Profughi in albergo, question time di Ancisi (LpRa): “Il sindaco non lasci sola la prefettura”

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Venerdì 18 settembre è scaduto il termine perché gli operatori economici manifestassero al prefetto di Ravenna interesse all’accoglienza dei nuovi profughi destinati dal Governo alla nostra provincia, calcolata al momento in 330, di cui 150 nel comune di Ravenna. A questo proposito Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna ha preparato un question time da sottoporre al sindaco nel consiglio comunale di giovedì 24 settembre per sapere come intende muoversi l’amministrazione comunale e se ha intenzione di decidere autonomamente dove alloggiare i profughi, come accade in altre città.

Le manifestazioni di interesse inviate alla Prefettura non sono impegnative. “Solo se “lasciata sola” dai Comuni – sottolinea Ancisi -, la Prefettura chiederà agli interessati di presentare un’offerta che, se accettata, servirà, mediante convenzione, ad un affidamento dei profughi limitato al periodo tra 1° ottobre e il 31 dicembre 2015”.

Già nei giorni scorsi era trapelato che le manifestazioni di interesse ricevute dalla Prefettura fossero state 15, tra cui quella di una struttura alberghiera del litorale in capo a una Parrocchia ravennate.

“Questa soluzione – secondo Ancisi – non è però corretta rispetto ai principi che dovrebbero governare i comportamenti dell’amministrazione pubblica locale.

Quando parve possibile, nel marzo 2015, che un albergo di Marina Romea concorresse al bando pubblico che la prefettura avrebbe di lì a poco emesso per l’accoglienza dei nuovi profughi nel 2015, incontrai il 20 marzo stesso il prefetto, insieme ad una rappresentanza degli oltre 2.000 firmatari di un esposto che giudicava negativamente l’istituzione di notevoli concentrazioni di profughi in una struttura alberghiera. Seguì, sullo schema, un analogo esposto firmato da centinaia di cittadini di Marina di Ravenna, che non ebbe seguito (ma ora è stato ripreso) perché giunsero assicurazioni che il problema non si sarebbe posto in questi termini. Dall’incontro col prefetto si uscì condividendo testualmente che ‘la soluzione logistica preferibile, a fronte di un grave problema di dimensione nazionale e internazionale di cui il territorio locale è chiamato a farsi carico, sia quella di appartamenti e locali dislocati in un tessuto urbanistico più a misura di integrazione; resti alta la vigilanza già in atto sulle garanzie di sicurezza; il supporto delle organizzazioni e del volontariato sociale sia condizione fondamentale di qualità dell’accoglienza; lo strumento più idoneo a garantire uno stretto ed efficace rapporto tra la prefettura, il territorio e la popolazione locale, sia una convenzione diretta tra la prefettura e i singoli Comuni, anziché con le singole imprese interessate all’accoglienza degli immigrati: gli esponenti ritengono al riguardo, in particolare, che questo debba avvenire da parte del Comune di Ravenna, fermo restando che sarà poi suo dovere attivare su ogni scelta politica ed organizzativa i percorsi di coinvolgimento delle sue rappresentanze elettive e di partecipazione sociale’.

“Su questo il prefetto fu coerente – commenta il capogruppo di Lista per Ravenna -, perché il 25 agosto, di fronte alla nuova ondata di profughi, convocò i sindaci della provincia proponendo loro come “modello ideale” la convenzione già in atto con Cervia, secondo cui ogni sindaco si sarebbe dovuto far carico di decidere autonomamente dove alloggiare i profughi. Solo in caso di disimpegno dei sindaci, sarebbe stato obbligato a provvedere in proprio tramite un bando pubblico aperto a qualsiasi soluzione, senza vincoli che non fosse solo l’offerta economica più conveniente. Esemplare al riguardo è stata la dichiarazione del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, vice-presidente nazionale sia dei Comuni Italiani (ANCI), sia del PD, secondo cui: ‘i sindaci del pesarese daranno il loro contributo alla gestione dell’emergenza profughi, ma l’accoglienza deve essere distribuita sul territorio, evitando gli alberghi…e i profughi dovrebbero dedicare due o tre ore al giorno a lavori socialmente utili‘.

Questo dovrebbero fare anche i sindaci del ravennate, a cominciare da Ravenna, dove la disponibilità del territorio, espressa dall’arcivescovo tramite la parrocchie, dalla Caritas, dalle associazioni di volontariato, dalle famiglie stesse tramite proposte rivolte ad un apposito sito del Comune, costituiscono una base fertile che deve essere raccolta, sostenuta e coordinata dal Comune per essere tradotta in una convenzione col prefetto, così da sollevare l’autorità governativa da un compito inevitabilmente condizionato dal rispetto delle regole burocratiche rigide imposte dal Governo”. Secondo Ancisi, però,  “il sindaco di Ravenna non ha dato però segni di disponibilità”.

Ecco allora cosa chiede Lista per Ravenna: “A conoscenza di un nuovo incontro coi sindaci che il prefetto avrà nei primi giorni di questa settimana su questo tema, chiedo perciò di conoscere quali siano le intenzioni del sindaco di Ravenna riguardo all’auspicio che egli sottoscriva col prefetto una convenzione utile a dare all’accoglienza dei profughi la risposta più corretta della comunità ravennati sotto gli aspetti umanitario, sociale e (non ultimo) della sicurezza e dell’ordine pubblico. Non certo in albergo”.

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