Camera di Commercio. I dati confermano la ripresa manifatturiera a Ravenna, con tante incognite: guerra, crisi energetica e dei materiali

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I dati confermano la ripresa per l’industria manifatturiera ravennate, sulla cui durata e intensità però pesano forti elementi di preoccupazione come il conflitto in Ucraina, la questione energetica, le difficoltà di approvvigionamento e le tensioni sul fronte dei prezzi.

Secondo l’Osservatorio economico della Camera di commercio, l’avvio dell’attività industriale manifatturiera registra un proseguimento del trend di crescita sperimentato nell’anno precedente, che si estrinseca in una crescita della produzione, del fatturato e degli ordini sul piano tendenziale; nel primo trimestre del 2022 infatti, tutti i principali indicatori dell’industria in senso stretto della provincia di Ravenna hanno evidenziato una marcata tendenza positiva, rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente. Il contesto di crescita che ha contraddistinto il primo trimestre 2022 si deve tuttavia relazionare ad un quadro internazionale dove è in atto un processo inflazionistico di dimensioni rilevanti, determinato sia da elementi di carattere macroeconomico, quali i rincari delle commodity, energetiche e non energetiche, sia da fattori geopolitici, come il conflitto della Russia contro l’Ucraina, con le inevitabili ripercussioni sugli approvvigionamenti e le relazioni commerciali e con evidenti effetti che gravano direttamente o indirettamente sui bilanci sia delle imprese che delle famiglie, pesando sul futuro e sulla tendenza positiva dell’industria manifatturiera e del complesso dell’economia.

Nel dettaglio dell’analisi tendenziale, nel trimestre gennaio-marzo 2022, il volume della produzione industriale ravennate registra una ulteriore crescita, pari a +8,4%, in termini di variazione percentuale e rispetto all’analogo trimestre dell’anno prima, posizionando l’attività manifatturiera ben oltre il livello pre-pandemico: nell’analogo trimestre del 2019 l’esito della produzione fu negativo e pari a -0,4% e va meglio anche rispetto al primo trimestre del 2018, in cui per la produzione si era registrata una crescita tendenziale del +4,1%. A supporto dell’attività in ripresa, tutti i settori presi in esame dall’indagine per la provincia di Ravenna hanno messo a segno un recupero dell’attività rispetto all’analogo trimestre del 2021, anche se varia sensibilmente l’intensità registrata. In particolare, le industrie elettriche ed elettroniche hanno fatto registrare il più ampio incremento della produzione nel primo trimestre del 2022 (+15,8%, rispetto all’analogo trimestre dell’anno precedente); fanno seguito, a sostegno del “made in Italy, le industrie alimentari con un +11,8%, la filiera energia, industrie chimiche e materie plastiche (+8,2%), le industrie dei metalli (+8,1%) e le industrie tessili, abbigliamento e calzature (+6,9%).

Tra i settori considerati dall’indagine che hanno ottenuto la crescita della produzione più contenuta nel corso del primo trimestre del 2022, ritroviamo le industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto (+5,4%) e quelle della lavorazione dei minerali non metalliferi (+5,6%). Il recupero dell’attività produttiva ha interessato tutte le classi dimensionali d’impresa considerate, in termini di numero di dipendenti; le imprese di minori dimensioni (da 1 a 9 dipendenti) sono riuscite a ottenere un incremento della produzione del +7,7%. Sono state le imprese di maggiori dimensioni (10 dipendenti ed oltre) a mettere a segno un risultato un po’ più ampio per i livelli produttivi (+8,5%).

L’analisi puntuale registra pertanto dal lato della produzione industriale ravennate un consistente incremento su base annua, che si inserisce in un contesto regionale anch’esso ancora in sostenuta espansione (+8%) e che si collega ad un tasso di utilizzo degli impianti che supera l’80% della capacità produttiva; inoltre, il periodo di produzione assicurata dagli ordini, a fine marzo 2022, sale a 15,4 settimane (erano 8,3 nel primo trimestre del 2021, 11 in quello del 2019 e 10,6 nel 2018), raggiungendo il valore massimo tra quelli stimati dal 2015.

Il primo trimestre 2022 fa registrare anche per l’artigianato manifatturiero della provincia di Ravenna un ulteriore sviluppo del recupero dell’attività industriale rispetto ai volumi prodotti, con un aumento della produzione che supera, seppure di poco, quello del complesso dell’industria (+9% nel confronto con il primo trimestre del 2021) e supera anche il trend produttivo sperimentato per il comparto artigiano regionale (+6,4%); positivo anche il trend del fatturato con un +10,3%, rispetto all’analogo periodo del 2021, e degli ordini (+9,4%).

Rispetto a quella della produzione, per il volume di affari, in provincia di Ravenna, il fatturato del complesso dell’industria manifatturiera, nel primo trimestre del 2022, registra una dinamica superiore, come ci si poteva attendere sotto la pressione dell’aumento dei prezzi industriali, spinti dalle quotazioni di materie prime, semilavorati e componentistica; il rimbalzo tendenziale è risultato pari a +12,2%. Sopravanza la dinamica registrata dal fatturato realizzato all’estero, che ha mostrato un andamento più marcato (+15,2%).

