Concessioni balneari. Maurizio Rustignoli (pres. Coop Spiagge Ravenna): “Settore in ginocchio, rischia di sparire il modello Romagna”

La sentenza di ieri, martedì 9 novembre, emessa dal Consiglio di Stato, che blocca le concessioni demaniali al 2024 invece che al 2033, come prevedeva la precedente legge 145 del 2018, è caduta come un fulmine a ciel sereno sui gestori degli stabilimenti balneari italiani e anche nostrani.

Introducendo l’obbligo di gara per l’affidamento delle concessioni a partire dal 1° gennaio 2024 – negli intenti per promuovere la concorrenza e adeguare la legge italiana alle norme di diritto europeo – rischia di creare un grosso squilibrio nel comparto turistico balneare, che pone a rischio la tenuta del sistema e mette in ginocchio un mondo, da poco risollevatosi dopo i devastanti effetti della crisi pandemica.

Per capire meglio cosa succederà nel prossimo futuro e che ricadute ci saranno sul turismo, abbiamo chiesto l’opinione di Maurizio Rustignoli, presidente della Cooperativa Spiagge di Ravenna, che rappresenta i 210 stabilimenti balneari della costa ravennate, 9 lidi da Casal Borsetti a Lido di Savio, per un totale di circa 37 km di costa.

Rustignoli, ve l’aspettavate?

Così come si è presentata non ce l’aspettavamo. Pensavamo che il Consiglio di Stato si sarebbe pronunciato sulla conformità della legge 145 rispetto alle normative europee. Invece è intervenuto in maniera capillare. Non sono un avvocato, ma ascolto il parere dei nostri consulenti legali: i giudici hanno stabilito un’ipotesi di durata del titolo concessorio, cosa nuova per l’Italia, dove è il legislatore a stabilirlo. La legge 145 lo faceva valere fino al 2033, non si capisce secondo quali parametri i giudici del Consiglio di Stato lo abbiano ridotto al 2024. Le sentenze vanno sempre rispettate, ma possono essere analizzate, ed è quello che stiamo facendo. Nella peggiore delle ipotesi, ci aspettavamo che si chiedesse una revisione parlamentare della legge.

Ci tengo però a sottolineare che il tema della durata del titolo è una parte della sentenza, che ribadisce anche, nel caso in cui sia prevista la gara, la necessità di riconoscere un indennizzo e la professionalità del concessionario precedente. Nonostante questi capisaldi fondamentali, la reputo una sentenza punitiva per il comparto balneare.

Cosa si intende con “indennizzo”?

I concetto è molto chiaro: stabilire il valore dell’impresa. Noi concessionari, dallo Stato abbiamo ricevuto un pezzo di spiaggia, sul quale nel corso degli anni abbiamo realizzato tutte le opere di urbanizzazione, costruito un manufatto, che è stato poi attrezzato, creando un introito. Riconoscere il valore aziendale significa che, se si fa la gara, deve venire nominato un perito, che dovrà fare una perizia depositata in tribunale, per stabilire il valore del bene e riconoscere economicamente gli investimenti fatti. Altrimenti siamo davanti ad un esproprio, un saccheggio, che crea un vantaggio eccessivo per chi deve entrare e uno svantaggio per chi deve uscire.

Molti gestori di stabilimenti balneari, sull’onda della proroga al 2033, avevano messo in cantiere importanti investimenti. E ora?

C’è di più: spesso quegli investimenti sono stati fatti con mutui e prestiti bancari garantiti con proprietà personali. Le banche non possono fare ipoteche sulle aziende balneari, che stanno su terreno demaniale, dunque chiedono a garanzia le case o altri possedimenti dei gestori. Ci sono persone, famiglie, che oggi si troverebbero ad avere mutui da pagare, coperti da ipoteche sulla propria casa di abitazione o altre proprietà e rischiano di perdere l’azienda, che gli avrebbe garantito il reddito per rientrare da quei debiti. Nel ravennate si parla di almeno 40-50 imprese su 210 stabilimenti balneari.

Chi ha comprato da poco uno stabilimento balneare è in una brutta situazione, insomma?

In realtà, la situazione è nera per tutti. Chi vive di turismo balneare da decenni ha investito tutta la propria vita lavorativa in questo settore. Anni di ritorni economici, certo, ma anche di sacrifici e reinventarsi una posizione lavorativa a 50 anni non è uno scherzo.

