Accoglienza umanitaria, Ancisi (LpRa): “Serve un cambio di marcia per il progetto Sprar”

Il consigliere parla di violenza e furti: "Il problema non è più l’integrazione, ma la sicurezza pubblica"

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“Tre avvenimenti in otto giorni di delitti che il codice penale definisce contro la persona (due) e contro il patrimonio (uno), in cui sono indagati immigrati ospitati dal Comune nei propri appartamenti, aprono un fronte nuovo sulle modalità dell’accoglienza umanitaria“: a sollevare il dibattito è il consiglier comunale di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi.

Continua Ancisi: “Meritando di essere affrontato seriamente, senza alcuno dei pregiudizi che, con diverse graduazioni, vanno dal “tutti i casa loro” al “tutti da integrare”, rinvio a maggiori approfondimenti l’interrogazione al sindaco che avevo abbozzato”.

“Due casi sono fatti di sangue con uso di coltelli – spiega il consigliere di LpRa -. Sotto accusa sono maggiorenni inseriti nel progetto SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). Il primo si è svolto in un appartamento di via Ravegnana tra due giovani rispettivamente del Senegal e del Gambia. L’altro è avvenuto in via Gulli ad opera di un giovane del Ghana, a cui la commissione competente, respingendo la richiesta di asilo come profugo, ha concesso da un anno la protezione internazionale umanitaria. Il terzo ha visto fermato e deferito all’autorità giudiziaria competente un minorenne albanese non accompagnato, ospitato presso uno degli alloggi a ciò destinati dal Comune, reo di avere rubato almeno 7-8 biciclette in più giorni da un garage di via Girolamo Rossi”.

“In queste circostanze – afferma Ancisi – non ci possono essere “se” o “ma”. Il problema non è più l’integrazione, ma la sicurezza pubblica. Il Comune deve immediatamente revocare l’accoglienza (o proporla al Tribunale dei Minorenni). Escluso il caso di via Ravegnana, dove i due immigrati sono impegnati in attività lavorative e non se n’è letto altro, i due successivi hanno non solo rivelato che i soggetti coinvolti frequentavano i giardini Speyer e dintorni, ma hanno anche rispettivamente mostrato che avevano contatti sociali non consigliabili (spacciatori di droga) o collegamenti più che ipotizzabili con un più ampio traffico malavitoso (il racket delle biciclette). Devo ricordare al riguardo come a ferragosto dell’anno scorso abbia presentato un’interrogazione al sindaco: ‘Sul ‘profugo’ accoltellatore negli Speyer’, nigeriano contro tunisino, chiedendo perché, nonostante fosse stato espulso da una struttura di accoglienza per questioni di droga, bazzicasse liberamente, senza fissa dimora, in questo ex giardino. Nel caso attuale di via Gulli, si è pure constatato come l’appartamento SPRAR abbia potuto funzionare da dormitorio notturno per estranei, con i condomini che lamentano di giacigli improvvisati in cantina, di continui via vai, di campanelli che suonano anche nelle ore piccole, di biciclette di dubbia appartenenza sparse ovunque”.

“Il progetto SPRAR – Ancisi entra nel dettaglio – è interamente gestito da una sola Cooperativa, remunerata dal Comune coi fondi dello Stato. S’impone al riguardo un cambio di marcia verso gli immigrati che ne usufruiscono:

  1. essi sono totalmente a carico pubblico (per l’alloggio, le utenze, il vitto, l’assistenza sanitaria, sociale, psicologica, legale, amministrativa,  ecc., la mediazione linguistica e culturale, i corsi di lingua italiana, i percorsi individualizzati di inserimento, il telefonino, la “paghetta”, ecc.), a scopi di integrazione sociale: deve essere loro chiarito severamente, dimostrandolo fin dalle prime occasioni di cui sopra, che a qualsiasi episodio di violenza, fisica o verbale, o di altro reato (furti, commercio di droga, disturbo della quiete pubblica, ecc.), ma anche di assunzione di droghe o abuso di alcool, consegue immediatamente l’uscita dal progetto di accoglienza;
  2. deve essere loro sconsigliata fermamente la frequenza di ambienti e locali non consoni all’obiettivo dell’integrazione: in caso contrario, devono seguire efficaci ammonimenti, preludio alla successiva espulsione dal progetto;
  3. il loro stile di vita, interno ed esterno al progetto, deve essere monitorato con una presenza assidua degli operatori sul posto, nel numero e con l’impegno adeguati: servono anche un dialogo costante, anche in forma riservata, con i condomini e l’amministratore del condominio, utile per avvertirne le problematiche, e uno scambio serrato di informazioni con le forze dell’ordine”.

“Ne discuteremo in consiglio comunale – promette Ancisi.

 

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