Ancisi (LpRa) all’attacco sulla piscina, non sulla nuova ma sulla vecchia: chi paga per il degrado?

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Il progetto per la nuova piscina sembra prendere forma in questi giorni dopo le parole spese dal Sindaco Michele de Pascale: “Abbiamo analizzato il tema e fatto approfondimenti tecnici che ci hanno permesso di individuare un’area confinante con l’attuale piscina di via Falconieri in grado di andare incontro alle esigenze manifestate dalle associazioni sportive nel dibattito sulla riqualificazione dell’impianto. Sarà possibile costruire una nuova vasca olimpionica di 50 metri a dieci corsie, da aggiungersi alle altre due vasche da 50 e 25 metri esistenti all’interno della piscina comunale. Il tutto senza dover interrompere l’attività delle società sportive e degli utenti abituali dell’impianto.” 

Lo stesso de Pascale ha aggiunto: “Stiamo valutando come questa ipotesi progettuale possa coniugarsi con quanto previsto da Arco Lavori nella proposta di project financing e siamo molto soddisfatti di questa soluzione, che porteremo presto all’attenzione del Consiglio comunale.” L’ipotesi va incontro alle esigenze delle Associazioni che “aprono” decisamente al nuovo progetto del Sindaco secondo le dichiarazioni che alcune di esse (Libertas, Rinascita Nuoto) hanno rilasciato questa mattina a Il Resto del Carlino.

Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna nel frattempo ha però presentato un question time al sindaco di Ravenna con un titolo che promette battaglia: SI RADDOPPI PURE LA PISCINA, MA SU QUELLA VECCHIA C’È DEL MARCIO.

Scrive Ancisi: “Neppure un sindaco aspirante superstar, quale l’attuale di Ravenna, può fare tutto e il contrario di tutto a spese illimitate dei suoi amministrati. Ieri, la neppure troppo vecchia piscina comunale era un catorcio da buttare giù. Sarebbe splendidamente risorta ex novo al costo di appena 15,2 milioni, con soli “6/8 mesi” (salvo imprevisti) di sospensione del servizio. Oggi il contrordine compagni: “La piscina non si tocca, anzi raddoppia. Abbiamo individuato un’area confinante di oltre 4 mila metri quadrati. Vi costruiremo una nuova vasca olimpionica di 50 metri a dieci corsie. Convivrà con l’impianto esistente, non più moribondo, che verrà anzi ristrutturato”.”

Lista per Ravenna, dice Ancisi, “non si opporrà a niente che faccia respirare di nuovo, si spera molto meglio, il nuoto cittadino, alla condizione che il progetto e i presupposti di gestione siano condivisi dalle società, dalle associazioni e dai cittadini interessati. Ma non rinuncerà a presentare al sindaco i conti che non tornano verso la comunità e ancor prima con la legge. Secondo il codice degli appalti, il contratto quindicennale con l’attuale gestore sarebbe dovuto cessare il 31 dicembre scorso, senza alcuna proroga, non essendo prevista nei documenti di gara e nel frattempo non essendo stata bandita la nuova gara d’appalto. È stata data invece una proroga di sei mesi. Il codice stesso e ancor prima la legge comunitaria del 2004 impongono però che non ce ne sia alcun altra. Hanno avuto 15 anni per predisporre il nuovo bando di gara, del quale non c’è tuttora l’ombra della procedura. Ora il tempo è scaduto. Il 1° luglio il Comune potrà gestire la piscina solo in proprio. In che modo e con quali atti amministrativi?”

“Se il nostro governo locale avesse pensato per tempo di dare alla città la sua agognata e più avanzata seconda piscina, nulla, avendo la testa sul collo, gli avrebbe impedito, al costo di 15,2 milioni, che la facesse sul lato urbano opposto, come nei suoi programmi da oltre un decennio, e non imbucata a forza, con l’acqua alla gola, di fianco alla vecchia. Il terreno non sarà proprio gratis per la città, essendo “regalato” al Comune in cambio di costruire, al posto di un vicino vecchio capannone, delle case che prima non si potevano fare, ultima cosa di cui c’è bisogno pubblico. Ma il costo cash di questa soluzione sarà, stando ai prezzi di mercato, di almeno altri 4 milioni. Pagano tutto i cittadini? E come?” si chide Ancisi.

Secondo Ancisi l’impianto, quando fu affidato allo stesso gestore del precedente appalto “era stato rimesso totalmente a nuovo e in piena efficienza”. Nel corso della gestione, la ditta ha incassato dal Comune “canoni per 6 milioni e 80 mila euro (+ Iva) del valore di allora via via indicizzato, lasciando al Comune solo il 3% degli incassi sui circa 8 milioni, ai valori attuali, introitati nei 15 anni. – si legge nella nota di Ancisi – Si è dunque intascato ben oltre 14 milioni degli euro spendibili oggi. In cambio di tanta generosità, alla scadenza avrebbe dovuto riconsegnare la struttura tal quale. Dice infatti il contratto (ma c’è anche altro di più preciso): “L’impresa appaltatrice dovrà gestire ed eseguire, con ogni onere e spesa a proprio carico, una corretta e costante manutenzione ordinaria e periodica per mantenere in efficienza e in buono stato di conservazione ogni parte edilizia, strutturale ed impiantistica dell’impianto sportivo. Al gestore spetta anche ogni onere e responsabilità per il corretto svolgimento della manutenzione straordinaria dell’intero impianto sportivo”. Come, nell’assoluta indifferenza del Comune, l’impianto sia stato invece mantenuto, lo sanno bene suoi utenti, ma è stato anche scritto in sintesi, come detto sopra, dal Comune stesso.”

Quanto costerà rimediare a quanto non è stato fatto? Pagheranno anche questo i cittadini? Chiede polemicamente Ancisi. “Il nodo, su cui si fa finta di niente, apparirà con evidenza massima quando avverrà (e dovrebbe essere il 1° luglio secondo legge) la riconsegna dell’impianto. Allora, secondo contratto, “le parti contestualmente provvederanno a verificare con apposito sopralluogo… lo stato degli immobili e la manutenzione, gli infissi, le attrezzature, gli arredi e le pertinenze”, dovendo tali operazioni “risultare da apposito verbale”. Se non avremo risposta su chi pagherà ogni rifacimento non dovuto, questo verbale, in un verso o nell’altro, sarà, a sgravio delle casse comunali per milioni, il nostro atto di accusa” conclude Ancisi.

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