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Porto di Ravenna. Piloti, ormeggiatori, rimorchiatori: così lavoriamo in sicurezza, decisi a superare l’emergenza Covid

“Ringrazio il Sindaco del Comune di Ravenna, le Organizzazioni Sindacali, i rappresentanti delle Istituzioni e delle Imprese, l’AUSL, l’Ufficio di Sanità Marittima e la Capitaneria di Porto per lo stimolo e l’impegno che ci hanno consentito di adottare questo Protocollo per la Sicurezza delle attività portuali”. Con queste parole il Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Daniele Rossi, ha commentato nei giorni scorsi (il 14 maggio) la definitiva approvazione del Protocollo sulla Sicurezza finalizzato a tutelare la salute pubblica e garantire la massima sicurezza dei lavoratori e delle operazioni portuali. Si è trattato di un aggiornamento del primo protocollo del marzo scorso. Il Protocollo è uno strumento che detta linee guida, coerenti con le molteplici disposizioni progressivamente emanate dalle varie Autorità, calate nelle singole realtà del settore portuale, che consentono di armonizzare i livelli di prevenzione e le misure di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori impiegati nel Porto.

Al di là dei contenuti di dettaglio (che vanno, per esempio, dagli obblighi di informazione e formazione alle modalità di ingresso e di uscita in azienda dei dipendenti, dalle indicazioni sulle attività di pulizia e sanificazione alle precauzioni igieniche personali da osservare, dalla gestione degli spazi comuni alla riorganizzazione del lavoro, dal come gestire una persona sintomatica in azienda alla sorveglianza sanitaria, ecc.) si può aggiungere che quello di Ravenna è il primo esempio di Protocollo adottato a livello regionale in funzione del contenimento della diffusione del Covid-19 e pertanto potrebbe essere preso come riferimento per altri settori. Nel frattempo, in marzo (ultimi dati disponibili) si sono fatte sentire decisamente le conseguenze della crisi da Coronavirus nei traffici nel Porto di Ravenna. Infatti marzo 2020 ha fatto registrare una decisa flessione sull’anno scorso: meno 30,4% (1.761.883 tonnellate contro le 2.532.490 tonnellate di marzo 2019), portando il disavanzo del primo trimestre del 2020 a un meno 12,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Del lavoro in sicurezza al tempo del Coronavirus e di altro parliamo con alcune delle categorie e aziende più impegnate sul fronte del porto.

Porto Ravenna Jolly Vanadio

LUCA VITIELLO – SERS GESMAR

“Con l’emergenza Coronavirus ci siamo adoperati per l’applicazione rigorosa dei protocolli di sicurezza in ambito portuale, per garantire la continuità operativa del servizio rimorchiatori nel Porto di Ravenna, di fatto un servizio pubblico che non può fermarsi mai. Per questo – dichiara Luca Vitiello (nella foto sotto) a capo di Sers Gesmar – abbiamo costituito 15 unità produttive o equipaggi composti di 3 persone ognuno, tutti separati e operanti in regime di completa autonomia e separatezza, al fine di evitare al massimo i contatti e il rischio di contagio.”

L’operatività è stata dunque garantita, ma i problemi per Sers Gesmar sono gli stessi del Porto più in generale: il calo dell’attività è stato nell’ordine del 25-30% in questa prima parte del 2020. Vitiello guarda alla seconda parte dell’anno, quella che dovrebbe assicurare la ripresa, ma non è molto ottimista: “Il 2° semestre andrà sicuramente meglio del primo. Già dopo l’inizio della Fase 2, il 4 maggio, stiamo lavorando un po’ di più, ma 15 giorni di lavoro non sono un elemento ancora sufficientemente indicativo. Le prospettive del Paese purtroppo sono drammatiche. Il Decreto Rilancio del Governo contiene solo misure assistenziali. Si sta facendo una politica che tende a sostenere soprattutto la domanda, troppo poco invece per sburocratizzare e sbloccare la produzione industriale, per creare un ambiente favorevole a chi produce ricchezza. In questo Paese ci sono ancora energie, risorse, capacità imprenditoriali, ma sono compresse: si riesce a fare solo il 20 o 30% di quello che si potrebbe fare. Bisognerebbe favorire gli investimenti produttivi, indirizzare i risparmi in quella direzione, invece si sostiene la domanda, il consumo: ma in questa maniera si finisce per favorire l’importazione dall’estero, dalla Corea o dalla Cina, perché in Italia è sempre più difficile produrre qualcosa. È un sistema imballato. E il Covid-19 non ha aperto gli occhi alla classe di Governo: fanno sempre gli stessi errori.”

Luca Vitiello

Sul futuro a lungo raggio del Porto di Ravenna e sull’Hub Portuale, Vitiello aggiunge: “Siamo riusciti a portare il progetto in porto: è già una buona cosa in un Paese difficilissimo come il nostro, dove per fare queste opere impieghiamo un tempo 4 o 5 volte superiore rispetto a quello che impiegano altri Paesi. Nella competizione globale la velocità con cui si fanno le cose e si danno le risposte è fondamentale.”