Gli ordinativi evidenziano una solida tendenza positiva, con il proseguimento della crescita per il portafoglio complessivo pari a +8,3%, una performance migliore rispetto ai livelli pre-Covid; fanno ancora da traino alla dinamica produttiva gli ordini esteri (+11,1% rispetto all’analogo trimestre del 2021) ed anche nel caso di questa variabile la ripresa si stima rafforzata in particolar modo dalle richieste provenienti dal mercato estero. In particolare, nel primo trimestre dell’anno, brillante è stato il risultato delle industrie alimentari (+28,3%) per la filiera del “made in Italy”, a cui hanno fatto seguito gli incrementi degli ordini sui mercati internazionali delle attività di lavorazione dei minerali non metalliferi (+20,4%), piastrelle in particolare, delle industrie meccaniche e mezzi di trasporto (+17,5%), energia, chimica, gomma e plastica (+15%).

Per quanto riguarda l’andamento nel breve periodo, il dato congiunturale si conferma positivo: i saldi tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento rispetto al trimestre precedente e quelle che hanno evidenziato una riduzione delle variabili analizzate, rimangono positivi ma i giudizi degli imprenditori, pur testimoniando la diffusione della fase di recupero in atto, appaiono decisamente peggiori rispetto a quelli rilevati nella precedente rilevazione. Della pandemia resta il danno dell’attività perduta e della mancata crescita; ora l’industria provinciale deve affrontare altri nuovi ostacoli, come il rincaro delle materie prime, in particolare energetiche, le difficoltà delle catene mondiali di fornitura, gli effetti delle tensioni geopolitiche e del conflitto in corso.

Per le previsioni per il breve periodo, le aspettative degli imprenditori per il prossimo trimestre sono ancora per la maggior parte positive nonostante l’acuirsi delle tensioni geo-politiche; fanno eccezione gli ordinativi dall’estero, per i quali prevalgono gli imprenditori pessimisti ed il saldo entra in modalità negativa. Rimane infatti alta l’attenzione sui prezzi per i rincari di beni energetici, delle materie prime e componentistica varia.

Su la problematica dell’aumento dei prezzi nel primo trimestre dell’anno in corso, nel campione dell’industria manifatturiera della provincia di Ravenna, l’86% delle PMI intervistate ha accusato crescite nella bolletta energetica (92% in regione); il 46% ha addirittura registrato un aumento medio del costo dell’energia superiore al 25%, fino ad arrivare ad oltre il 50% di aumento per il 24% delle imprese interpellate. Inoltre quasi il 96% (96,8% per le artigiane) ha riscontrato aumenti nelle quotazioni delle materie prime che utilizzano nella loro catena di produzione (95% in Emilia- Romagna); più della metà (50,5%) con un aumento medio compreso fra il 5 ed il 25% in più (51,1% in regione) e quasi il 33% superiore al 25% (31,4% in regione). Inoltre, il 90% delle imprese ravennati ha anche accusato aumenti dei prezzi per l’acquisto di semilavorati (86,6% mediamente in Emilia-Romagna). Per quanto riguarda la valutazione delle imprese sugli ostacoli all’approvvigionamento, nel primo trimestre del 2022, maggiormente sentita la problematica per le materie prime, accusata dal 66% delle imprese ( 65,3% in regione) e da quasi il 64% delle artigiane (62,7% in regione), contro il 61,5% ed il 63% relativamente ai semilavorati (58,2% mediamente in Emilia-Romagna e per le artigiane regionali 56,3%).

Dall’analisi del Registro delle Imprese, emerge he le ditte industriali attive della nostra provincia, a fine marzo 2022 sono risultate 2.760 (pari all’8,1% del totale delle imprese attive della provincia) ed evidenziano, rispetto alla stessa data dell’anno precedente, una lieve flessione (saldo -11 e variazione percentuale pari a -0,4%); per il complesso delle imprese ravennati si è riscontrato invece un saldo positivo di 157 unità e variazione percentuale positiva pari a +0,5%.

Le imprese attive industriali in regione, rispetto al primo trimestre del 2021, subiscono una flessione pari a -0,4%; -1,3% la riduzione in ambito nazionale.

A livello settoriale, in provincia di Ravenna la tendenza alla diminuzione delle imprese attive prevale nella maggior parte dei raggruppamenti settoriali presi in considerazione dall’indagine. All’opposto, in crescita solo quattro settori e precisamente quello della installazione e manutenzione, che continua a far registrare una robusta variazione positiva, guadagnando 23 unità in più, pari a +7,9% in termini relativi; seguono, più a distanza, i settori delle altre industrie (+2 il saldo e +1,2% la variazione percentuale), quelle dell’elettricità e dell’elettronica (+1 e +0,9%) e dei metalli e prodotti in metallo (+1 e +0,2%). I comparti industriali colpiti dal calo del numero di aziende sono l’alimentari e bevande con 14 aziende in meno (-3,7% la variazione percentuale), l’industria dei minerali non metalliferi con 10 aziende in meno (-7,2% in termini di variazione percentuale), cui seguono il tessile/abbigliamento (-5 e -1,9%), la chimica, gomma e plastica (-4 e -3,5%), il settore del legno e del mobile (-2 e -1,1%), l’industria delle macchine e dei mezzi di trasporto (- 2 imprese e -0,7% come velocità relativa) e la filiera dell’energia ed ambiente (-1 e -0,7%). All’insegna della stabilità l’industria della carta ed editoria.

Per quanto riguarda la forma giuridica, il calo del numero di imprese industriali interessa soprattutto le società di persone (-22 unità, -3,9% la variazione percentuale del gennaio-marzo 2022 rispetto all’analogo trimestre del 2021) ed, in seconda battuta, le altre forme che perdono 1 azienda (-2%). Continua, all’opposto, il trend in ascesa delle società di capitale (saldo pari a +11 unità e variazione percentuale +1,1%); anche per le imprese individuali industriali si registra una lieve crescita tendenziale (+1 unità e +0,1% in termini relativi).

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