Oltre al non secondario tema dei problemi economici dei gestori, quali altre ricadute ci possono essere sul sistema turistico nel suo complesso?

Pensiamo a quel gestore che ha un timbro sulla sua concessione, valevole fino al 2033, registrato all’ufficio competente, sulla quale ha pagato le tasse di registro: oggi in base di quanto previsto dalla sentenza, è carta straccia. Si aprirebbe una possibilità di contenzioso infinito: fino a prova contraria, il concessionario può ricorrere e questo vorrebbe dire andare a bloccare e ingessare ancora di più il sistema turistico balneare, azzerare gli investimenti, le compravendite di stabilimenti balneari e il comparto, che si era iniziato a risollevare dopo la pandemia, è di nuovo in ginocchio. Non mi riferisco solo ai gestori, ma a tutta la filiera che c’è dietro, chi vende attrezzature da spiaggia, per i bar e i ristoranti, chi fa manutenzioni. Solo stamattina ho ricevuto 4 telefonate da alcuni miei fornitori spaventati: mi hanno detto di aver ricevuto in sole 2 ore il 60% di disdette sugli ordini che avevano già acquisito. La fiera di Rimini, il Sana, era andata bene per i fornitori, c’era stato mercato, ma ora in molti si stanno tirando indietro.

Con le gare europee, dobbiamo aspettarci che un grosso imprenditore, italiano o straniero, possa acquisire pezzi delle nostre spiagge?

C’è quel rischio: ad un gruppo di investimento non interessa una concessione ma un pacchetto. Non dimentichiamoci di un’indicazione giunta anche un paio d’anni fa dalla magistratura: questi canali sono quelli che piacciono a chi deve riciclare del denaro. Attenzione ai capitali illeciti che si possono infilare in queste operazioni.

Cosa succederà dall’anno prossimo, se la sentenza verrà applicata tal quale?

Innanzitutto nessuno investirà più. Inoltre, se oggi, con tutti i suoi difetti, il sistema balneare italiano e anche ravennate funziona bene, viene sovvertito un paradigma. Sulle nostre spiagge i turisti non sono attratti da un mare da favola, ma dai servizi, dall’accoglienza, dalla gastronomia locale, dalla cordialità, dalla varietà di offerta messa in campo da ogni singolo imprenditore. Dietro gli stabilimenti balneari ci sono delle famiglie, ognuna con la propria unica mentalità imprenditoriale. Un grande soggetto questa cosa non ce l’ha. Tutto questo rischiamo di perderlo.

E adesso che si fa?

La sentenza ha stabilito in modo chiaro l’urgenza di sedersi attorno ad un tavolo e stabilire regole certe per la gestione futura degli stabilimenti balneari. Questo è quello che in prima battuta chiediamo. La prima cosa che faremo ora, con ancor più determinazione di prima, è di aprire un tavolo di concertazione con il Governo, con tutte le associazioni di categoria più rappresentative dei balneari, per discutere di come regolamentare il settore. Ci riserviamo poi di analizzare ulteriormente la sentenza con i nostri uffici legali e, se troveremo incongruenze importanti, faremo valere i nostri diritti nelle sedi opportune. Se e come confrontarci con la sentenza lo decideremo nei prossimi giorni.

È indispensabile scrivere delle regole, ma i diritti acquisiti dai gestori balneari non possono essere messi in discussione. È chiaro che rispetto ad una situazione in cui la legge ci garantiva una continuità automatica, oggi ci troviamo con molte incertezze.

Si può discutere di valorizzare i canoni. Non siamo contrari ad una rivalutazione delle concessioni dei beni pubblici, non c’era bisogno della Bolkestein. Ovviamente bisognerà classificare le spiagge, perché Forte dei Marmi non potrà pagare come Casal Borsetti, ma si può procedere ad un percorso per aumentare il valore delle concessioni, compatibile con la sostenibilità aziendale.

