Andrea Corsini sul turismo 2020: serve subito liquidità per operatori, si riaprirà solo rispettando regole

La proposta di Corsini: ristornare alle aziende attraverso prestiti delle banche una parte del fatturato perso in una percentuale del 20-30%, calcolata sul fatturato dei mesi di marzo, aprile, maggio, forse giugno del 2019

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Il turismo e, più in generale, tutto il settore dell’accoglienza, della ristorazione, del divertimento e della cultura, sono fra i settori più colpiti dalla crisi di Coronavirus. Qualcuno – è il caso del Governatore veneto Zaia dà per persa la stagione in corso – mentre altri sono meno pessimisti o più possibilisti, pur ammettendo la drammaticità della situazione. È il caso di Andrea Corsini, da pochi mesi riconfermato alla guida dell’Assessorato al Turismo dell’Emilia-Romagna. Dopo alcuni anni da record, il 2020 sarà l’anno della grande gelata. Per un settore che in Regione fattura circa 20 miliardi di euro e vale poco meno del 13% del PIL è una botta terribile. Corsini non si nasconde le gravi difficoltà del momento, ha alcune proposte utili per fronteggiare l’emergenza e sostiene che il settore dovrà in ogni caso adattarsi a un anno di passaggio attraverso la crisi, in cui dovranno cambiare le regole del gioco per tutti.

L’INTERVISTA

Assessore Corsini, il Presidente della Regione Veneto Zaia ha detto ieri in conferenza stampa che la stagione 2020 può considerarsi già perduta e che bisogna pensare al 2021. Ne è convinto anche lei?

“No. Non sono così categorico. Dico che in gran parte la stagione è pregiudicata, questo sì, e c’è poco da fare. Ma se la situazione epidemiologica ce lo permetterà – e dopo Pasqua, dopo un ulteriore inevitabile periodo di restrizioni, in base alla curva di diffusione del virus, ne sapremo di più – forse l’industria turistica potrà gradualmente riaprire. Se siamo fortunati già a giugno. Quindi, la stagione è pregiudicata, ma se ci sarà questa graduale riapertura, a giugno, come spero, con tutte le cautele del caso, non sarà tutta da buttare.”

Prima di 15-18 mesi non ci sarà un vaccino, dicono i virologi. E finché non ci sarà un vaccino dovremo in qualche modo difenderci dal Coronavirus, adottando misure di protezione. Ma allora che turismo sarà? Paradossalmente possiamo immaginarci tutti in spiaggia o in albergo con le mascherine? 

“Io so che questa cosa fa arrabbiare gli operatori del turismo, che vorrebbero sentirsi dire dall’Assessore regionale che sarà tutto come prima e tutto tornerà normale. Questo accadrà prima o poi, ma non subito. Allora, siccome dobbiamo avere tutti senso di responsabilità – dovremo averlo anche dopo, come lo stiamo avendo in questi giorni – io dico che la riapertura sarà possibile se saranno seguite determinate regole e certi codici di comportamento. Almeno per quest’anno. Naturalmente mi auguro di sbagliare, nel qual caso vuol dire che le cose andranno meglio del previsto. Ma io credo che se le cose vanno come stanno andando in questi giorni, in cui si vedono i primi spiragli di uscita dalla fase più acuta della pandemia, alcune attività potranno riaprire ma con delle regole. Prima le regole non c’erano. Adesso dovremo darcele per garantire livelli di protezione e di sicurezza che consentano a tutti di lavorare e vivere in tranquillità.”

Tempi e modi di riapertura li suggeriranno in gran parte infettivologi, virologi ed epidemiologi.

” Non c’è dubbio. Dobbiamo ascoltare ciò che ci dicono medici e scienziati. Comunque, immagino che alberghi, ristoranti, bar, osservando alcune regole, diverse da prima, possano riaprire. Altre attività per loro natura più difficilmente potranno riaprire presto. Mi immagino le discoteche. Come fai in discoteca a mantenere il giusto distanziamento?”

Happy hour tradizionali, anche no?!

“Esatto. I bar che facevano gli aperitivi al banco, dove la gente prima si accalcava, se vogliono riaprire dovranno ripensare al modo di fare l’aperitivo, magari non più al banco ma seduti. E così via. Io capisco che è una cosa stravolgente, che cambia tutto il modo di fare le cose. Gli operatori devono ripensare la loro attività. Ma tutti siamo chiamati a cambiare per un po’ le nostre vite. Dunque anche chi fa economia e turismo deve cambiare il modello organizzativo, se vuole continuare. È difficile, ma di qui non si scappa. Magari possiamo ragionare insieme anche sul come farlo. Io stavo pensando a una task force per mettere a punto delle linee guida. Non voglio e non posso entrare nel dettaglio di come organizzare il lavoro di un proprietario di stabilimento balneare, di un albergatore o di un ristoratore, ma alcune linee guida possono essere utili a tutti, ovviamente recependo le indicazioni della comunità scientifica.”

