Musica. Parte Transmissions, tre giorni di festival delle nuove frontiere sonore del Bronson

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Oggi, giovedì 22 novembre, si apre al Bronson l’undicesima edizione di Transmissions, il festival di Associazione Culturale Bronson dedicato all’esplorazione delle nuove frontiere sonore da tutto il mondo. L’avvio (al Bronson Cafè, adiacente al Bronson Club, a ingresso gratuito) è affidato all’inedito progetto di improvvisazioni percussive Dorella Mongardi Shooting Unit, ossia Bruno Dorella (OvO, Bachi Da Pietra, Ronin) e Paolo Mongardi (Zeus!, Fuzz Orchestra, Fulkanelli), creato in esclusiva per Transmissions XI. 

 

A seguire, il Bronson propone l’esplosivo mix tra post-punk e garage dei Duds da Manchester, prima band inglese entrata a far parte della prestigiosa scuderia Castle Face (la label californiana di proprietà di John Dwyer degli Oh Sees che produce tra gli altri Ty Segall e White Fence). Poi gli elaborati intrecci di folk e dronescape firmati Jessica Moss, già membro dell’ensemble di culto Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra (side project dei Godspeed You! Black Emperor), quindi il suono graffiante e inconfondibile della New York underground a cui Martin Bisi (produttore tra gli altri di Sonic Youth, Swans, John Zorn e Africa Bambataa) ha saputo dare voce e carne con il suo progetto BC35 (edito lo scorso anno proprio da Bronson Recordings). A chiudere questa prima serata di Transmissions XI l’inafferrabile Carla Bozulich, con il suo mix di art-punk, etica e creatività. E prima dei concerti, alle 18.30 nella White Room del Bronson Café, si inaugura “Torrepedrera”, mostra di Francesco Farabegoli e Barbara Calzolari, incentrata sulla rielaborazione grafica dei poster di vari film.

 

Il programma di giovedì 22 novembre

c/o Bronson Club, Bronson Cafè, Via Cella 50, Ravenna

  • ore 20.00 DORELLA MONGARDI SHOOTING UNIT  
  • ore 21.15 DUDS
  • ore 22.10 JESSICA MOSS
  • ore 23.00 MARTIN BISI PLAYS BC35 (US)
  • ore 24.00 CARLA BOZULICH

 

CARLA BOZULICH

Se mai fosse possibile parlare di un’eroina musicale contemporanea, Carla Bozulich ambirebbe di diritto allo scomodo trono. Dopo una prima fase di carriera alla guida dei temibili industrial-rocker di Los Angeles Ethyl Meatplow e dei ben più noti alternative-country rocker Geraldine Fibbers, la nostra vive una seconda giovinezza artistica dal 2006, quando è stata accolta (all’epoca unica musicista non canadese) in casa Constellation, la cult-label di Montreal su cui pubblicano tra gli altri i Godspeed You! Black Emperor. Nasce così il moniker Evangelista, collettivo-laboratorio aperto avente i propri punti fermi in Tara Barnes (basso) e Dominic Cramp (keyboards) e con cui la Bozulich ha ridefinito i confini tra canzone d’autore, poesia urbana e musica d’avanguardia, pubblicando quattro album (l’omonimo “Evangelista” nel 2007, “Hello, Voyager” nel 2008), “Prince of Truth” nel 2009 e “In Animal Tongue” nel 2011) che le sono valsi copertine di riviste specializzate (The Wire, Blow Up) e l’acclamazione di critica e pubblico. Quel pubblico che in un live cerca emozioni, intensità e sorpresa, piuttosto che certezze e minestre riscaldate. Del 2014 è il primo disco su Constellation pubblicato a suo nome. Si intitolava “Boy” e vedeva l’importante contributo di Jhno (John Eichenseer) e del batterista e compositore elettroacustico italiano Andrea Belfi: un album più diretto, ruvido e immediato di quelli a nome Evangelista al punto che la stessa Carla lo ha definito, non senza una punta di autoironia, il suo album pop. È stata poi la volta della ristampa (per Folktale Records, vinile in edizione limitata) del disco del 2003 “Red Headed Stranger”, personale reinterpretazione dell’omonimo album del grande Willie Nelson. E arriviamo ai nostri giorni: nel maggio 2018 è uscito su Constellation il nuovo album solista di Carla, dall’emblematico titolo “Quieter”. Vi hanno collaborato i già citati Belfi, Jhno, Sarah Lipstate (Noveller), il violoncellista Francesco Guerri, Shahzad Ismaily e Marc Ribot ed è magicamente in bilico tra forma canzone e soundscape ambientali. Le registrazioni, i numerosi tour con Evangelista e quelli per promuovere “Boy” (spesso in double bill con Swans e i già citati GY!BE) non hanno impedito a Carla Bozulich di portare avanti numerose collaborazioni (Nels Cline, Lydia Lunch, Thurston Moore, Mike Watt, Christian Marclay, Ches Smith, Shahzad Ismaily Francesco Guerri, Sarah Lipstate) e di esibirsi in progetti di sound installation (presso la Schindler’s House e il Getty Museum). Nell’agosto del 2009 Carla ha suonato al fianco di Marianne Faithfull e Marc Ribot all’interno della Ruhrtriennale 2009 a Dusseldorf. E nel 2011 ha curato una giornata del prestigioso Donau Festival, dove ha invitato Laurie Anderson, David Tibet e Lydia Lunch oltre ad aver realizzato un’installazione nella chiesa medievale di Minoritenkirche. Nel tour europeo, intitolato “Carla Bozulich’s Bloody Claws”, Carla (voce e basso) sarà affiancata da ospiti e vecchi collaboratori (Don The Tiger, Francesco Guerri) e alternerà pezzi inediti, incursioni nel repertorio di Evangelista e in quello solista (da Quieter a Boy), qualche tuffo nel passato dei Geraldine Fibbers, melodie, elettricità, rumore, drones e improvvisazione; il tutto tenuto insieme da una voce che mette i brividi e non ha eguali nel panorama musicale odierno.

