Porto di Ravenna, Di Marco in commissione: “Preferisco le casse a mare. Ma decide la politica”

Il presidente di Autorità portuale ha illustrato i tre progetti presentati al tavolo tecnico del Ministero: "Ho fatto delle proposte e pretendo delle risposte o delle alternative"

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Si è tenuta ieri in consiglio comunale la seduta congiunta delle Commissio ni 4, 3 e 9, voluta dal capogruppo del M5S Pietro Vandini, dedicata ai progetti per il Porto di Ravenna. Una seduta che aveva generato qualche polemica, con il vicesindaco – con delega al porto – che proprio ieri aveva dichiarato di non poter partecipare e la netta replica di Vandini. Ha invece partecipato come da programma il presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco.

“Le casse a mare ‘sono una follia’? Le preferisco, ma non le ho sposate. Decide la politica” ha sostanzialmente dichiarato il presidente Di Marco. Per l’amministrazione comunale, assenti Mingozzi e Matteucci, presente l’assessore all’Urbanistica, Libero Asioli.

In poco meno di 50 minuti Di Marco illustra le tre ipotesi di rimodulazione sottolineando di prediligere quella di mezzo tra la massima e la minima, con le casse di colmata a mare. Comunque, ribadisce, “ci atterremo alle decisioni del tavolo tecnico del ministero dei Trasporti. Se dice no, le casse a mare non si fanno. Non sono l’uomo che le vuole per forza. Ma ho fatto delle proposte e pretendo delle risposte o delle alternative”. Di certo, aggiunge, è un “progetto strategico per l’Italia e lavoro per non perdere i finanziamenti faticosamente portati a Ravenna”, 120 milioni di euro della Bei compresi.

Nel dettaglio delle tre ipotesi, tutte da realizzare a stralci con il primo da presentare al Cipe entro luglio, quella massima prevede di scendere a 15 metri in avamporto e poi a 13,5, con i 7,3 milioni di metri cubi di fanghi da depositare nelle aree in mezzo al mare, nelle casse di colmata a mare e nelle aree logistica 1 e 2 e logistica S3. Costo complessivo 310 milioni di euro, senza l’ultimo stralcio per il terminal container per cui non si può fare il bando essendo l’area sotto sequestro, senza dimenticare che in materia di contenitori il ministero chiede a Ravenna, Trieste e Venezia di coordinarsi tra loro. Ecco perchè Di Marco preferisce la soluzione di mezzo con le casse a mare e le aree L1, L2, che costa meno, 236 milioni, e “ce li abbiamo”.

Infine la soluzione di minima senza casse a mare e le aree S3 L1 e L2, per 227 milioni di euro. Di Marco ricorda che il progetto è previsto dalla Legge obiettivo e ci sono procedure di Via agevolate. Comprende inoltre il rifacimento delle banchine. Di Marco vuole portare a casa un pacchetto complessivo, con impianti di trattamento e dragaggio. E, manda a dire, “nessuno dica che non voglio dragare. Ho cercato di fare un’azione di coordinamento e capire se il dragaggio interessa a qualcuno. A me sì e lavoro per questo”.

Infine al monito della Cgil sul bandire le polemiche replica di avere risposto quando attaccato con accuse infondate. “Nessuno- conclude- conosce il porto come il sottoscritto”, banchine comprese che sono tutte diverse, per cui il progetto di adeguamento è “complicato. Serve un bando internazionale pubblico che fa perdere 4-5 mesi di procedura”. Si apre così il dibattito.

Già in apertura di seduta Alberto Ancarani di Forza Italia aveva definito la scelta di Mingozzi di non esserci “estremamente scorretta. È una mancanza di rispetto istituzionale”. Dello stesso avviso Francesca Santarella del Movimento 5 Stelle. “Il Comune- ricorda- in Comitato Portuale il 21 settembre ha approvato il progetto con le casse a mare, ma il verbale non ce l’hanno mandato. È una mancanza di trasparenza intollerabile. Il Comune non sta rappresentando i cittadini”. Per Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna la soluzione migliore è quella di minima, “si può partire anche subito”, con i fondali a 12,50 metri, anche se “le proposte sono tutte razionali. Folle è chi dice che sono folli”. Certo le casse a mare sono tecnicamente valide “se fossimo su un’isola con attività logistiche e produttive. Lì non si possono fare”. Comunque il Comune le ha approvate, conclude Ancisi, e deve dire se ha cambiato idea, portando l’alternativa.

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