Grande successo di solidarietà per la Cena delle Stelle dello IOR: raccolti 14mila euro

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Domenica 9 giugno 411 persone da tutte le parti della Romagna hanno raggiunto Casa Spadoni a Faenza per partecipare alla “Cena delle Stelle”, evento con cui l’Istituto Oncologico Romagnolo celebrava i suoi volontari e i suoi quarant’anni di storia.

 

La solidarietà non è mancata: tra partecipanti che hanno versato una quota doppia proprio per sostenere i servizi alla persona che lo IOR offre ai malati, e chi ha voluto acquistare i biglietti della lotteria per prendere parte al gioco finale con i premi prestigiosi messi in palio dagli sponsor, l’incasso ha superato i 14.000 euro.

 

Il momento clou della serata, oltre agli interventi del presidente IOR prof. Dino Amadori e del Direttore Scientifico IRST prof. Giovanni Martinelli, è stato sicuramente quello della premiazione degli chef, che a fine cena hanno ricevuto molto di più degli applausi convinti di tutti i convitati. Per ringraziarli dell’impegno e della serietà con cui si sono spesi per la causa della lotta contro il cancro in Romagna, i cuochi hanno ricevuto una stella che nemmeno la guida Michelin può attribuire: quella della solidarietà, opera realizzata in mosaico dall’artista ravennate Annafietta.

 

«Con questo gesto noi chef abbiamo voluto lanciare un bel messaggio a tutto il mondo del volontariato, a chi fa del bene senza chiedere nulla – ha spiegato Igles Corelli, volto noto del canale tematico Gambero Rosso Channel – per una domenica abbiamo abbandonato ogni impegno per cucinare per loro. Non sarà l’ultima cena benefica che ho in programma: tra quindici giorni firmerò un menù per i ragazzi di San Patrignano. Compatibilmente coi nostri tanti obblighi siamo ben contenti di sfruttare la nostra visibilità e di metterci a disposizione per buone cause».

 

Il prof. Amadori, nel corso della serata, ha tenuto a fare i propri personali ringraziamenti a quelli che più di tutti hanno contribuito alla quarantennale dello IOR: i suoi volontari, cui l’evento era espressamente dedicato. «Sono il valore più alto dell’Istituto – ha spiegato – perché donano ciò che di più prezioso abbiamo: il tempo, un qualcosa di limitato, che nessuno di noi può espandere, e che viene offerto a chi spesso questo stesso tempo sta esaurendo a causa della malattia. Lo IOR è soprattutto condivisione, di gioia e di sofferenze: purtroppo sono ancora maggiori queste ultime, poiché il cancro è tutt’altro che sconfitto”.

 

“Non sono d’accordo coi proclami che ho letto in questo periodo a riguardo – ha continuato -: il tumore sta subendo un attacco forte da parte della scienza, la medicina e l’oncologia in particolare hanno testimoniato rivoluzionari cambiamenti rispetto a quando abbiamo iniziato questo lungo percorso, ma occorre rifuggire i trionfalismi, soprattutto per rispetto dei tanti che hanno perso questa battaglia e dei loro cari che li hanno visti spegnersi. Una famiglia su tre ancora oggi è colpita dal cancro: questo deve farci riflettere sulla gravità di questa patologia. Non significa che non siano stati fatti progressi: abbiamo aumentato la sopravvivenza in modo significativo, e probabilmente questo sarà il secolo in cui questo terribile flagello sarà sconfitto. Ma non dobbiamo smettere di fare ricerca, perché la vittoria va celebrata solo una volta che è certa.».

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