Parte la stagione Blues al the Ale House Club di Faenza con Paul Venturi & Max Bradley

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Dopo la pausa natalizia riprendono i grandi concerti al The Ale House Blues Club di Faenza sito in corso Mazzini 39. Il 12 gennaio 2019, alle 18,30 (orario tipicamente New Orleans sebbene insolito per un concerto italiano) si parte con Paul Venturi & Max Bradley. Il 26 gennaio sarà atteso il DuoMistico Blues e sino al mese di aprile sarà grande musica.


La stagione 2019 al The Ale House Blues Club di Faenza descrittaci dagli organizzatori.

Sabato 12 gennaio si aprono le danze con Paul Venturi & Max Bradley. Nato a Modena, il giovane talento del Blues Made in Italy, Paul Venturi, incomincia la sua avventura musicale con gli studi di chitarra classica per poi appassionarsi al Blues, sua vera vocazione. Dopo uno studio rigoroso e scientifico delle più antiche sonorità Delta, prende ad esibirsi come leader di trio o quartetti ottenendo un discreto successo nei locali e clubs della provincia. Nel corso degli anni, elabora un sound ed una lirica, che spaziano dalle più antiche atmosfere acustiche a quelle più graffianti, tipicamente elettriche. Importante l’incontro con l’armonicista Andreino Cocco che lo nota subito per il talento innato e la creatività musicale. Il frequente utilizzo del falsetto, il sensuale vibrare della slide sulle sei corde e le liriche crude e spontanee rendono Paul Venturi uno dei più originali e bizzarri esponenti del Blues in Italia. Nonostante la giovane età, ha avuto modo di collaborare con esponenti internazionali del Blues come Brian Templeton; Louis Youngblood; Terry Harmonica Been; Robert Belfour e nella tourneé invernale del 2006 ha fatto coppia con l’ armonicista e cantante di New Orleans James Monque’ D col quale ha partecipato nel 2011 al grande “Jazz and Blues Heritage” Festival, il più importante al mondo, che si tiene a New Orleans ogni anno a fine maggio. Little Paul, come lo chiamano scherzosamente i suoi amici, sarà accompagnato dal bassista Max Bradley col quale ha realizzato il bellissimo album già citato “Cold and Far Blues”. Max Bradley, al secolo…Massimo Sbaragli, forlivese puro sangue, già bassista di Vince Vallicelli, rappresenta la figura più rigorosa del blues italiano, sia per la tecnica musicale, sia per lo stile di vita veramente bluesy, al limite della filosofia cajun.

 

Il 26 gennaio sarà la volta del Duo MisticoBlues che vede Vince Vallicelli alla voce e batteria e Gionata Costa al violoncello. Saranno proprio loro a presentare il secondo evento della stagione 2019 al The Ale House blues club di Faenza, il più piccolo blues club del mondo. Vince Vallicelli, è il più noto batterista blues a livello nazionale. Dopo varie esperienze nel mondo del rock, ad alti livelli, con Gianna Nannini, Eugenio Finardi e tanti altri, un giorno incontra Andy J. Forest e viene rapito dal blues e con lui partecipa a tutti i maggiori blues festival europei e americani, in special modo in Louisiana, dove Andy Forest è di casa. Vince ha poi suonato con altri grandi del blues come Luther Allison, Billy Gregory, Sugar Blue, Carey Bell, Lovie Lee, fino a formare una band tutta sua, la “Vince Vallicelli Band”, che sforna un groove veramente… “pazzesco”. In questi ultimi anni la sua ricerca musicale si è indirizzata a scoprire il blues rurale della sua terra, la Romagna, ma anche sonorità legate alla meditazione. Ora, l’accoppiata con Gionata Costa, lo sta portando verso nuove sonorità blues…tutte da scoprire. Un violoncello che fa spesso da base armonica insieme al violino e a volte alla voce, quasi sostituendo la batteria, fino a diventare solista, distorto, da somigliare anch’esso ad una chitarra elettrica. Questo è Gionata Costa, fondatore dei Quintorigo, che sta facendo una bella esperienza con le 12 battute del blues, trascinato dal vulcanico Vallicelli. E’ tra le sonorità di John Lee Hooker , di Muddy Waters, di BB King e di Robert Johnson che si destreggia ora il violoncello di Gionata e che si ritrova spesso a dover rincorrere il fantasmagorico groove dell’indiavolato Vince, il quale, poi, ad ogni fine performance, sfinito, ci sembra perdersi tra le rive paludose del Mississippi, inseguendo la notte che se ne va ormai via…barcollando.

