C’è anche la faentina Marina Francesconi licenziata dall’Omsa, tra i volti della Campagna nazionale della Filctem Cgil sul lavoro

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La Filctem Cgil ha avviato a livello nazionale la campagna “Si scrive Lavoro si legge Identità” a sostegno delle donne. “L’intento è di raccontarne, attraverso video, fotografie e storie, percorsi di vita e di lavoro, storie di impegno e di lotta, di difesa dei diritti, soprattutto contro le violenze. È un’occasione per promuovere l’universo femminile come punto di riferimento per una narrazione collettiva e aggregante, indicando strade di libertà, uguaglianza e affermazione di diritti” spiegano dalla Filctem CGIL.

“Nell’ambito della campagna nazionale è stata realizzata una prima video-intervista che propone la testimonianza di Marina Francesconi, ex dipendente Omsa che perse il lavoro quando l’azienda, con un importante stabilimento produttivo a Faenza, decise di delocalizzare. Nel 2010 la fabbrica di collant di Faenza spostò l’attività di produzione in Serbia lasciando a casa 350 lavoratori, di cui 320 donne”  proseguono dal sindacato.

“La testimonianza di Marina è semplice, lineare e coinvolgente. Una donna scippata, insieme alle sue compagne, delle certezze, del futuro, della libertà di poter contare sul proprio impiego. Marina è una lavoratrice che ha incrociato l’amara esperienza del licenziamento. Ha reagito mettendo in gioco se stessa e la propria vita di moglie e madre. Senza essere un supereroe. Senza gesti plateali. Senza pretendere altro che la salvaguardia della dignità e della libertà che un lavoro stabile le aveva assicurato” raccontano dalla Filctem.

L’intervista ripercorre assemblee, consigli comunali, interviste, interventi in celebri trasmissioni TV, persino uno spettacolo teatrale con repliche in giro per l’Italia e l’Europa per opporsi alla chiusura di uno stabilimento che per anni ha rappresentato una vera e propria eccellenza italiana.

“Marina ha lottato con le sue compagne, col sostegno di molti, contro l’avversione di chi non riteneva possibile che un pugno di donne sarebbe riuscito nell’impresa di coalizzare territorio, politica e sindacato fino alla realizzazione di uno dei pochissimi esempi di reale e completa riconversione di un sito industriale, salvaguardando la gran parte dei posti di lavoro” concludono dal sindacato.

L’intervista integrale è visibile sul sito www.collettiva.it al seguente link  https://bit.ly/3igA8z7

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