Politica. Verlicchi (La Pigna) scatenata: il Museo di Classe è inutile e costa troppo

Nuovo capitolo nella guerra ingaggiata dalla Pigna contro l'Assessora Elsa Signorino e RavennAntica

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Veronica Verlicchi (La Pigna) è protagonista di nuova puntata della sua personale battaglia – ingaggiata fin dal suo arrivo a Palazzo Merlato al posto di Maurizio Bucci – contro la Fondazione RavennAntica e l’Assessora alla Cultura Elsa Signorino. E stavolta picchia ancora più duro, perchè con la fine del mandato di Dario Franceschini, dice Verlicchi, la Signorino e RavennAntica non avranno più alcuna copertura politica e tutti i problemi della loro gestione “verranno a nudo” 

Verlicchi ha tenuto oggi una conferenza stampa al termine della quale ha stilato una nota durissima. “La Signorino ha speso 25 milioni di euro per il Museo di Classe che ad oggi non c’è” accusa l’esponente della Pigna. E aggiunge: “ora termina anche il sostegno politico all’Assessore Signorino. Infatti con la nascita del nuovo governo verrà a mancare il ministro Dario Franceschini e anche gli appoggi alla Signora Signorino verranno a mancare. E verranno finalmente a nudo tutte le problematiche della Fondazione Ravennantica e le questioni finora non ancora esplose, dal Museo di Classe all’attività di gestione dei servizi di biglietteria e bookshop dei siti dello Stato affidati in gestione.”

 

Verlicchi parla di “disastrosa gestione ordinaria della Fondazione RavennAntica e della controllata RavennAntica srl” e di “enormi investimenti finanziati finalizzati all’apertura che doveva avvenire a detta della Signorino addirittura nel 2004 e poi via via annunciata diverse volte senza mai arrivare alla sua inaugurazione (apertura annunciata entro il 2018, ndr). Alla fine i costi per realizzazione dell’opera sull’immobile ex zuccherificio di Classe e dell’allestimento ammonteranno ad almeno 25.000.000 di euro – scrive Verlicchi – di cui ben 18.427.570 euro di risorse pubbliche. Con un valore oggetto di stima di conferimento dell’immobile stesso indicato in 673.270 euro. Il rimanente lo ha messo la generosa Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna per un ammontare di  6.752.430 euro. Contributi, quelli della Fondazione Bancaria, che arrivavano agevolmente in quanto l’allora Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Lanfranco Gualtieri era ed è tuttora Vice Presidente della Fondazione Ravennantica. Un altro gigantesco conflitto d’interessi” secondo Verlicchi.

 

Oltre a parlare dei costi, la Verlicchi si avventura anche in una previsione museografica: il Museo di Classe “nelle intenzioni doveva esporre i reperti degli scavi dell’antico porto di Classe. I pochi reperti disponibili sono di modesto valore storico e archeologico. Bastava fare proprie le conclusioni dell’Ing. Arnaldo Roncuzzi che aveva svolto numerosi carotaggi e campionature sull’area, a seguito dei quali ha affermato l’impossibilità di ritrovamenti straordinario di valore storico e archeologico.” In sostanza, per la Verlicchi tutti questi soldi sono stati e saranno spesi inutilmente, per un museo di scarso valore. Anzi più avanti scrive letteramente che “il Museo di Classe è inutile” con buona pace di una scelta strategica compiuta molti lustri fa e da altre amministrazioni comunali, non ascrivibile alla Signorino né a de Pascale.

 

La Verlicchi parla poi dello studio di sostenibilità economica del Museo che – dice – si basa “su una consulenza affidata nel 2013 alla Società Cles, e quindi sicuramente non più attuale (in effetti è risaputo che quello studio è stato oggetto di revisione e non è ritenuto più attendibile, anche se continua ad essere citato e pubblicato, ndr) che evidenzia una perdita consistente e perdurante dell’attività. Perdita che si aggiunge a quelle già in essere da anni da parte della Fondazione e a cui si aggiungerà probabilmente anche quella della gestione della biglietteria e dei bookshop.”

