Spadoni (Udc): “Impianto a La Caserma, valutazioni preventive fatte a maglie larghe”

Più informazioni su

“Ancor prima dell’autorizzazione unica rilasciata dalla Provincia per l’esercizio di un impianto da fonti rinnovabili in località La Caserma, vale a dire uno dei primi biodigestori alimentati da pollina di potenzialità pari a 999 Kw con relativo elettrodotto, sorsero da parte dei residenti forti perplessità legate soprattutto alla localizzazione dell’impianto”.

“Ossia – spiega il consigliere provinciale Udc Gianfranco Spadoni – si trattava di un impianto alimentato specificamente con pollina per circa il 40%, con biomasse vegetali di origine agricola (insilato di mais) e da varie qualità di frutta di scarto, con prevedibili ripercussioni ambientali oltre che acustiche, in ragione della forte vicinanza fra tale attività imprenditoriale e il centro abitato. La questione strettamente connessa alle emissioni odorigene pareva inizialmente poco avvertita, ma poi gradualmente a regime, la situazione è cambiata radicalmente proprio per le emissioni e per l’approvvigionamento delle biomasse agricole e zootecniche.

 

Inoltre l’attivazione di tali impianti ha comportato un aumento della distanza coperta dai materiali necessari per il funzionamento, con il conseguente passaggio di mezzi pesanti e un notevole incremento del traffico. A tutta questa serie di ‘controindicazioni’ l’ insediamento in oggetto tende a modificare in buona parte il paesaggio agricolo con pericolo di alterazioni del mercato degli stessi prodotti agricoli. Tra l’altro, uno dei rischi evidenziati da esperti del settore, è proprio quello di trasformare la finalità delle agro energie come attività integrativa del reddito nel comparto agricolo, in attività sostitutiva dell’agricoltura. Oltre a tutto ciò, la prevista mitigazione a verde dell’intero complesso nonostante le prescrizioni al riguardo rappresenta solo un paravento con scarsa incisività sulla funzione primaria che tali barriere, dovrebbe effettivamente assolvere.

 

Si tratta, dunque, di una serie di criticità che già prima del rilascio del provvedimento autorizzativo dell’ 08.02.2012, emergevano a tutto campo anche con evidenziazioni tecniche e scientifiche, oltre che socio-ambientali, dai residenti e dagli esperti contattati al riguardo. La Provincia di Ravenna in tutto questa situazione ha assunto un ruolo scarsamente incisivo e di mero coordinamento specie nella fase istruttoria, in cui sarebbe stato opportuno, invece, prevedere e ridurre le criticità, oltre a valutare in modo integrato gli aspetti energetici e ambientali di tali impianti da attivare sul territorio.

 

Anche se le linee guida della Regione non impongono, ad esempio, una distanza minima dai centri abitati, prima di rilasciare l’Autorizzazione unica, occorre valutare caso per caso, attenendosi all’impostazione fortemente prescrittiva degli impatti e del loro monitoraggio specificamente a carico di Arpa. Agenzia ambientale preposta alla vigilanza, al controllo e al rispetto delle prescrizioni che, nel caso di specie, si è mossa unicamente a seguito di sollecitazioni e del forte malcontento dei residenti. Chi abita in quel territorio, dunque, ha diritto a non respirare miasmi né a sopportare livelli acustici o di traffico superiore a quanto prescritto dalla zonizzazione comunale”.

Più informazioni su