MARTIN BISI

Il leggendario produttore di New York Martin Bisi (Sonic Youth, Swans, Unsane, Cop Shoot Cop, Afrika Bambataa, John Zorn, Herbie Hancock) arriva in Europa per festeggiare il 35° anniversario del BC Studio, a seguito dell’album “BC35” (uscito proprio su Bronson Recordings), dove lui stesso ha suonato la chitarra su tre dei pezzi improvvisati. La live band di Martin Bisi copre post-rock/punk e l’ambito industrial, mescolati a paesaggi sonori ambient.

DUDS

I Duds sono una giovane band che arriva da Manchester. Il loro suono è frenetico, muscolare, schivo, e spazia dal post-punk al free jazz, ma con una visione musicale molto chiara. Sicuramente una tra le nuove band inglesi più interessanti del momento. I Duds si sono formati a Manchester nel 2015, sull’onda del revival del sound di band quali Fire Engines, A Certain Ratio, Devo. Dopo essersi innaffiati i piedi sui palchi dei maggiori festival inglesi hanno pubblicato il primo ep, “NLP”, che è un volo a bassa fedeltà nell’urgenza di chitarre scattose, batterie sincopate e voci distaccate. A marzo 2016 hanno pubblicato il secondo ep, “Unfit For Work” prima di essere scritturati dalla Maternal Voice, tra Stoccolma e Manchester, per pubblicare un singolo. “Wet Reduction” è uscito alla fine dell’anno e il suond è decisamente cresciuto. La band ha continuato a fare un sacco di date e la loro musica è arrivata alle orecchie della blasonata Castle Face (di proprietà dei Thee Oh Sees) che ha rilasciato a settembre 2017 il nuovo disco intitolato “Of a Nature or Degree”; il disco è stato prodotto dalla band e da Patrick Crane dei Sex Hands e ha raccolto unanimi consensi finendo in più d’una classifica di fine anno.

JESSICA MOSS

Violinista, backing vocalist e co-autrice della cult-band Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, co-fondatrice di Black Ox Orkestar, Jessica Moss è una figura centrale della scena musicale underground di Montreal: vanta importanti collaborazioni con Carla Bozulich/Evangelista, con il compianto Vic Chesnutt e più di recente con Jem Cohen e Guy Picciotto (Fugazi) nel progetto Gravity Hill (in combutta con Jim White e George Xylouris). Da qualche anno Jessica ha inoltre intrapreso un’interessante strada solista. Dopo i notevoli riscontri del disco d’esordio, “Pools of Light” (2017), è uscito a ottobre il suo secondo lavoro: si intitola “Entanglement”, lo ha prodotto Radwan Ghazi Moumneh (Jerusalem in My Heart) e a pubblicarlo non poteva che essere la Constellation Records, etichetta/collettivo/laboratorio artistico di cui la Moss e molti dei nomi sopra citati fanno parte da lungo tempo. Nei suoi live in solo (per violino, effetti, pedali e voce) Jessica Moss si inserisce nel solco dello storytelling, evitando però forme e strutture tradizionali in favore di pièce di lunga durata, dai movimenti ampi e graduali e di grande intensità emotiva.

DORELLA MONGARDI SHOOTING UNIT

In questo progetto creato in esclusiva per Transmissions XI troviamo le improvvisazioni non ortodosse e percussive di Bruno Dorella (OvO, Bachi Da Pietra, Ronin) e Paolo Mongardi (Zeus!, Fuzz Orchestra, Fulkanelli). Bruno Dorella è il batterista di OvO e Bachi Da Pietra, e il chitarrista di Ronin, GDG Modern Trio, Tiresia. Fa parte anche di Sigillum S, Jack Cannon, Byzantium Experimental Orchestra. Paolo Mongardi è invece il batterista di Zeus!, Fuzz Orchestra, Fulkanelli, Il Sogno Del Marinaio.

 

INFO: www.transmissionsfestival.org

Biglietti giornalieri: 12 € in prevendita / 15 € alla porta

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