Emergenza Coronavirus. Romagna, trasporto pubblico e privato in picchiata: perse il 92% delle domande legate al turismo

Prenotazioni in picchiata e stop forzato per quasi tutto il settore del trasporto pubblico e privato in Romagna. Nel mese di marzo l’effetto Covid-19, oltre a fermare il trasporto scolastico, ha causato un crollo verticale della domanda di trasporto: meno 60% per la mobilità pubblica e meno 92% per il trasporto turistico. Sono questi i dati comunicati dal consorzio CO.E.R.BUS, che rappresenta circa l’80% del trasporto privato in Romagna, da Imola a Rimini.

Il divieto di spostamento e la chiusura anticipata delle scuole hanno infatti bloccato quasi completamente l’intero settore del trasporto pubblico locale, che solo in Romagna e solo per le aziende del consorzio, con oltre 600 addetti, muove 10 milioni di persone l’anno. A risentire della crisi non è però solo il trasporto pubblico, ma anche quello privato, con il tracollo del turismo, “un’attività tipicamente stagionale quindi non recuperabile”, spiega Bruno Riccipetitoni, presidente del consorzio CO.E.R.BUS.

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Per evitare il default dell’intero settore, il consorzio chiede al governo di non essere lasciato solo. Un aiuto è arrivato nelle scorse settimane con la moratoria di sei mesi sui mutui, l’uso degli ammortizzatori sociali e la disponibilità della Regione Emilia-Romagna, che ha messo in campo, attra

verso il consorzio fidi, 10 milioni di euro. Tuttavia, dinanzi a un’emergenza che durerà ancora diversi mesi non basta. CO.E.R.BUS chiede attenzione al governo, a partire dal decreto ora al vaglio della Camera, che, nella prima stesura votata al Senato, precisa che i contratti del trasporto pubblico e privato vanno onorati. Si teme che le risorse che i Comuni hanno già stanziato non vengano corrisposte a causa del blocco.

“Non pretendiamo il cento per cento degli importi contrattuali, ma il giusto indennizzo – continua Riccipetitoni -. Un indennizzo che non può essere lasciato alla libera contrattazione dei Comuni. No a figli e figliastri”. Inoltre, il consorzio chiede alle stazioni appaltanti di non attivare le gare e di fermare quelle in corso. “Serve la proroga dei contratti in essere – precisa il presidente di CO.E.R.BUS -, non istituire una gara senza conoscere le condizioni tecnico sanitarie con le quali dovremo affrontare il futuro”.

Un settore, quello del trasporto, che rappresenta un modello a livello nazionale, spiega Riccipetitoni: “L’Emilia-Romagna è l’unica regione dove il pubblico e il privato si sono uniti a favore della qualità del servizio e di una maggiore tenuta delle aziende pubbliche, che hanno avuto la possibilità di chiudere i bilanci in attivo risparmiando oltre 10 milioni l’anno”.

Nelle prossime settimane bisognerà fare i conti con la “fase 2”, quella di convivenza con il virus. “Cambieranno gli stili di vita di tutti e il trasporto pubblico e privato subirà per forza alcune modifiche – commenta Bruno Riccipetitoni -. La mobilità è infatti flessibile e organizza i servizi secondo le necessità: scuola, uffici pubblici, fabbriche e privati presenteranno nuove necessità che oggi non è possibile prevedere”.

Di fronte a questi cambiamenti il rischio di fallimento è serio secondo il consorzio: “Il post pandemia potrebbe segnare un ulteriore tracollo del trasporto pubblico, a favore di un uso maggiore dei mezzi privati. Il bisogno dei cittadini di ricevere, in tempi brevi, comunicazioni soprattutto chiare e non contraddittorie potrebbe spingere gli utenti all’uso dei mezzi privati, allontanandoli dal trasporto pubblico e determinando anche un costo ambientale. Tutto questo a prescindere dai nuovi protocolli e dalle nuove regole in termine di disinfestazione dei mezzi”.