Ravenna Entrate, approvato statuto e disciplinare per affidamento del servizio in house providing

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Nella seduta di mercoledì (per chi volesse rivederla http://bit.ly/archivio-sedute-cc) il consiglio comunale ha discusso e votato, relativamente a Ravenna Entrate spa, l’approvazione del nuovo statuto e del disciplinare di affidamento del servizio in house providing. La delibera è stata approvata con voti 18 voti favorevoli (gruppi di maggioranza), 5 contrari (gruppo Alberghini, Lega nord, Lista per Ravenna), 4 astenuti (CambieRà e Ravenna in Comune).

E’ stato invece respinto l’emendamento presentato e illustrato dal consigliere Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna) con 9 voti favorevoli (gruppo Alberghini, CambieRà, Lega nord, Lista per Ravenna, Ravenna in Comune) e 18 voti contrari (gruppi di maggioranza).

Relatrice l’assessora al Bilancio Valentina Morigi. Per i contenuti http://bit.ly/nuovo-statuto-raentrate

Sono intervenuti nel dibattito: Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna), Learco Vittorio Tavoni (Lega nord), Cinzia Valbonesi (Pd), Samantha Gardin (Lega nord), Michela Guerra (CambieRà), Raffaella Sutter (Ravenna in Comune), Silvia Quattrini (Pd).

Il gruppo Lista per Ravenna, nell’illustrare l’emendamento, inteso ad escludere la possibilità dell’introduzione di un eventuale consiglio di amministrazione, ha rappresentato la sua contrarietà all’affidamento del servizio in house providing a Ravenna Holding ritenendo meno dispendioso e più opportuno l’avvio di una progressiva aggregazione delle sei società del Comune a totale capitale pubblico in una unica società multi servizi.

Il gruppo Lega nord ha sostenuto che poteva essere evitata la creazione di un ulteriore carrozzone ed ha espresso disappunto sullo statuto che è stato costruito sulla base del decreto Madia, un testo fatto male e che potrebbe essere dichiarato incostituzionale mentre sarebbe stato auspicabile scriverlo in maniera più tecnica. Sono ritenuti poco chiari i termini economici ed è stato chiesto di conoscere i costi della richiesta consulenza.

Il gruppo Pd ha rappresentato che è stata posta in essere un’operazione strategica importante, che permette un risparmio immediato, che consentirà un maggiore controllo da parte dell’ente con le possibilità di intervento, correzione e modifica in consiglio comunale, che apre la possibilità di ampliare i servizi anche ad altri Comuni; la formulazione dello statuto è ritenuta strutturata, completa e rispondente ai dettami della legge.

Il gruppo CambieRà ha espresso, da un lato, condivisione per quanto riguarda il maggiore controllo che nella nuova modalità gestionale il consiglio comunale potrà esercitare su Ravenna Entrate e, dall’altro, perplessità per l’ingresso della stessa nel ‘calderone’ di Ravenna Holding; pertanto ha dichiarato di mantenere sospeso il giudizio che, pur non essendo del tutto negativo, non è tuttavia di piena convinzione.

Il gruppo Ravenna in Comune si è dichiarato favorevole all’emendamento che comunque rispecchia la volontà dell’amministrazione rispetto alla figura dell’amministratore unico. Ha rilevato il carattere della sperimentalità contenuto in alcuni articoli e sottolineato la competenza del consiglio comunale per le eventuali modifiche da apportare. Ha dichiarato il voto di astensione in mancanza della modifica richiesta dall’emendamento.

 

Intervento del consigliere Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna) fornito dal consigliere:

“Il 31 dicembre scorso è scaduta e non è più rinnovabile per legge, Ravenna Entrate, società mista pubblico-privato che fu costituita tra il Comune e la Sorit per riscuotere le tasse, le tariffe e le multe comunali. Secondo Lista per Ravenna, si dovrebbe, con l’occasione, avviare una progressiva aggregazione delle 6 società del Comune a totale capitale pubblico (per le finanze, la produzione di acqua potabile, il trasporto pubblico, le farmacie, le pompe funebri ed ora anche per le riscossioni) in una unica società multiservizi, con grande risparmio di costi generali e di poltrone. Si poteva cominciare aggregando Ravenna Entrate in Ravenna Holding come ramo aziendale. De Pascale ha invece deciso di costituire una nuova società con lo stesso nome, consegnandola a  Ravenna Holding. Di qui la ragione principale del nostro voto contrario, espresso giovedì scorso in commissione”.

“Non rinunciamo però a proporre una riduzione del danno. Il recente testo unico di legge delle società partecipate ha fissato il lodevole principio per cui “l’organo amministrativo delle società a controllo pubblico è costituito, di norma, da un amministratore unico”. Un dramma per il poltronificio de Pascale & C. Nella vecchia Ravenna Entrate, l’organo amministrativo aveva cinque membri. La maggiore riscossione se la facevano loro, con 101.500 euro l’anno di compensi, che è oltre il doppio dell’utile previsto per il 2017″.

“La giunta comunale ha però promesso in commissione, tra applausi troppo precipitosi (non il mio), che la nuova società avrà un amministratore unico. Ma in realtà è la norma che non consente ancora deroghe. La stessa legge dice sì che, tramite un decreto del Governo, saranno definiti criteri con cui, “per specifiche ragioni di adeguatezza organizzativa”, si potrà eccezionalmente consentire alle società partecipate un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque membri. Ma il problema “adeguatezza organizzativa” non si pone neppure per una piccola società come Ravenna Entrate, che potrebbe anche essere un semplice “Ufficio Riscossioni” interno al Comune, ma che comunque dispone di appena 26 dipendenti e un dirigente, con un bilancio inferiore a 4 milioni e un capitale sociale di appena 775 mila euro”.

“Il decreto non c’è ancora. Nel frattempo vale la legge di base. Ma a capo del governo c’è sempre il PD. C’è dunque spazio per organizzare una nuova Resistenza. Ecco così che lo statuto della nuova Ravenna Entrate lascia aperta la porta, in un prossimo vagheggiato futuro, al ritorno in pompa magna del Consiglio di amministrazione in Ravenna Entrate. Democrazia pura. La descrizione del Consiglio di amministrazione occupa tre fitte pagine dello statuto, che sarebbero del tutto inutili se si avesse il senso del pudore o almeno del ridicolo. Di qui  l’emendamento. Se l’approvano mi astengo. Significa, in breve, che un Amministratore Unico è anche troppo”.

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