Gardin (LN) sullo scandalo pannoloni: “L’AUSL se c’è, batta un colpo”

La capogruppo della Lega critica la qualità e i tempi di consegna degli ausili per l’incontinenza distribuiti dalla nuova società aggiudicataria del bando

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“Uno scandalo che non può passare sotto silenzio. L’Ausl di Ravenna non solo non è in grado di garantire ausili per l’incontinenza di qualità ai pazienti che ne devono fare uso, ma addirittura non sembra neppure capace di consegnarli in tempi utili”. La capogruppo della Lega Nord in Consiglio comunale, Samantha Gardin, – come si legge nel comunicato – “tuona contro l’Azienda ravennate che sui disservizi denunciati da tanti assistiti, in gran parte anziani in situazioni di grande fragilità”, ha presentato un’interrogazione.

 

“L’auspicio è che la risposta giunga rapida, esauriente e chiara, ma soprattutto che sia risolutoria per un problema che si sarebbe potuto evitare probabilmente usando più attenzione e più responsabilità nel controllare le ditte vincitrici di bandi di gara, i prodotti forniti e le modalità di distribuzione. Ma ormai nel pubblico sembra vigente la regola del ‘non vedo, non sento, non parlo’. Una deresponsabilizzazione che pagano soprattutto i cittadini più deboli, che non hanno voce nei cosiddetti ‘piani alti’”.

“Nei mesi scorsi – spiega Gardin – l’agenzia regionale Intercent-Er ha provveduto a bandire una gara per i lotti di ausili per l’incontinenza (pannoloni) erogati dal Servizio sanitario relativi all’Area Vasta Emilia Centro e all’Ausl Romagna, con un’assegnazione per la fornitura fino al 2018”.

“Ebbene – aggiunge – nelle ultime settimane sono arrivate decine e decine di segnalazioni e di reclami in particolare in Romagna, dove gli assistiti sono circa 23.700, perché i pannoloni forniti dalla nuova ditta presenterebbero problematiche. L’Ausl si sarebbe quindi vista costretta ad allestire un’apposita rete di rilevazioni. Ma a Ravenna si sarebbero aggiunti disservizi ai disservizi: oltre alla qualità criticabile dei materiali, ci sarebbero anche tempi di consegna incongrui. Insomma, un gran pasticcio che mal si concilia con la grancassa propagandistica dell’Azienda ravennate”.

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