Il 9 febbraio Sara Piolanti e Marco Vignazia sono attesi al club per iniziare il secondo mese del 2019. Sara è una cantautrice forlivese, con alle spalle una storia musicale ricca di importanti progetti e collaborazioni. Inizia la sua carriera giovanissima, affiancando come cantante il batterista blues Vince Vallicelli e dando così espressione all’amore per la musica afro-americana che da sempre la caratterizza. Si è esibita molte volte al Naima club aprendo i concerti di importanti musicisti blues americani. Nel suo cammino altre importanti collaborazioni come quella con l’ex Modena City Ramblers Giovanni Rubbiani fino ai Marta sui Tubi. Dal 2005 comincia a nascere l’esigenza di esprimere più a fondo la propria visione e le proprie sonorità e “Farfalle e falene” è il suo primo album solista. Marco Vignazia, La giovane blues band è capitanata da Marco Vignazia, storico chitarrista blues romagnolo, già a fianco di Arthur Miles, Joe Galullo e molti altri. Una band che si è esibita nel corso degli anni in diversi locali e festival (3 edizioni del Blues a Balues, Wine & Blues Festival, Portico Hill Blues Festival, Saverio Blues Festival, Castelfranco Blues Festival, Carovana del blues, Blues Made in Italy 2016, Play Mr Dadamo, oltre ad aperture ad Andy J Forest, Mingardi ecc). Trovano spazio nel repertorio di questa band artisti come Albert King, Freddie King, BB king, Fenton Robinson, Otis Rush e tanti altri nomi del panorama blues targato Usa. Marco Vignazia è uno dei 10 chitarristi voluti da Vince Vallicelli, il noto batterista forlivese, per il tributo a Freddie King in una memorabile e interminabile blues-session tenutasi alcuni anni fa al Naima Club.

Nilza Costa Trio animerà il club sabato 23 febbraio 2019. Voce profonda e scura, nata vicino al mare di Ondina a Salvador de Bahia con il cuore che pulsa per l’Africa, Nilza è cresciuta in una città brasiliana fortemente influenzata dalle tradizioni “africane” presenti nel Candomblé, nella Capoeira, nel Samba Duro, nel Maculelé e nelle Cantigas de roda. Musiche ispirate ai ritmi e alle danze sacre del Candomblé mescolate sapientemente alle sonorità della cultura popolare brasiliana e lusofona, dove si insinuano con libertà contaminazioni di blues, reggae, rock, jazz. Le sue canzoni sono in portoghese, yorubà (lingua dialettale dell’Africa nord-occidentale, approdata nei campi di lavoro brasiliani negli anni dello schiavismo) e italiano, intervallate da brani di Nina Simone e del cosiddetto Desert Blues. Con lei Massimo Zaniboni (sassofono), Red Rossi (batteria).

Il 9 marzo sarà la volta dei the Conqueroots Messalina Fatnic e Riccardo Ferrini. La “vulcanica” Messalina Fratnic, accompagnata dal “pacato”, si fa per dire, chitarrista Riccardo Ferrini, dall’atteggiamento zen ma dallo spirito prettamente blues, saranno ospiti della The Ale House blues club di Faenza sabato 9 marzo, ore 18.30. “Tra il Santerno e il Mississippi soggiornano fangosi bagarozzi- si legge nella presentazione di questo originale duo-che ci riporta al blues delle origini, ma con qualche scorribanda anche nelle sonorità di oggi” “..Ricordo che da piccola cantavo sempre- dice Messalina con l’enfasi che la contraddistingue- fermavo famiglia e amici perchè mi ascoltassero… ..cantavo da mattina a sera, in compagnia o da sola…e cantavo..” La sua voce porta le impronte degli artisti della Black Music che da sempre l’ hanno ispirata, dal Blues al Soul delle origini, ma anche al Pop ed R’n’B contemporanei.. Negli anni collabora e si esibisce con artisti tra cui Lisa Hunt, Vonn Washington, Will Weldon Roberson, Blue Lou Marini , Sherrita Duran, Rockin’ Doopsie jr and The Zydeco Twisters, Peaches Staten, Llew Green, Gavin Holligan, Riccy Mitchell, partecipando a manifestazioni come Ravenna Festival, Tropea Blues Festival, Spiagge Soul Festival, Umbria Jazz e portando la sua voce nei Club di tutta Italia e all’estero. Riccardo Ferrini, nato come chitarrista blues, ha accompagnato spesso, e con diverse formazioni, la ormai nota Lisa Manara; in questo ultimo periodo si presenta anche come solista, con un repertorio molto dark, seguendo le sonorità di Nick Cave e Nick Drake, e scoprendosi anche un ottimo vocalist.