La Verlicchi poi attacca l’azienda che si è aggiudicata l’appalto per l’allestimento della prima area espositiva del museo, affermando che si tratterebbe di azienda troppo continua a RavennAntica. “Ho chiesto e sollecitato attraverso una richiesta atti di avere tutta la documentazione relativa alla gara d’appalto per l’allestimento del Museo ma non mi è stato consegnato nulla. Per quale motivo? C’è qualcosa che un consigliere comunale non deve leggere?” scrive sempre Verlicchi. 

Sulla dotazione del Museo di Classe, dopo la nota vicenda dell’elmo Negau, la Verlicchi parla di razzia e dice: “I reperti archeologici che verranno esposti al Museo di Classe provengono dal Museo Nazionale, dal Museo di San Pietro in Campiano, dal Palazzo Mazzolani di Faenza e dall’Antiquarium di Castelbolognese. Ma anche mosaici non restaurati del Palazzo di Teodorico a rotazione. Palazzo Mazzolani di Faenza verrà sostanzialmente privato di quasi tutti i reperti a cominciare dal mosaico della pantera che Italia Nostra ha pubblicamente e chiaramente detto debba rimanere a disposizione della città di Faenza. Anche l’Antiquarium di Castelbolgnese non se la passa bene. Grazie alle buone relazioni politiche con l’oramai ex Ministro Dario Franceschini, per coprire i propri fallimenti gestionali, la Signorino ha fatto trasferire i reperti archeologici da Faenza a Castelbolognese azzerando così la testimonianza storica di queste 2 città. I Sindaci di Faenza e di Castelbolognese stanno zitti? Non si oppongono a questa razzia?”

 

Infine Verlicchi attacca sui costi del servizio di biglietteria e bookshop ora gestiti da RavennAntica nei siti Mibact grazie a quello che la Verlicchi definisce come “scellerato accordo di valorizzazione” (stipulato nel febbraio 2017 fra Ministero, Provincia, Comune e RavennAntica, ndr), gestione che nelle previsioni sarebbe in perdita.

Mentre “non se la passano bene neppure i dipendenti della precedente gestione dei siti, con il nuovo datore di lavoro che è la Fondazione Ravennantica. – insiste la Verlicchi – Dall’accesso agli atti per verificare la situazione relativa al passaggio dei dipendenti dalla precedente gestione alla Fondazione Ravennantica, risultano 8 contratti a tempo determinato. E cioè dal giorno 11 novembre al 1 dicembre 2017. Assunzioni a tempo determinato per 1 solo mese. Il giorno 7 dicembre 2017 vengono rinnovati fino al 28 febbraio 2018 n. 5 contratti. E infine, a contratto già scaduto il 28 febbraio 2018, i 5 lavoratori ai quali era stato rinnovato il contratto, in data 10 maggio 2018, viene loro prorogato il contratto fino al 31 agosto 2018. Eppure si tratta di personale che aveva già maturato esperienza e professionalità nella gestione proprio di quei siti del servizio di biglietteria e bookshop. Perché tenere in una situazione di precariato questi lavoratori? Perché si vogliono sostituire tutti o in parte dopo la scadenza del 31 agosto 2018?” conclude Veronica Verlicchi.

 

Insomma quello della Pigna è un altro attacco con cannonate ad alzo zero sul quartier generale dell’Assessorato alla Cultura e della Fondazione RavennAntica. Resta da vedere se, come in altre occasioni, chi è stato tirato in ballo deciderà di non rispondere, o se questa volta sceglierà di ribattere alla gragnuola di accuse della Verlicchi.

Resta anche da decifrare meglio quale sia la ratio di tutti questi attacchi all’Assessore Signorino, a RavennAntica e al Museo di Classe. Sembra una sorta di fumus persecutionis. E sembra che nella critica furibonda a tutto e a tutti, si punti soprattutto a demolire qualcosa che si sta costruendo faticosamente da anni a Ravenna nel campo dell’archeologia e della valorizzazione del patrimonio storico-archeologico. Come tradisce quell’insistenza sull’inutilità del Museo di Classe. Dopo oltre 20 anni siamo in dirittura d’arrivo e che interesse avrebbe la città a gettare così tanto discredito su quest’impresa?

Ai posteri l’ardua sentenza.

 

A cura di P. G. C. 

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