La salute dei Lidi Nord non sia trasferita a Sant’Alberto. Protesta e petizione dei cittadini

La raccolta di firme promossa da Lista per Ravenna col sostegno del Comitato cittadino dei Lidi Nord

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È in partenza a Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti la raccolta delle firme sulla “PETIZIONE PER LA SALUTE DEI LIDI NORD”, promossa da Lista per Ravenna col sostegno del Comitato cittadino dei Lidi Nord e il contributo di esponenti delle altre istanze partecipative delle tre località. Il testo ha come primo firmatario Pier Luigi Bucchi, già consigliere territoriale del Mare della Lista per Ravenna. 

“I cittadini di Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti chiedono che essi stessi e i loro medici di famiglia attivi prevalentemente in queste località siano parte dell’organizzazione sanitaria primaria dell’area territoriale del Mare, del cui assetto geografico-economico-sociale i Lidi Nord sono parte indissolubile, evitando in particolare di essere “trasferiti” per metà nell’area territoriale di Sant’Alberto” si legge nella petizione.

Le motivazioni sociali e tecniche dell’iniziativa sono espresse in una relazione di Alvaro Ancisi – capogruppo a Palazzo Merlato di LpRa – allegata alla petizione.

Attualmente i cittadini dei Lidi Nord usufruiscono delle prestazioni di medicina generale offerte dai due medici storici del posto, nei loro tre ambulatori (due a Porto Corsini, uno a Casal Borsetti) e a domicilio. Ne sono totalmente soddisfatti per le loro virtù e la piena disponibilità, che copre in pratica le 12 ore al giorno, non da ultimo per la prossimità del servizio reso, si legge nella relazione. Lamentano perciò come assurdo lo scardinamento di tale assetto da parte dell’organizzazione dei nuovi Nuclei delle Cure Primarie dell’AUSL, dovuto al fatto che una dei due professionisti, residente a Porto Corsini, verrebbe trapiantata a Sant’Alberto, dovendo prestare servizio ambulatoriale in quella Casa della Salute, distante 20 chilometri dalla sua abitazione, anziché essere inserita, come l’altro medico, nelle Cure Primarie dell’area del Mare, facente capo a Marina di Ravenna.

Sarebbe dunque fisicamente impossibile per la dottoressa mantenere entrambi i propri ambulatori di Porto Corsini e Casal Borsetti e gli attuali livelli della propria attività in loco, si legge ancora nella relazione di Ancisi. Grave sarebbe il danno dei suoi 746 pazienti di Casal Borsetti (494), Marina Romea (117) e Porto Corsini (135), prevalentemente anziani: sia per la riduzione o abbattimento del servizio di medicina generale da lei prestato “nei loro luoghi di vita” (imperativo declamato dall’AUSL); sia per la difficoltà a recarsi a Sant’Alberto, non solo per la maggiore distanza chilometrica, ma anche per l’impraticabilità del servizio di trasporto pubblico e per la mancanza di una pista ciclabile su strade altamente pericolose: disagi che non esistono nei percorsi tra i tre Lidi Nord e tra loro verso Marina di Ravenna.

Tali difficoltà si estenderebbero – insiste Ancisi – anche alla fruizione delle altre cure sanitarie territoriali attive, o destinate ad essere attivate, nella Case della Salute di Sant’Alberto piuttosto che del Mare: quali l’infermieristica, in particolare per le patologie croniche e per le piccole urgenze di soccorso, le specialità mediche (pediatrica, d’igiene mentale, ecc.) e il servizio sociale. I cittadini dei Lidi Nord non hanno alcuna ragione per recarsi a Sant’Alberto, mentre tutti i servizi pubblici, sociali e di interesse pubblico di cui si servono sono, quando non presenti sul posto, a Marina di Ravenna.

 

PER ANCISI CI SONO IRREGOLARITÀ E NON SI ESCLUDE UN RICORSO AL TAR

Alla contestazione della scelta politica annunciata dall’AUSL, ma ancora in discussione, si aggiungono però secondo Ancisi “pesanti vizi di regolarità/legittimità”. Ancisi individua le seguenti: la violazione del diritto della libera scelta del medico da parte dell’assistito, principio cardine della legge costitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, qualora dei cittadini dovessero, contro la loro volontà, cambiare medico; la disparità di trattamento tra cittadini, disposta dall’art. 1 di tale legge, secondo la quale persone di uno stesso paese, anche parenti o vicini o amici, sarebbero come separati in casa, per il diritto alla salute, a seconda di quale medico di famiglia abbiano; la contraddizione tra il distacco del servizio sanitario territoriale dalla prossimità del luogo di vita di una metà dei cittadini e la ragione fondamentale della nuova organizzazione sanitaria: “prendersi cura delle persone nei loro luoghi di vita”. Tra l’altro, va tenuto conto che questo può essere solo il primo passo. Quando l’altro medico andrà in pensione, tutto lascia credere che l’intera cittadinanza dei Lidi Nord sia consegnata alle “cure” di Sant’Alberto.

L’auspicio di Ancisi è dunque che “sulle confezioni a tavolino, sulle rigidità, sui modi autoritari e sugli interessi di partito, prevalgano i diritti alla salute dei cittadini.” E non è escluso che la faccenda finisca con un ricorso al TAR.

 

LA RELAZIONE DI ANCISI

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