A Villa Maria operato con successo un 14enne per grave deformità della colonna vertebrale

L'eccezionale e unico intervento chirurgico è durato 7 ore. Il dottor Lolli: "Nel giro di sei mesi l'adolescente potrà dedicarsi a qualsiasi attività sportiva”

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Ha caratteristiche di effettiva unicità, l’intervento chirurgico – durato 7 ore – eseguito a Maria Cecilia Hospital (Cotignola), ospedale di Alta Specialità GVM Care & Research, dall’équipe specialistica composta dal dottor Francesco Lolli, ortopedico e traumatologo, dal dottor Andrea Messina, neurochirurgo, e dal dottor Antonio Rago, anestesista, su un giovane adolescente di 14 anni affetto da una grave deformità congenita della colonna vertebrale e da una rara patologia metabolica.

“La cifosi presente a livello della decima vertebra toracica – spiega il dottor Francesco Lolli, ortopedico e traumatologo – era la diretta conseguenza di una vertebra sovrannumeraria bilaterale, completamente separata dalle vertebre superiori ed inferiori, a forma di cuneo e costituita da due frammenti non uniti fra loro. Tra le tipologie di deformità congenite del rachide, questa è una delle forme più aggressive in assoluto, in quanto la crescita degli elementi vertebrali non si arresta mai: aumentando quindi di volume sia nella parte alta che nella parte bassa. Ciò porta ad un progressivo incremento della cifosi e ad un’evidente curvatura della schiena. Con il passare del tempo, vi è altresì il rischio che si crei un’impronta sul midollo spinale tale da provocare sofferenza neurologica e serie ripercussioni agli arti inferiori”.

Le cifosi che superano i 40 gradi sono evolutive per tutta la vita e in letteratura medica si considerano affrontabili attraverso il trattamento chirurgico: nel caso di specie, la cifosi era di 70 gradi; ben oltre i parametri di riferimento. “Il ragazzo – continua il dottor Lolli – conduceva comunque una vita normale e il timore di poter complicare il quadro clinico con l’intervento chirurgico, si collegava anche alla possibilità di contemporanee malformazioni congenite dei vasi sanguigni e di conseguenza al timore di gravi danni midollari da estrazione della vertebra sovrannumeraria. Vero è che aspettando d’intervenire quando è già presente una sofferenza del midollo, il rischio di un danno neurologico è ancora più elevato”.

“Il paziente – precisa il dottor Antonio Rago, anestesista – probabilmente affetto da una sindrome metabolica chiamata glutarico-aciduria, richiedeva una gestione pre-intra-postoperatoria tutt’altro che di routine, in quanto soggetto a ripetuti scompensi glicemici da non consentirgli lunghi periodi di digiuno. Da qui la necessità di valutare e scegliere soluzioni anestesiologiche che tenessero conto della patologia e consentissero un intervento in piena sicurezza”.

Conclusa la fase degli accertamenti, grazie alla stretta sinergia con l’Istituto Meyer di Firenze, struttura in cui l’adolescente è stato curato a lungo proprio per la malattia metabolica, è avvenuto l’ingresso a Maria Cecilia Hospital, dove è stato eseguito l’intervento chirurgico.

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