Centri antiviolenza, il coordinamento regionale sul documento della Conferenza Stato-Regione

"Il Governo intende azzerare il lavoro e le competenze delle operatrici dei centri antiviolenza"

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Oggi 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. In tutta Italia, manifestazioni e iniziative attestano che moltissime donne e uomini vogliono dire basta alla violenza maschile: troppe donne anche nel nostro paese continuano a essere maltrattate, stuprate, uccise, con una drammatica continuità.

In questa occasione il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, così come ha fatto anche la rete D.i.Re, intende lanciare un appello alla politica e alle istituzioni.

“Oltre che attestare la propria solidarietà con le donne in vari eventi e celebrazioni – si chiede il Coordinamento – che cosa sta facendo il nostro paese per prevenire e contrastare la violenza sulle donne? Gli eventi degli ultimi giorni ci dicono che la situazione non solo non sta progredendo, ma che addirittura si rischia di assistere a un eclatante passo indietro. Le più importanti istituzioni internazionali hanno valorizzato le specificità che caratterizzano il lavoro e le competenze delle operatrici dei centri antiviolenza, nati dal movimento politico delle donne: il nostro Governo intende azzerarli.

Proprio a pochi giorni dal 25 novembre, è stato presentato presso il Dipartimento delle Pari Opportunità il documento elaborato dalla Conferenza Stato Regione, documento che definisce le caratteristiche dei centri antiviolenza, ne norma il funzionamento e ne prescrive i requisiti strutturali e organizzativi per poter accedere ai finanziamenti previsti a partire dal 2015″.

“Il documento – fa sapere il Coordinamento –  cancella le acquisizioni e il lavoro di oltre venti anni dei centri antiviolenza e di studiose e ricercatrici che si sono occupate di violenza maschile contro le donne, introducendo requisiti inaccettabili. Si prescrive la presenza di profili professionali tradizionali, disconoscendo le specificità che caratterizzano il lavoro e le competenze delle donne nei centri antiviolenza, competenze acquisite dalle operatrici dei centri nell’arco diverse decadi di lavoro. Si prevede, inoltre, una illogica autonomia operativa tra centro antiviolenza e casa rifugio e la possibile presenza di personale maschile: criteri che schiacciano la connotazione politico-culturale dei centri antiviolenza, volti a produrre cambiamento sociale, sulla logica del mero servizio. Non si fa riferimento alcuno infatti all’obiettivo fondamentale storicamente espresso dai centri antiviolenza delle donne: promuovere sul territorio la trasformazione dell’impianto culturale da cui si genera la violenza parallelamente all’offrire accoglienza e supporto alle donne che hanno subito violenza.

La violenza sulle donne è un fenomeno che ha radici sociali e culturali profonde e va contrastato con un approccio che lavori a largo giro per scardinare stereotipi e discriminazioni diffuse ai danni delle donne. I centri antiviolenza non possono essere considerati un mero “servizio”, ma vanno valorizzati per le competenze costruite e raccolte in decenni di lavoro al fianco delle donne”.

“Il documento della Conferenza Stato Regione – prosegue la nota – sconfessa e cancella anche tutto il lavoro che la Regione Emilia-Romagna ha fatto in questi anni con il Coordinamento.

Anche in Emilia-Romagna la situazione per le donne continua a essere drammatica e a necessitare interventi specifici. Secondo dati relativi ai primi dieci mesi dell’anno, le donne che hanno preso contatto con i centri antiviolenza del Coordinamento della regione dal 1 gennaio al 31 ottobre 2014 sono in totale 2867, di cui 2591 hanno subito violenza. Le donne nuove accolte che hanno subito violenza sono 2591, le donne in percorso 500.

Per quanto riguarda le donne nuove accolte che hanno subito violenza, si tratta di donne italiane nel 63,6% dei casi; le donne straniere costituiscono il restante 36,4%. Il dato conferma la tendenza presente negli ultimi anni, che ha visto una minoranza consistente di donne straniere chiedere aiuto ai centri antiviolenza.

Se si guarda alla tipologia di violenza subita, dai dati si rileva che il 90,3% delle donne accolte ha subito violenza psicologica, il 67,3% è stata vittima di violenza fisica; coloro che hanno subito violenza economica sono pari al 41,3%; coloro che hanno subito violenza sessuale al 13,8%.

Le donne ospitate sono state 157, di cui 112 (il 71,3%) con i figli/e. Si tratta di donne costrette ad abbandonare la propria casa a causa del pericolo di nuove violenze; alcune di loro hanno visto in pericolo la loro stessa vita e quella dei loro figli/e”.

“Questi numeri – conclude il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna – , diffusi ogni anno in occasione del 25 Novembre, colpiscono, a volte scioccano, chi non conosce la realtà della violenza, eppure costituiscono l’esperienza quotidiana delle operatrici dei centri antiviolenza, spesso costrette a lavorare in condizioni di emergenza e a confrontarsi con situazioni difficili. L’augurio è che questo grande e prezioso lavoro venga riconosciuto anche dalla politica, nell’interesse delle donne che lottano ogni giorno per uscire dalla violenza”.

Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna
• Casa delle donne per non subire violenza – Bologna
• Vivere Donna – Carpi
• SOS Donna Onlus – Faenza
• Centro Donna Giustizia – Ferrara
• Trama di Terre – Imola
• Demetra Donne in aiuto Onlus – Lugo
• Casa delle donne contro la violenza – Modena
• Centro Antiviolenza Onlus – Parma
• La Città delle Donne – Piacenza
• Linea Rosa Onlus – Ravenna
• Rompi il silenzio Onlus – Rimini
• Nondasola – Reggio Emilia
• Sos Donna – Bologna

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