Caldaie a norma di legge sì o no al Villaggio Anic, Alberto Ancarani (FI) chiede lumi al sindaco

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Alberto Ancarani, consigliere di Forza Italia, ha proposto una interrogazione in consiglio comunale per fare chiarezza sulla questione dell’installazione di impianti di riscaldamento autonomi in un condominio dell’ex Villaggio Anic. La questione pare partire, come spiega Ancarani nell’interrogazione, dal “venir meno delle condizioni economiche minime per la gestione di una caldaia centralizzata”, che ha spinto molti proprietari a dare “mandato a tecnici specializzati di presentare le idonee pratiche al SUE del Comune di Ravenna per l’installazione di caldaie per il riscaldamento autonomo”.

Il punto sollevato da Ancarani riguarda le normative di legge regionali, espressamente la D.G.R.967/2015, che prevede che, “per l’installazione di caldaie per il riscaldamento autonomo debba essere rispettato il requisito D.3 per il quale il 50% del consumo dell’acqua sanitaria deve essere assicurato usando sistemi che utilizzano Fonti Energetiche Rinnovabili. Tale requisito – sottolinea Ancarani – non può essere in nessun caso derogato secondo la legge vigente, tanto meno da “presunte” interpretazioni della legge “eventualmente” rilasciate da uffici della regione o da asseverazioni poste in essere da professionisti che dichiarino nelle pratiche di presentazione degli impianti al SUE la non necessità di installare fonti di energia rinnovabile per l’acqua sanitaria”.

Scegliendo i sistemi di riscaldamento tradizionali, e dunque bypassando la legge regionale sulle fonti rinnovabili, secondo il consigliere ci sarebbe sul breve periodo, una differenza di “minor spesa, pari a circa 500 euro ad impianto”.

Ma qui casca l’asino, come suol dirsi: “Da un accesso agli atti dell’interrogante presso il SUE – precisa infatti Ancarani – risulta che le pratiche in cui viene asseverata da professionisti incaricati da alcuni condòmini la mancata esigenza di fonti energetiche rinnovabili per l’acqua sanitaria siano state depositate presso il comune di Ravenna per ottenere la necessaria autorizzazione”. 

“Da colloqui con altri condòmini – aggiunge -, che invece intendono comportarsi secondo le previsioni di legge sussisterebbe una forte pressione da parte di un abitante del villaggio particolarmente attivo e vicino al principale partito di governo della città affinchè le pratiche che non prevedono l’installazione di fonti rinnovabili per l’acqua sanitaria vengano celermente evase ed assecondate dal Comune”.

“Considerato che sarebbe gravissimo  – conclude quindi l’interrogazione – se il Comune di Ravenna facesse figli e figliastri considerando valide le asseverazioni che escludono l’obbligo dell’uso di fonti rinnovabili per l’acqua sanitaria facendo passare per “poco furbi” coloro che rispettando a pieno la normativa abbiano scelto di spendere una somma maggiore e per scaltri coloro che spendendo meno, grazie a pressioni politiche, otterrebbero un’autorizzazione indebita all’installazione del proprio impianto, si interroga il sindaco per sapere se sia a conoscenza dei fatti sopra citati. In caso affermativo, quali iniziative intenda intraprendere per evitare che i cittadini del comune di Ravenna siano discriminati dalla stessa amministrazione con autorizzazioni non rispettose delle norme in vigore e con controlli successivi non sufficientemente scrupolosi e conformi alla legge.

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