Nel Recovery Plan non c’è progetto su CO2 di Eni a Ravenna. Azione Ravenna: dietrofront inspiegabile da parte del governo

Nell’ultima versione del Recovery Plan il governo non ha inserito i 1,35 miliardi di euro che dovevano essere stanziati per il centro di carbon storage di Eni a Ravenna, progetto che prevedeva lo sfruttamento dei giacimenti di gas oramai esauriti e la loro riconversione impianto di cattura e stoccaggio di CO2 .

Sulla notizia è intervenuta anche Azione Ravenna: “in seguito alla sua esclusione dal Recovery plan, il “progetto Ravenna”, con cui Eni intende riconvertire i propri pozzi offshore nel più grande centro di cattura della CO2 al mondo, perde una dei suoi più importanti strumenti di realizzazione. Una grave decisione che rischia di minare le basi del progetto stesso, e che potrebbe portare alla scelta di realizzare l’opera in paesi maggiormente attenti all’innovazione”.

“Il progetto è indubbiamente una delle opportunità più importanti non solo per il territorio ravennate, ma per il paese stesso: il riutilizzo dei giacimenti esauriti nell’offshore ravennate, 400 pozzi che permetterebbero la costruzione del più grande centro di cattura e stoccaggio della CO2 al mondo per capacità, fornirebbe un’occasione di rilancio e riconversione ecologica fondamentale per il settore offshore italiano e soprattutto ravennate, già penalizzato dal blocco delle trivellazioni – proseguono da Azione Ravenna -. Un settore che, nella città, ha continuamente investito e prodotto importanti esternalità, solo per citare gli ultimi anni, ricordiamo l’impegno con cui Eni ha valorizzato la laurea in Offshore Engineering dell’Università di Bologna e che, rappresentando un unicum nel panorama nazionale, ha elevato l’offerta formativa della sede di Ravenna attirando i talenti che formeranno il futuro del settore”.

“Le sfide della realizzazione del centro di carbon capture avrebbero inoltre permesso di costruire nella città nuove esperienze e competenze, necessarie a proiettare le aziende e i professionisti dell’offshore italiano verso le posizioni di leadership mondiale nel settore, soprattutto riguardo alla capacità di implementare queste nuove tecnologie che stanno già muovendo i primi passi in altri paesi come Norvegia, Olanda e Gran Bretagna – sottolineano -. La perdita di una tale occasione rappresenta quindi uno smacco inaccettabile alle ambizioni del Paese, che rischia di farsi schiacciare dai competitor, e soprattutto un dietrofront inspiegabile da parte del governo, visto che solo sei mesi fa, lo stesso Giuseppe Conte aveva indicato il progetto come strategico per la modernizzazione e la transizione energetica dell’Italia”.