Gruppo RottamaItalia Ravenna: “Sì contro le trivelle: sono una scelta anti-economica”

Oggi l'incontro pubblico del gruppo RottamaItalia per spiegare le ragioni della scelta referendaria contro le trivellazioni in Adriatico entro le 12 miglia; presenti Maria Paola Pattuelli, del Comitato in Difesa della Costituzione e Claudio Paolo Mattarozzi, presidente di Legambiente Ravenna

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Oggi conferenza stampa di RottamaItalia presso Arci a Ravenna per spiegare le ragioni del SI nel referendum del prossimo 17 aprile. La prima a prendere la parola è stata Maria Paola Pattuelli, animatrice del Comitato in Difesa della Costituzione di Ravenna: “Tutto è partito dal decreto-legge Sblocca Italia, emanato alla fine del 2014, con la quale è cominciato una sorta di far west ambientale e urbanistico. C’è in questa legge una forte tendenza all’accentramento governativo, nonché un contestuale indebolimento delle funzioni delle Regioni, in merito di tutto quello che riguarda la tutela ambientale. Andiamo verso una concezione produttivistica dell’uso delle risorse, dei territori e dell’ambiente.” 

 

“Perciò”, continua la Pattuelli, “abbiamo dato vita ad un gruppo composto da Legambiente Ravenna, Comitato in Difesa della Costituzione e Libertà e Giustizia: bisogna connettere queste tematiche al testo della nostra Costituzione, che tutela l’ambiente e il paesaggio, e intima all’economia il rispetto della giustizia sociale e ambientale.”

“Le ragioni di questa conferenza stampa, fatta a breve distanza dall’incontro pubblico dello scorso 6 febbraio, sono presto dette: in questo lasso di tempo è stata accettata la richiesta referendaria promossa da un’ampio movimento ambientalista, che ci spinge alla scelta di dire stop alle trivellazioni. Il movimento aveva chiesto che il referendum fosse accorpato alle elezioni amministrative, per ragioni economiche e per assicurare il raggiungimento del quorum: tuttavia la data di votazione è stata anticipata al 17 aprile.”

 

“Perché si è fatta questa scelta? Chi ha scelto questa data spera nel non raggiungimento del quorum, attraverso una strada che silenzia l’opinione pubblica e confonde l’informazione. Trovo inaccettabile questo svilimento della scelta democratica diretta e partecipata, che passa attraverso la non-informazione, dato il breve tempo a disposizione dei cittadini per informasi a dovere.” “Tanto più inaccettabile è un dato economico macroscopico: in questa Italia, dove a volte sembra che si contano i singoli euro nei bilanci pubblici, il semplice fatto di non avere accorpato il referendum al voto amministrativo, costa alla nostra Repubblica circa 360 milioni di euro. Le royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti che sono arrivati alle casse dello stato nell’ultimo anno ammontano solo a 340 milioni di euro. Quando ho scoperto questo dato ho fatto un salto sulla sedia.”

 

“Bisogna anche far cessare il terrorismo che è in atto a Ravenna e in generali in Italia, secondo cui la vittoria del sì costerebbe la perdita di migliaia di posti di lavoro. Si tratta di terrorismo veramente infondato. Enzo di Salvatore, il costituzionalista che ha steso i quesiti di questo referendum, ha dimostrato che non si perderà neanche un posto di lavoro. Potete leggere nel suo documento la sua spiegazione”. (Vedi allegato)

 

“Se vince il sì, l’impiantistica non chiuderà certo il giorno dopo: al contrario, gli impianti continueranno ad estrarre per tutta la durata della concessione. Che cosa impedisce dunque questo referendum? Il referendum impedirà che sia automaticamente rinnovata la concessione alle trivelle dal 2026 in avanti, fino ad esaurimento del giacimento.”

“Se passa il sì, significa che finalmente questa Repubblica dovrà porsi il problema di quale politica energetica vuole istituire; se passa il sì ci mettiamo finalmente nella stessa lunghezza d’onda degli altri paesi europei, che stanno da tempo attuando politiche di riconversione verso fonti rinnovabili. L’Italia è agli ultimi posti per queste politiche.”

 

“Se si ragiona in termini repubblicani, ovvero seguendo la logica delle convenienza generale, mi chiedo: a chi giova continuare a trivellare? A chi giova questo scempio economico, per il quale incassiamo meno royalties rispetto a quello che ci costa il referndum? A chi giova che la trivellazione prosegua fino all’esaurimento dei giacimenti, mettendo in pericolo molti altri comparti economici che si riproducono senza danni, come il turismo, la pesca, l’agricoltura?”

“Sono semplicemente una cittadina che si interroga sul senso delle cose. Aiuterà l’Assomineraria, per campare qualche decennio in più? C’è un altro dato che è interessante sottolineare: se si tira estrae tutto quello che c’è qui sotto, attorno a noi, in questo mare chiuso, il prodotto ci soddisferà solo otto mesi. Si mettono a rischio le nostre coste, la pesca, l’agricultura e il turismo, per otto mesi di idrocarburi. Perché ciò che viene estratto non lo consumiamo certo noi: Assomineraria lo rivende. Questo significa che non si sviluppano ricerca e politiche per nuove fonte energetiche rinnovabili. È un paese, il nostro, che soffre di una miopia arcaica, che sinceramente faccio fatica a capire.”