Insomma, lei dice, se siamo fortunati a giugno gradualmente il turismo potrebbe tornare a vivere. Ma non si ritornerà al prima. Servono per forza cambiamenti organizzativi e regole nuove. 

“Quest’anno è così. Non si può pensare di tornare alla normalità del prima Coronavirus. Credo che agli Italiani tornerà la voglia di andare in vacanza, ma vorranno anche essere sicuri dove soggiornano, quando vanno al ristorante o in visita a un monumento, e quindi il tema delle regole torna prepotente. Non è eludibile. Se ci mettiamo in testa di fare le cose giuste, qualcosa si può salvare nel turismo. Non sono così pessimista come Zaia. Certo, dal punto di vista dei fatturati è una stagione compromessa. Noi stiamo riprogrammando una serie di grandi eventi in autunno, fine settembre-ottobre: l’autunno sarà la nostra primavera se la condizione sanitaria ce lo consentirà.”

Si punterà tutto sul mercato italiano? Gli stranieri sono un miraggio con il Coronavirus in giro?

“Sarà un mercato solo italiano quest’anno. Assolutamente. La pandemia è globale. I nostri mercati turistici di riferimento sono investiti dal virus e generalmente sono anche più indietro di noi nella lotta al contagio. Quindi pensiamo all’Italia. Abbiamo già una strategia di comunicazione nel cassetto con due milioni di euro da investire nella promozione su tv, radio, social, faremo una grande campagna per far venire gli Italiani in Emilia-Romagna. Invece stiamo discutendo con i grandi tour operator internazionali, quelli che spero rimarranno in piedi dopo questa crisi, per riprogrammare i contratti per la stagione 2021.”

Il turismo è diventato negli anni uno dei settori economici più importanti dell’Emilia-Romagna: circa il 13% del PIL e 20 miliardi di fatturato. A quanto ammonterà la perdita del settore? Quali sono le stime?

“Perderemo probabilmente fra il 4 e il 5% del PIL in questo settore. Dipende ovviamente da tanti fattori. Quanto dura la chiusura. Le condizioni in cui si riaprirà. Attualmente si stima un calo della domanda dal 45 al 55%.”

Le misure già adottate dal Governo e quelle che sono state annunciate per fronteggiare la crisi economica non sono sufficienti. Lo ammette lo stesso Governo. Che invoca l’intervento di UE e BCE per fare fronte comune contro una crisi che è europea e mondiale. Per aiutare e salvare il settore del turismo cosa serve fare ora, subito?

“Per prima cosa occorre posticipare tutti i pagamenti delle aziende al 31 dicembre, dalle rate dei muti a tutte le scadenze fiscali e contributive. Tutto quello che si dovrebbe pagare in questi mesi deve essere posticipato, per lasciare un po’ di soldi e di liquidità alle imprese. Perché questa è la grande priorità. Allora, proprio per fare arrivare alle imprese la liquidità necessaria a sopravvivere e a superare questa fase, io ho proposto di ristornare alle aziende attraverso prestiti delle banche una parte del fatturato perso – parlo di bar, ristoranti, alberghi etc… – in una percentuale del 20-30%, calcolata sul fatturato dei mesi di marzo, aprile, maggio, forse giugno del 2019. Questa sarebbe una grande operazione di aiuto. Le due cose, dilazione dei pagamenti e prestiti delle banche garantiti dallo Stato, potrebbero dare una mano alle aziende in difficoltà.”

Prestiti con quali coperture?

“Naturalmente questa è l’operazione da fare in ambito europeo con la BCE. È la BCE che deve immettere una forte iniezione di denaro sul mercato, per irrorare il sistema economico attraverso le banche. Le istituzioni italiane ed europee fanno da garanzia. Le imprese poi restituiranno a tasso zero in tot anni il prestito.”

Lei ha parlato anche di bonus vacanza. Cos’è?

“Una seconda cosa da fare è stimolare la domanda interna. Siccome nel 2020 ci rivolgiamo al mercato italiano perché quello estero è fuori target per noi, allora il Governo potrebbe fare il bonus vacanza, cioè 250 euro di credito d’imposta per le famiglie italiane che fanno le vacanze in Italia. Nel paniere ci sarebbero quindi le spese per alberghi, musei e siti culturali, parchi, trasporto pubblico. Insomma questo bonus è uno stimolo ad andare in vacanza, in Italia, perché offre in cambio un risparmio fiscale.”

E per gli stagionali?

“Un’altra misura, infine, riguarda i lavoratori del turismo e in particolare gli stagionali che non godono della cassa integrazione. Per loro c’è l’indennità di disoccupazione, ma è a termine. La gran parte di quelli che dovevano fare la stagione balneare 2020 non verranno assunti. Quelli cosa fanno? Come vivono? Dobbiamo trovare uno strumento di sostegno anche per loro. Come Regione Emilia-Romagna siamo disponibili a intervenire e fare la nostra parte, ma serve un intervento del Governo. La Regione potrà integrare poi eventualmente una misura del Governo di copertura anche minima per gli stagionali. Ovviamente per quelli che risiedono in Regione, non per quelli che vengono da altre parti d’Italia.”

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