Ravenna al 6° posto in Italia per aumento del costo della vita secondo l’Unione nazionale consumatori: più 2.127 euro per famiglia in un anno

Più informazioni su

L’inflazione fa paura perché si mangia gli stipendi e mette in crisi i bilanci familiari. E soprattutto, in questa stagione già parecchio complicata, il caro-prezzi non si ferma. In alcune città morde decisamente. È il caso di Ravenna che risulta sesta in Italia per aumento del costo della vita secondo l’UNC Unione nazionale consumatori, che ha elaborato i dati Istat di luglio e ha stilato la classifica delle città italiane e delle regioni proprio in base ai rincari.

La città in assoluto più cara d’Italia è Bolzano, con un’inflazione che supera il 10% e si traduce in un aumento di costi di 2.658 euro annui in media per famiglia. Al secondo posto troviamo Trento, dove il rialzo dei prezzi del 9,5% determina un incremento di spesa pari a 2.486 euro per una famiglia media. Sul gradino più basso del podio Milano: qui il caro-prezzi si attesta a più 8,1%, generando una spesa supplementare pari a 2.199 euro annui per una famiglia tipo. Al quarto posto troviamo Bologna (+8,6% e più 2.145 euro), poi Brescia (+8,1% e più 2.136 euro), in sesta posizione Ravenna (+8,8% per un aumento di 2.127 euro), poi Verona (+9,1% e più 2.118 euro), Padova (+8,7% e più 2.025 euro) e Firenze (+8,6% e più 2.006 euro). Chiude la top ten Perugia con un +8,6%, pari a 1.976 euro in più all’anno per famiglia.

Roma registra un’inflazione inferiore alla media nazionale: +7,5%, con una spesa maggiore di 1.756 euro rispetto all’anno scorso. Anche Napoli si difende a suo modo dagli artigli dell’inflazione, che qui si attesta ad un +7,6% con una spesa maggiorata di 1.538 euro. Tra le città dove l’aumento è più contenuto ci sono Campobasso, Catanzaro e Bari. Sul piano regionale la classifica, coerentemente con i dati delle città, è guidata dal Trentino, che registra un’inflazione annua pari a +9,7% ed un aggravio medio di spesa a famiglia pari a 2.521 euro su base annua. Seguono la Lombardia e il Veneto.

A tirare l’inflazione non è solo l’ormai famigerato caro energetico. Ma anche il cosiddetto carrello della spesa, che si porta a +9,1% con un aumento mai visto dal settembre 1984. In questo senso l’Unc ha stilato anche la top ten dei prodotti alimentari aumentati di più. In vetta c’è l’olio diverso da quello di oliva, che per via della guerra in Ucraina si impenna del 66% rispetto a luglio 2021. Al secondo posto il burro, che svetta del 31,9%, mentre al terzo troviamo la farina (+21,5%). Appena giù dal podio la pasta (fresca, secca e preparati di pasta) che lievita del 21,1%. Seguono il riso (+18,8%) e la margarina (+18,7%). Al settimo posto il prodotto simbolo dell’estate e del gran caldo: i gelati (+18,2%). Poi il latte a lunga conservazione (+15,9%), il pollame, che è in assoluto la carne più rincarata con un +15,7%. Chiudono la classifica le uova: +13,8%. Poi abbiamo le patatine fritte (+13,5%), il pane (fresco e confezionato) che sale del 12,5%, i vegetali freschi, che aumentano del 12,1%, i frutti di mare (+11,5%). E ancora lo zucchero (+11,3%), lo yogurt (+10,8%) e l’acqua minerale (+10,7%).

Tabella 1
Tabella 2

Più informazioni su