Confindustria Emilia Romagna e Confcommercio Ravenna critici sul DL “Cura Italia”

Confindustria Emilia Romagna e Confcommercio Ravenna hanno espresso il loro malcontento nei riguardi del decreto legge “Cura Italia” approvato dal Consiglio dei Ministri. Entrambe le realtà considerano le prime misure prese dal Governo come insoddisfacenti (seppur apprezzabili) o timide reazioni dinanzi ad una situazione che, a detta di Confindustria Emilia Romagna e Confcommercio Ravenna, richiederanno presto un piano straordinario di interventi per far fronte all’emergenza causata dalla pandemia. Tra le due realtà, la più delusa sin ora Confcommercio Ravenna, convinta che il DL abbia disatteso tutte le loro aspettative.

Il punto di vista di Confindustria Emilia Romagna

“Il decreto legge “Cura Italia” approvato dal Consiglio dei Ministri – dichiara il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Pietro Ferrari – fornisce alcune prime risposte all’emergenza sanitaria ed economica. Il Paese ha però bisogno urgente di un piano straordinario di interventi in grado di dare una forte scossa all’economia. Serviranno interventi di portata ed entità molto più ampia di quelli attuali.

Le risposte offerte sinora dal Governo, pur apprezzabili nei contenuti, perché intervengono prioritariamente sulle questioni di emergenza, prima di tutto sanitaria e di tutela dell’occupazione, appaiono ancora molto deboli dal punto di vista economico, sia dal punto di vista delle risorse messe in campo sia per l’esiguità degli interventi, in particolare quelli per la liquidità delle imprese, in alcuni casi quasi simbolici.

Prevedere una proroga generalizzata di quattro giorni per i versamenti fiscali, pur consapevoli degli spazi di manovra limitati della finanza pubblica, è assolutamente incoerente con il momento che la gran parte delle imprese italiane stanno vivendo.

L’emergenza sanitaria che sta colpendo tutto il mondo, e l’Europa in modo particolare, sta di fatto fermando l’economia di un intero continente con imprese e lavoratori – a partire da quelli delle filiere più critiche e strategiche – impegnati a tenere faticosamente acceso il motore del sistema produttivo. Per questo, rinviare scadenze, versamenti e adempimenti, anche quelli burocratici e amministrativi, diventa essenziale.

Anche su questo molto ancora si potrebbe fare. Pensiamo alla sospensione di alcuni adempimenti in materia ambientale che riguarda soltanto una minima parte degli oneri che gravano sulle imprese: è necessario sospendere una serie di adempimenti amministrativi in campo ambientale ed energetico che le imprese sono impossibilitate a rispettare in conseguenza dell’emergenza sanitaria.

Le stime diffuse oggi dal Cerved, che prevedono una perdita di fatturato dai 220 ai 470 miliardi di euro a livello nazionale a seconda della durata della pandemia, danno il segno della gravità della situazione.

L’eccezionalità della crisi che il Paese sta vivendo richiede misure straordinarie di contrasto, che vanno indirizzate a tutte le tipologie e le dimensioni di impresa.

Gli imprenditori dell’Emilia-Romagna e del Paese – conclude il Presidente Ferrari – attendono dal Governo nei tempi più celeri possibili un provvedimento di portata ben più ampia, in grado di attenuare gli effetti della pesante recessione economica che abbiamo davanti e di ridare forza al sistema economico per ripartire finalmente con la spinta necessaria.

La crisi economica rischia ancora una volta di pesare più di tutti sull’Italia, già in rallentamento prima dell’emergenza e con spazi di manovra ben più limitati degli altri Paesi europei. Serviranno scelte davvero coraggiose e incisive, al di là della retorica e delle affermazioni di principio, in grado di mobilitare investimenti pubblici e privati per centinaia di miliardi, non per qualche decina”.

Il punto di vista di Confcommercio Ravenna

“Consideriamo le misure introdotte a sostegno delle attività economiche dal decreto Cura Italia soltanto un timidissimo inizio, che per ora disattende ogni aspettativa. Per un sistema economico come quello italiano le conseguenze della chiusura della pressoché totalità degli esercizi commerciali, dei ristoranti, dei pubblici esercizi, degli alberghi, delle discoteche, dei mercati, del terziario rappresenta un colpo pesantissimo.

Nell’immediato serve ben altro, una più ampia moratoria fiscale, così come un aiuto serio e concreto per i danni subiti in termini di crollo di fatturato; insomma serve più liquidità alle imprese, e in prospettiva investimenti efficaci e sostegno alla domanda. Esprimiamo parere nettamente contrario all’ipotizzato utilizzo dello strumento del  click day per consentire agli aventi diritto di richiedere l’indennità di 600 euro  prevista dal decreto: non possiamo fare a chi prima arriva prima alloggia.

E’ di fondamentale importanza pensare già adesso al successivo provvedimento di aprile, dove dovranno essere messe in gioco ben altre risorse, auspicabilmente in stretta collaborazione con l’Unione Europea.

Chiediamo inoltre ai Comuni di attivarsi per adottare ogni provvedimento utile per ridurre adeguatamente i Tributi locali, che per alcune categorie, come ad esempio gli ambulanti, hanno una forte incidenza nei costi. Occorrono da parte di tutti scelte chiare e decise, noi continueremo a fare la nostra parte e non ci tireremo indietro”.