Ancisi (LpRa) interroga il Sindaco di Ravenna sulla “vergogna dei pannoloni incontinenti”

Il problema interessa, nella sola Romagna, 23.700 pazienti - La fornitura di pannoloni continua ad essere insufficiente e la qualità continua ad essere modesta

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Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna) con un’interrogazione al sindaco di Ravenna segnala “la vergogna dei pannoloni incontinenti”. Già tempo fa i familiari di persone con problemi di incontinenza lamentavano come gli “ausili ad assorbenza” – questo il nome tecnico, come ricorda Ancisi – che esse hanno diritto di ricevere dall’AUSL fossero largamente insufficienti per numero e per capacità di assorbimento, nonché per scarsa qualità e per formati scomodi ad essere indossati. Qualcuno la chiamò la “rivolta dei pannoloni”. 

Se i pannoloni sono scarsi o scadenti ne deriva “un forte aggravio di costi per le famiglie, obbligate ad acquistare in proprio le forniture necessarie, ma soprattutto preoccupate perché la mancata tenuta dei pannoloni provoca danni per perdite di urina, cattivi odori, sviluppi di germi, piaghe da decubito. – scrive Ancisi ora nell’interrogazione – Non sembri un problema marginale, perché interessa, nella sola Romagna, 23.700 pazienti afflitti da tale grave fragilità, specialmente anziani, ma anche disabili. Nessun imbarazzo per una condizione in cui tutti possono trovarsi per cause umane. La vergogna è della sanità pubblica. Tutto è nato un anno fa, quando l’agenzia per gli acquisti della Regione ha appaltato ad una nuova ditta, per un ammontare di 24,4 milioni di euro, la fornitura triennale di pannoloni per gli adulti delle aree centrale ed orientale dell’Emilia-Romagna. I problemi e le reazioni che hanno sollevato la “rivolta” delle famiglie si sono maggiormente avuti in Romagna.”

A un anno o più dalla rivolta dei pannoloni dell’anno scorso è tutto risolto? Si chiede Ancisi retoricamente. Pare proprio di no. Da qui la vergogna.

“Siccome questo appalto ha preso una brutta piega, alla faccia almeno della trasparenza, mi sono documentato in proprio. – scrive Ancisi nell’interrogazione – PROBLEMI DI QUANTITÀ. Sono significative due ricevute di consegna allo stesso paziente che ho in mano. La prima registra una fornitura di 100 pannoloni “dignity maxi” per la notte e di 120 pannoloni “dignity total” per il giorno, prevedendone in 119 giorni la consegna, avvenuta invece dopo 123. Dimostra una media di 0,8 pannoloni per la notte e di 0,97 per il giorno. Facendo gli stessi conti con la seconda fornitura – sperando che stavolta arrivi nel tempo previsto, non affatto garantito – si ricavano 0,9 pannoloni per la notte e 1,39 per il giorno. 2. Una scheda dell’AUSL datata agosto 2017, che riassume la posizione di un paziente centenario, documenta la fornitura di 90 pannoloni per il giorno e 90 per la notte ogni tre mesi, cioè meno di uno ogni 12 ore. Alla luce di tali dati, queste forniture paiono largamente insufficienti a garantire non solo il benessere, ma la “dignity” stessa – definita addirittura “maxi” o “total” – delle persone incontinenti, a cui servono almeno un pannolone la mattina, uno per il pomeriggio e uno/due per la notte, anche senza considerare altri problemi non certo infrequenti, quali ad esempio la diarrea.”

Dopo la quantità insufficiente, la qualità scadente. “Stando alle evidenze manifestatemi, i pannoloni che vengono forniti non hanno la stessa capacità contenitiva del precedente appalto. – insiste Ancisi – Di fatto – ho conosciuto il caso di un anziano medico, egli stesso incontinente – è impossibile superare la notte con un pannolone, senza ritrovarsi completamente bagnati la mattina.”

Infine i problemi di burocrazia. “Per richiedere l’attivazione di un nuova fornitura di pannoloni, servivano la domanda di invalidità e un certificato del medico curante che attestava l’incontinenza del paziente. Ora servono il verbale di invalidità definitivo (passano anche 3/4 mesi dalla visita, durante i quali le famiglie pagano di tasca propria i pannoloni, a prezzi del mercato al dettaglio) e la consulenza di un urologo o di un geriatra. Al paziente centenario di cui sopra, che il medico di base aveva certificato incontinente, la fornitura è stata negata perché gli mancava la consulenza specialistica. Il medico di base che conosce il suo assistito non basta? Occorre proprio uno specialista, il cui costo è pagato dall’AUSL, ma con aggravio di oneri anche per la famiglia (ad esempio per il trasporto con ambulanza) e conseguente aumento delle liste d’attesa?”

Per tutti questi motivi Ancisi chiede al sindaco, quale membro della Conferenza Sociale e Sanitaria, organo di indirizzo e di controllo politico-amministrativo dell’AUSL Romagna, di rispondere, con fatti concreti, ai rilievi da lui esposti.

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