanzialmente i fatturati segnalano una tenuta media. Va ricordato però che, da una parte c’è l’industria turistica mondiale (Italia compresa) che cresce sensibilmente anche quest’anno e dall’altra una parziale tenuta locale sui fatturati, questo significa che si è ridotta la nostra fetta di mercato; ecco perchè non si può essere soddisfatti”.

“Per trarre ulteriori tendenze – continuano – occorre analizzare anche i margini di guadagno – il fatturato complessivo non dice tutto – in questo ambito rimane stabile la percentuale di chi segnala una tenuta rispetto all’anno scorso (sempre il 43% delle imprese) mentre aumentano coloro che invece denunciano una riduzione dei margini di guadagno (36% in calo contro solo il 20% in aumento). L’impressione, in sostanza, e che nonostante la sostanziale stabilità del fatturato complessivo ci sia stata una peggiore performance dei margini operativi: in sostanza si lavora più di prima per fatturare lo stesso e guadagnare mediamente di meno”.

“Questo dato è abbastanza preoccupante – concludono – perché risulta sempre più evidente come questo settore economico abbia bisogno di investimenti – senza i quali non si sopravvive rispetto alla concorrenza – ma per molte imprese i margini non sono sufficienti per farlo e quindi faticano a stare sul mercato turistico e ad avere il livello di qualità necessario”.

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