ROBERTO BUNICCI E MASSIMILIANO FABIANI – PILOTI DEL PORTO

I Piloti del Porto di Ravenna per garantire la loro continuità operativa e la sicurezza – oltre a tutte le altre misure definite nei protoccoli messi a punto a marzo e aggiornati poi a maggio – hanno separato nettamente fra loro in maniera verticale due squadre di lavoro, una condotta dal Capo Pilota Roberto Bunicci, l’altra dal Sottocapo Pilota Massimiliano Fabiani. I membri delle due squadre non hanno contatti fra loro e con la rimodulazione dei turni i Piloti del Porto garantiscono così il loro lavoro h24. “Nella malaugurata ipotesi che scopriamo un caso di positività e dobbiamo mettere in quarantena componenti di una squadra, abbiamo sempre l’altra squadra operativa. Perché non possiamo fermarci mai” precisa Massimiliano Fabiani, reduce dalle operazioni di pilotaggio per fare uscire in sicurezza dal Porto di Ravenna la Jolly Vanadio, la grande nave che aveva attraccato il 16 maggio al Terminal Nord del Gruppo Sapir – 239 metri di lunghezza (280 con la rampa di poppa estesa) e 37,5 di larghezza – appartenente alla flotta della Ignazio Messina, storica compagnia di navigazione genovese.

“Certamente è una grande nave, non so se sia la più grande mai entrata in Porto a Ravenna, come si è detto. – chiarisce Fabiani – Infatti, ha potuto attraccare grazie a una particolare deroga per via della larghezza. Certo non è stata un’operazione di ordinaria amministrazione farla entrare e farla uscire dal Porto, ma tutto è filato via liscio senza complicazioni. A progetto Hub Portuale Ravenna realizzato, potranno cambiare alcune cose, certo, ma in che maniera si dovrà vedere. Con l’escavo dei fondali aumenterà il pescaggio e la portata delle navi, mentre per quanto riguarda lunghezza e larghezza delle navi, ci sono limiti difficili da superare.”

Dello stesso argomento parla anche il Capo Pilota Bunicci (nella foto sotto): “Siamo fiduciosi e speranzosi che tutto proceda secondo i tempi prestabiliti, che il cronoprogramma dell’Hub Portuale sia rispettato, perché abbiamo assolutamente bisogno dell’ammodernamento del nostro Porto con i nuovi fondali, le nuove banchine e tutti i lavori di manutenzione necessari.”

Roberto Bunicci

“La crisi provocata dal Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulla nostra attività, – continua Bunicci – con una perdita di un terzo del fatturato. E per il futuro le certezze sono poche. La ripresa ci sarà, certo, ma non sappiamo come sarà. Il Porto è una piastra logistica e in questi mesi ha funzionato come un polmone che ha soprattutto immagazzinato merci, ora queste merci debbono ricominciare a circolare con la ripartenza di tutta l’economia. La ripresa si vedrà nel lungo periodo non in questi primi giorni di maggio. Speriamo che torni a girare l’economia italiana e internazionale. La nostra fortuna è che il Porto di Ravenna è diversificato quanto a traffici e merceologie e vanta a ridosso delle banchine una zona industriale che può produrre riducendo al massimo la distanza logistica. Ma – come dicevo – tutto deve tornare a girare.”

ANDREA ARMARI – GRUPPO ORMEGGIATORI

“Stiamo applicando nella nostra attività i protocolli di sicurezza condivisi messi a punto in ambito portuale – dichiara Andrea Armari (nella foto sotto) – sui quali non ho nulla da eccepire. Non ci sono negatività. D’altra parte la nostra attività si svolge in grande parte all’esterno, all’aria aperta. Qualche complicazione in più c’è, ovviamente, ma siamo in grado di adottare con relativa tranquillità le misure di protezione e di distanziamento sociale richieste. Oltre alle misure generali, noi abbiamo adottato un nostro protocollo interno, rimodulando squadre e turni di lavoro.”

“Come ormeggiatori non ci occupiamo ovviamente della parte commerciale del lavoro portuale, e abbiamo registrato un calo di attività e di fatturato in linea con il calo dei traffici del Porto di Ravenna comunicato dall’Autorità Portuale. Non c’è stata nessuna riduzione di personale abbiamo solo rimodulato la turnistica sulle esigenze del momento e per garantire un maggiore distanziamento sociale. – continua Armari – Per il futuro al momento non vedo ancora movimenti che facciano ben sperare, ci affidiamo alla capacità dei nostri terminalisti di fare business.”

“La Jolly Vanadio è una grande nave – dice poi Armari a proposito dell’attracco di questi giorni di cui si è parlato molto – ma ne abbiamo ormeggiate altre di questa dimensione. Certo l’attenzione è maggiore del solito in questo caso, ma noi siamo abituati anche a navi più grandi, le navi gasiere lunghe 300 metri e larghe 50, per esempio, che attraccano al rigassificatore al Largo di Porto Levante nella giurisdizione di Chioggia-Venezia. E poi anche qui da noi, al Terminal Crociere, certe navi da crociera sono molto più imponenti.”

Andrea Armari