Commenti

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  1. Scritto da Emanuele

    A mio modestissimo avviso, comunque di un non addetto ai lavori, si sta gridando “al lupo al lupo” un po’ troppo. Ci sono tantissime situazioni di privilegi nelle concessioni che si tramandano di generazione in generazione su terreni pubblici che così non possono essere ceduti al miglior offerente. A mio avviso questa situazione è scandalosa in un Paese europeo. Lo è ancor di più poichè si è sempre andato avanti con proroghe di cui si sapeva benissimo che prima o poi ne saremmo dovuti uscire. Quindi ben venga la sentenza. Non credo proprio che ci ritroveremo solo multinazionali nella gestione dei nostri arenili. Anzi. Saranno sicuramente i più grandi (e organizzati) a vincere le gare. I piccoli soccomberanno. E, francamente, non mi importa gran che come consumatore. I piccoli avranno, come via di fuga, la possibilità di lavorare per i grandi.

  2. Scritto da Sergio

    Emanuele, non c’era bisogno di specificare che lei è “un non addetto ai lavori”. Lo si sarebbe capito benissimo da quello che ha scritto visto che non gliene può fregar di meno di quello che potrà capitare a persone che hanno dedicato tutta o gran parte della loro vita, con cospicui investimenti, a quelle attività di cui ora a lei “non importa gran che come consumatore”. Il classico commento di chi non è coinvolto direttamente nella questione.

  3. Scritto da bat

    emanuele vede il problema un pò superficialmente e ci sta.sergio lo vedo un pò colpito nel vivo, forse la verità sta nel mezzo. semplicemente gli investimenti dei bagnini devono essere salvaguardati, ma non è corretto anche che un bagno abbia un valire decine di volte in più den immobile che ha. il terreno non gli appartiene. è successo cosi anche con la liberalizzazione delle licenze

  4. Scritto da fabio turchetti

    ”perché Forte dei Marmi non potrà pagare come Casal Borsetti, ma si può procedere ad un percorso per aumentare il valore delle concessioni, compatibile con la sostenibilità aziendale”.
    Corretto. E’ pure anche vero che ” sostenibilità aziendale” è un percorso molto accidentato. Non vorrei essere nella amministrazione che, considerato il valore di acquisto/vendita di uno stabilimento lo dovrà parametrare agli incassi dallo stesso. Come giustificare il milione di euro per uno stabilimento balneare a Marina di Ravenna?.
    A questo punto quanto vale la concessione?
    Ricordo che viviamo in un ”libero mercato ” e questo ha delle regole. La parola ”libero ” tanto citata in occasioni improprie, presuppone che ci siano nuove attività e altre ovviamente chiudano.

  5. Scritto da Ed

    E’ finita la pacchia.
    CI lamentiamo poi di Amazon che paga poco in Italia? Lo stato incassa (forse) 100ML€ da 29.000 concessioni.

    Fate voi il calcolo.

    E’ necessario innovare, competere, misurarsi con la concorrenza magari anche internazionale.

    Chi ha investito è giusto che venga ripagato, infatti chi si aggiudicherà la licenza per la “sabbia” farà poi un’offerta anche per lo stabilimento.
    Che sia congrua o meno lo deciderà il mercato, non certo le rendite di posizione

  6. Scritto da Fidenzio

    A mio parere il Consiglio di Stato ha deciso in modo giusto per i balneari che a mio parere, erano diventati i padroni della spiaggia che doveva essere di tutti i cittadini, Ci guadagnavano , a mio giudizio moltissimo, pagando un canone irrisorio (nel 2002 un chilometro di spiaggia per 20 metri fu pagato alla Bassona 550 Euro). I redditi dichiarati, mi risulta fossero mediamente sui quindimila Euro annui (meno di un operaio dipendente) ma quando vendeva lo stabilimento si prendevano cifre altissime.
    Bene sarebbe che le concessioni disponibili fossero messe all’asta a partire da un minimo giusto per dare ai cittadini proprietari del bene spiaggia il giusto reddito da spandette per il servizio pubblico. Sarebbe giusto pure che fra una concessione e l’altra ci fosse una striscia di spiaggia libera per pensare anche a chi non si può permettere lo stabilimento che per molti costa troppo.

  7. Scritto da Ba

    Questo è un problema che va avanti da tempo, nessuno si sente di prendere decisioni drastiche perché come la fai la sbagli ed in ogni modo crei scontento. Chi investe su terreno demaniale deve avere chiaro il concetto di quello che fa.Io sono per la libera concorrenza però nello stesso tempo non condivido che arrivi una realtà che sia privato o multinazionale con una pacconata di soldi e spazzi via quello che è stato fatto in molti anni dando da vivere ai bagnini e indotto.

