Maria Giuseppina Muzzarelli: A capo coperto. Storie di donne e di veli

Più informazioni su

M. G. Muzzarelli, è docente di storia medievale, storia delle città, della moda e del costume nell’Università di Bologna. L’autrice in questo libro ci porta a riflettere sul velo, indumento leggero e versatile, un tempo caratteristico dell’Occidente, oggi caricato di valori simbolici e religiosi legati al mondo islamico. I veli, i foulard, i copricapo in generale sono stati da sempre connotati in maniera ambigua, non si limitano ad essere solo un mero accessorio, ma sono oggetti in grado di coprire e nascondere e, allo stesso tempo, di alludere e attrarre.

E’ un indumento, se così si può definire, che compare sin dalla Bibbia e dall’antica Grecia, comunque è stato caratteristico dell’Occidente. Parliamo di donne velate e subito pensiamo allo hijab o agli altri tipi di copertura del capo, o del volto, o dell’intero corpo della donna che sono in uso nel mondo islamico e che, non senza originare polemiche, molte islamiche indossano anche nei paesi occidentali.

Ma il coprirsi il capo risale a secoli addietro, proprio in Occidente, ma ancor più vicino a noi.  Giovanni da Capestrano, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti, proclamato santo nel 1690, così si esprimeva a proposito: “Non basta alla donna coprirsi la sommità del capo, ma bisogna che veli la testa da ogni parte, anche dinanzi…”, quindi non dovremmo stupirci più di tanto, a meno che non sia una imposizione affermata con violenza.

Proviamo allora a riscoprire un costume millenario, documentato dalla Bibbia e dalle statue dell’antica Grecia, dai Padri della Chiesa, dalle normative medievali, da innumerevoli testimonianze artistiche e letterarie. Il capo coperto era prerogativa delle donne sposate, era la divisa delle religiose, così come ogni vedova era tenuta a portare il velo del lutto. Segno di verecondia e modestia, il velo, leggero quanto simbolicamente carico, era però anche un accessorio alla moda, il complemento fondamentale nello sfoggio di lusso ed eleganza, come ancora oggi può essere il foulard griffato e come, a partire dal ‘500 le classi abbienti l’avevano adottato come segno  di distinzione, arricchendolo di ricami d’oro e perle, come vediamo in molti quadri.

E come dimenticare che fino a pochissimi decenni fa, sembra siano passati secoli, le donne, in modo particolare quelle dell’Italia del sud, delle isole e, in genere, quelle dell’ambiente contadino, non uscivano di casa a capo scoperto? M.G. Muzzarelli è una studiosa molto impegnata nello studio del costume e le sue riflessioni sono sempre basate su documenti e arricchite da un corredo iconografico molto eloquente e interessante, come accade in questo libro che, leggendolo, aiuterà il lettore a ripercorrere secoli durante i quali sono cambiate, sì, le abitudini ma ci sono evidenti testimonianze che esistono i corsi e i ricorsi. Durante le ultime sfilate di moda sono apparse in primo piano costumi orientali e, inevitabilmente, veli, sciarpe e …hijab.

Anna De Lutiis

Più informazioni su