Ultimo appuntamento del mese di marzo il 24 con Jaime Dolce, “un guitar hero dalla rifinitura tagliente…”. Così lo ha definito il Buscadero, la prestigiosa rivista musicale. Jaime Scott Dolce nasce a Brooklin e cresce musicalmente nella stimolante scena musicale newyorkese tra concerti e jam. Dopo aver metabolizzato la lezione di Jimi Hendrix e dei grandi del blues metropolitano e dopo essersi confrontato con artisti e generi differenti (da ricordare in particolare le frequenti collaborazioni con Mason Casey – armonicista di Popa Chubby; Lee Finkelstein – batterista dei Tower of Power; Eric Udell – attuale bassista della Blues Brothers Band, intraprende una carriera solista che lo porterà a pubblicare “Purple Blues” nel 1998. La nota rivista americana “Tristate Blues” definisce la sua musica una combinazione tra il blues del Missisipi e il funk elettrico della Band of Gipsys. Nel 1999 partecipa al Pistoia Blues Festival in cartellone con Lucky Peterson, Johnny Lang e Deep Purple. Negli anni seguenti ripete con sempre più frequenza le esibizioni con i suoi Innersole esibendosi in festival del circuito blues e vagabondando da un locale all’altro. Incide un cd demo che immortala il periodo di questa permanenza in Italia che va a ruba tra i cultori e i numerosi estimatori del suo stile a cavallo tra funk, rock, blues e psichedelia. Accompagna in tour Mick Abrahams primo chitarrista dei Jethro Tull e dei Blodwing Pig. Nel 2005 viene invitato da Zucchero Sugar Fornaciari a suonare al “Zucchero fun club raduno” a Modena. Nel 2006 viene contattato dal cantautore Davide Van De Sfroos che lo vuole nel proprio tour “Ma vada via ‘l Blues” in veste di chitarra solista. Con lui altri importanti ospiti d’oltreoceano come Stanley Watson, Lotonya Cobin e il grande armonicista Sugar Blue (già al fianco di Rolling Stones, Bob Dylan, Stan Getz…). Ad oggi Jaime ha da poco concluso, insieme a Stefano Castelli e Matteo Sodini, Sometimes Now, l’ultimo nonchè il miglior disco prodotto da Jaime insieme ai fratelli Carlo e Andrea Poddighe. “La più divertente esperienza che abbia mai avuto durante una registrazione, un’influenza positiva che si sente nella musica” così dice Jaime. Un mix di rock, blues, reggae, funk (in stile Grande Mela), con un ottimo sound dove lo stile interpretativo di Jaime omaggia Hendrix, Ben Harper e Doyle Bramhall (il chitarrista mancino che suona con Clapton). Un buon modo per rinverdire la musica rock-blues senza dimenticare il passato ma guardando al futuro.

Il 7 aprile il chitarrista cantante Roberto Menabò, intratterrà il pubblico con Vite affogate nel blues, un concerto in cui Roberto fa rivivere l’aspetto acustico del blues cantando e suonando la musica delle origini della musica popolare americana proponendo brani di alcuni misconosciuti artisti degli anni trenta, sia bianchi che neri, fino a chitarristi acustici degli anni 70 come John Fahey, insieme a brani originali, alternando vari generi: dal pre-war blues al ragtime, dal gospel alla tecnica slide in un insieme di stili vocali chitarristici diversi e particolari Lo spettacolo è una ghiotta occasione per conoscere, con gustosi aneddoti, l’America della Grande Depressione, tra blues singer spesso rompiballe, contrabbandieri e bevitori e il loro mondo di passioni, treni sculettanti, canned heat e juke joint, quartieri dal whisky facile e soprattutto chitarre che scaldano l’anima e il cuore. Da trent’anni attivo sulla scena musicale del blues e del ,folk, Roberto Menabò si è esibito da solo o in ensemble nei maggiori festival e manifestazioni del settore tenendo anche work-shop sulla chitarra acustica. Ha al suo attivo tre album a suo nome, favorevolmente accolti dalla critica specializzata, ha scritto inoltre diversi saggi e articoli su diverse testate musicali e ha pubblicato “John Fahey, la storia e la discografia consigliata” e il recenteRollin and Tumblin, vite affogate nel blues per Arcana editore. “Mi diverte suonare blues nei locali che sanno di blues- dice Roberto-. Il brusio del bancone di chi dice qualcosa ad un suo amico, di chi maledice i preti e il governo o di chi sta guardando con occhi lucidi e avvolgenti le tette della barista non mi turba. Ai tavolini invece quelli che sono capitati per caso o invece sono venuti per te, mi piace allora, invece di suonare travolgenti accordi di mi o esacerbati bottleneck che sanno di fiume o cantare sommessamente e a basso volume un bel lento da “intorto” di Blind Blake, sperando porti a buon fine”.

La prima parte di stagione 2019 si concluderà con Angelo Leadbelly Rossi sabato 22 aprile. Angelo Rossi, soprannominato Leadbelly tra i principali interpreti italiani di blues. Le sue esibizioni, principalmente in solitaria dove si accompagna con la chitarra acustica, il kazoo e l’armonica, sono legate alla tradizione del delta di New Orleans. È considerato il principale interprete del blues acustico in Italia ed ha partecipato ai principali blues festivals che si sono tenuti in Italia. Alla fine degli anni ottanta ha collaborato a lungo con il bluesman statunitense Larry Johnson suonando spesso negli Stati Uniti. Dopo una prima cassetta autoprodotta nel 1985 ed una intensa attività dal vivo, viene contattato da Ernesto De Pascale con cui realizza il primo album per l’etichetta Il Popolo del Blues, Jump Up Songs, composto da brani registrati in presa diretta. Nel 2006 pubblica un nuovo album, autoprodotto, I Don’t Want to Take Nothing With Me When I’m Gone. Nel 2012 è promotore del progetto “Nerves & Muscles” assieme a Max Prandi e Tiziano “Rooster” Galli che ha portato alla realizzazione di New Mind Revolution. Tutta la passione del blues è racchiusa nell’energica ed intensa sincerità delle sue esibizioni live. La stagione riprenderà il 30 settembre…

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