  8. Scritto da Aldo

    Era Ora

  9. Scritto da jack

    Mi risulta che in questi due anni i proprietari degli stabilimenti balneari non si possano proprio lamentare perchè per ovvi motivi gli spostamenti delle persone sono stati veramente pochi ed i bagni e relativi ristoranti erano sempre pieni. Fare investimenti su una concessione in affitto è sempre rischioso perchè prima o poi le regole cambano e questo gli imprenditori lo sanno bene.

  10. Scritto da Emanuele

    Sergio e bat, sono comunque stato un piccolo imprenditore di un esercizio commerciale qualche tempo fa. E non vivevo di rendite di posizione, ma di innovazione continua. Dunque, ben venga la sentenza perchè ristabilisce un po’ di giustizia di mercato. Chi si preoccupa sa di non avere voglia di innovare, poichè comunque saranno riconosciuti gli investimenti fatti, non certo la rendita di posizione però! Sarà *solo* questa la perdita degli attuali “concessionari” che, giustamente dal loro punto di vista, rosicano. Il problema è che loro sono una larga minoranza e privati, mentre dall’altra parte ci sta il pubblico. Non sarò del settore, ma non credo che il ragionamento sia così sbagliato.

  11. Scritto da Gianfranco

    Finalmente verranno correttamente valutati i veri valori dei canoni demaniali (speriamo), purtroppo fino ad ora il balzello era una pura formalità che nella maggior parte dei casi veniva assorbita con l’incasso di una sola giornata. Poi se si vuol far passare che i gestori degli stabilimenti facciano il lavoro più faticoso ed impegnativo del mondo è un altra cosa. Chissà che non parta davvero la libera concorrenza, secondo me porterà solo dei benefici per gli avventori.
    NB: “… perché Forte dei Marmi non potrà pagare come Casal Borsetti” è perchè no, la sabbia ed il mare è uguale in entrambi i posti, la bellezza e l’attrattività turistica di un luogo è fatta in gran parte dagli imprenditori e dalle infrastrutture. Se Casal Borsetti è rimasta ferma agli anni 70 non è colpa di Forte dei Marmi, non mi risulta che a Forte dei Marmi vi sia un attracco per navi da crociera, una città turistica paragonabile a Ravenna o un parco tematico come Mirabilandia, ma spesso gli “imprenditori” sono presi solo dal profitto del loro piccolo orticello.

  12. Scritto da batti

    piano piano sempre in ritardo , e costretto con la forza a adeguare i privilegi,a volte abusi, ancora ne rimangono tanti ex le farmacie, i taxi,molti dirigenti pubblici agricoltori ecc. gli INDUSTRIALI,hanno preso e prendono denari pubblici e vanno all estero a investire e qui chiudono” e non compriamo quei prodotti che in italia non si fanno” e ci licenziano, ci sta che rustignoli si adoperi è il suo lavoro.questo paese o mette tutti nella stessa condizione, o sprofondiamo tutti, e chi rimane indietro va aiutato a proseguire. poi ci sono le tasse,chi evade prima di fregare lo stato, inginocchia chi le paga

  13. Scritto da matteo

    Abbiamo visto come hanno reso le spiagge e l’arenile in generale: un mega ristorante a celo aperto con una puzza repellente!! non è per caso che i turisti veri non vengono più! solo il mangia sporca e fuggi il sabato e al massimo la domenica mattina dei ciccioni repressi in funga da Bologna , Modena … etc.
    Era ora che la riva torni alla normalità!

  14. Scritto da Ferdinando

    E sai che perdita!

  15. Scritto da Renato Brunetta

    “Un settore in ginocchio”? Si, infatti dalle loro dichiarazioni dei redditi risultano tutti praticamente dei poveracci.
    Come si suol dire: “chiagni e fotti”

  16. Scritto da Emanuele

    Caro Sergio, vuole ribattere a tutti gli altri che mi hanno seguito, anche con commenti ben più pesanti? E portando elementi che sono giustissimi e noti e che avevo volutamente tralasciato per pudore? Che ci dice di convincente? O solo sulle difensive, senza argomenti?

  17. Scritto da Luka

    Un settore in ginocchio: ovvio, a giocare con paletta e secchiello sull’arenile.

    xD