 

Ha preso quindi la parola Claudio Paolo Mattarozzi, presidente di Legambiente Ravenna.

“Avere incontrato la Pattuelli e le realtà che hanno costruito Rottamaitalia è stato come fare un terno al lotto. Per 15 anni abbiamo denunciato le tematiche della subsidenza di Lido di Dante, perché i dati erano scritti, sotto gli occhi di tutti nei documenti che venivano dal Veneto, grazi a ingegneri come Roncuzzi, o ancora nei documenti dell’Arpa regionale.”

“Ma per anni è sembrato quasi che questi dati non esistessero. Ci si accontentava di quelle che ho chiamato le perline di Eni, date alle nostre amministrazioni come i cowboy le davano agli indiani per corromperli e per potersi portare a casa le loro terre. L’Arpa regionale ha fatto i conti: la sabbia che stiamo perdendo sulle nostre coste a causa delle trivellazioni ci costa molto di più rispetto a quello che guadagniamo dalle royalties. Il problema è che non ci si può accontentare di queste perline. È questa la denuncia che faccio ai nostri amministratori, che non hanno pubblicato questi dati, ma li hanno tenuti privati, decidendo in totale autonomia, assumendosi tutte le responsabilità di queste decisioni importanti e affidandosi ai tecnici di Eni.”

 

“Bisogna cominciare a chiedersi: se continuerà questa subsidenza, che in parte è naturale, ma, come ci dicono i dati dell’Arpa, è causata anche da attività artificiali, come l’estrazione d’acqua, la cementificazione e l’estrazione delle fonti fossili del sottosuolo, dove li pianteremo in futuro i nostri ombrelloni? E nonostante questo si continua ad estrarre, costruire, cementificare… Per 15 anni, tutte le volte che Goletta Verde passava dalle nostre coste adriatiche, consegnava la bandiera nera alla piattaforma Angela Angelina, ma soprattutto ai nostri amministratori, che non facevano informazione, e non facevano crescere quella conoscenza necessaria per coinvolgere i cittadini e compiere scelte democratiche e condivise.”

 

“Ci accusano di essere contro il lavoro” ha continuato Mattarozzi, “ma com’è possibile? Noi siamo con la nostra Costituzione, che mette al primo posto il lavoro! Il punto è che il settore dell’oil & gas è in crisi già da molti anni. A causa del costo del petrolio non conviene più investire in nuovi impianti: la Shell, ad esempio, sta facendo grossi investimenti sulle energie rinnovabili. E mi auguro che questa congiuntura spinga alla riconversione dell’economia a fonti rinnovabili. La scelta è tutta politica, occorre un programma serio che utilizzi i fondi dati al settore dell’oil & gas per fare ricerca sulle rinnovabili. Bisogna cambiare direzione, e per farlo occorre che tutti i cittadini sappiano bene come scegliere. I dati dell’ultima Conferenza Internazionale sul clima, che si è svolta a Parigi lo scorso dicembre, ci dicono che, se non siamo in grado di contenere l’aumento di temperatura entro 1 grado e mezzo, l’acqua invaderà 60 chilometri l’entroterra. Ravenna diventerebbe come Venezia: ma a patto di avere le risorse necessarie per alzare gli argini e costruire dighe, come in Olanda.”

 

“Basti pensare a come si è amministrato l’evento alluvionale dell’anno scorso, quello del 5-6 febbraio 2015, quando si sono rotti gli argini dei Fiumi Uniti. Occorre subito intervenire, abbiamo denunciato. Bene, l’argine si sta riparando solo adesso, dopo un anno, per problemi burocratici! E per fortuna non è successo niente: ma poteva accaderci di peggio, come a Lido di Savio. Per fare partire questi lavori c’è voluta una denuncia alla magistratura.”

“Insomma, bisogna avere il coraggio per fare le giuste scelte economiche. E per scegliere con accortezza ci vuole un’informazione trasparente ai cittadini. Per questo sono contro la scelta di votare così presto. Abbiamo anche speso un sacco di soldi, che magari potevano essere investiti in ammortizzatori sociali.”

 

Alla richiesta di un commento sulle recenti posizioni de De Pascale, che ha dichiarato di non voler partecipare alla conta del referendum, dando quindi un appoggio quanto meno indiretto a chi spera che il quorum venga raggiunto, ha risposto Paola Pattuelli: “Prima di morire, Liverani aveva promesso di discutere alla pari con Eni sui problemi della trivellazione dei nostri territori. Quando De Pascale è stato indicato come candidato sindaco, dichiarò di volere assumere tutti gli impegni presi da Liverani. A me pare che ci sia qualcosa che non quadra.”

 

Infine si è dato appuntamento alla cittadinanza il prossimo martedì 15 marzo, in Sala D’Attorre, per l’incontro pubblico con Enzo di Salvatore, costituzionalista e Vincenzo Comito, economista, sulle ragioni economiche e politiche per sostenere il sì al referendum del prossimo 17 aprile. 

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