Centrodestra, nervi tesi fra ex Forza Italia ed ex An a livello provinciale

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Se i due coordinatori provinciali alzano la trincea del «No comment» e l’alleato leghista Gian-uca Pini si lascia sfuggire un «Tira aria di commissariamento», allora par di capire che nel Pdl di Ravenna si sia davvero arrivati alla resa dei conti.L’assemblea del 10 luglio, chiamata alla nomina dei coordinatori provinciali, potrebbe non riuscire a stabilire la quadratura del cerchio. C’è tempo fino a lunedì 13, data in cui dovrà essere comunicata a Roma la completa organizzazione locale ed è per questo che alla riunione di venerdì parteciperanno i senatori Filippo Berselli e Giampaolo Bettamio, rispettivamente numero uno e due del Popolo della Libertà in Emilia-Romagna.

Da Faenza, dove si voterà il prossimo anno e quindi è maggiormente sentita la necessità di un punto di riferimento in città, all’indomani delle ultime amministrative era arrivato l’invito ai dirigenti provinciali per una rapida nomina di un responsabile del partito, mentre proprio i risultati elettorali hanno complicato il quadro nei comuni più piccoli.
Al momento il Pdl ravennate è gestito da Gianguido Bazzoni e Gianluca Palazzetti, quest’ultimo subentrato dopo le dimissioni presentate da Roberto Petri, già anima di Alleanza nazionale nel nostro territorio e oggi capo della segreteria del ministro della Difesa Ignazio La Russa.

Una circolare prevede poi che oltre al coordinatore e al suo vicario, sia possibile individuare ben cinque vice provinciali, ipotesi che pare gradita alla componente proveniente da Forza Italia e per cui nei giorni scorsi veniva fatto pure il nome del lughese Bruno Cristofori, referente nel Pdl dei Popolari liberali di Carlo Giovanardi, ma stoppata da Gianluca Palazzetti, nell’unica dichiara-zione rilasciata alla vigilia dell’imminente assemblea: «Si tratta di una possibilità prevista per i grossi centri, a Ravenna questa soluzione rischierebbe di creare soltanto una sclerotizzazione a livelli pratici».

In Forza Italia c’è invece chi non ha gradito le candidature alle elezioni locali. In particolare il risultato è stato molto deludente a Solarolo e Brisighella, con l’esclusione dal Consiglio comunale, e nelle colline faentine sono in molti tra gli ex azzurri a chiedersi che fine hanno fatto le oltre 350 preferenze che la candidata del centrodestra Marta Farolfi, legata politicamente a Roberto Petri, non è riuscita a raccogliere rispetto alla somma dei voti ottenuti alle elezioni Europee dalle tre liste (Pdl, Lega e Udc) che formalmente sostenevano la sua elezione a sindaco.

A Faenza il Popolo della libertà si è invece radunato alla sala delle Associazioni dove militanti e simpatizzanti hanno manifestato disagio e disorientamento per la mancanza di un apparato organizzativo forte del nuovo partito e acclamando nel ruolo di coordinatore comunale e suo vice rispettivamente Cosimo Musca, vicepresidente del Consiglio comunale, ed Eugenio Filippini, presidente del circolo territoriale di An.
«Nelle nomine di venerdì sarebbe giusto si desse priorità alla volontà dei soci» commenta Musca, ben consapevole che nel totonomi dei responsabili Pdl girano anche altre indicazioni.

«Non mi stupirebbe – gli fa però eco Filippini – che i vertici regionali ratificassero le nomine seguendo altre strade. Io stesso preferirei un coordinatore trentenne come Jorick Bernardi, anche perché credo vada valorizzato il contributo che la struttura organizzativa di Alleanza nazionale può dare al Pdl».

Altro nome a cui prestare attenzione è quello di Raffaella Ridolfi, ma l’attivissima consigliere comunale si chiama fuori: «Non sono interessata e non credo ci siano ritardi nelle nomine dei coordinatori comunali, anche perché i rappresentanti in Consiglio sono sempre a disposizione».

Il capogruppo è Graziano Resta, destinatario delle frecciatine di Ridolfi: «L’assemblea in sala delle Associazioni l’ha convocata lui, io non sono stata invitata. Sarebbe più utile unificare i due gruppi di Forza Italia e Alleanza nazionale in Consiglio comunale. Sarebbe un bel segnale politico, anzi sarebbe ciò che si chiama fare politica».

Pronta la risposta del diretto interessato: «Credo manchi talmente poco che la legislatura possa pure chiudersi così. Collaborazione e concordia politica tra noi e An, cioè ciò che conta davvero in Consiglio, sono già ai massimi livelli».

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