Case famiglia. Ancisi (LpRa) all’attacco sulla questione dei controlli: il regolamento va rivisto

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Dopo l’ennesimo episodio di gravi irregolarità e di maltrattamenti registrato in una casa famiglia nel ravennate, Alvaro Ancisi (LpRa) scrive al Sindaco di Ravenna lamentando “l’escalation di fatti criminosi che vengono alla luce nella gestione di alcune case famiglie del territorio ravennate (altri che si potrebbero aggiungere sono coperti, anche per me, dal segreto delle indagini penali istruttorie) espone la nostra città a fenomeni addirittura inimmaginabili in Italia.”

Dopo il fatto di caporalato nell’organizzazione del personale assistenziale, Ancisi cita l’episodio “della somministrazione per bocca ad un ospite 94enne delle proprie feci”. Ancisi commenta: “Se queste case, facendo parte – come scritto nel regolamento del Comune – della sua “rete integrata dei servizi sociali residenziali di supporto alle famiglie per l’ospitalità dei propri anziani”, devono promuovere “il mantenimento della salute, del benessere, della vita affettiva e relazionale” dei loro ospiti, “nonché l’autodeterminazione e la libertà”, qualcosa di grave non va nell’apparato che la legge regionale e il regolamento comunale stesso hanno finora disposto intorno a queste strutture. Quattro sono infatti i servizi pubblici (Sportello unico per le attività produttive, Polizia municipale, Dipartimento territoriale dell’AUSL e Servizi sociali associati) nominati, come loro prima funzione di vigilanza e di controllo, a verificarne “le condizioni organizzative, assistenziali e di personale”.”

Ancisi si associa al sindaco sul “plauso alla Procura e alle forze di polizia per la continua attività di indagine e controllo che stanno portando avanti nelle case famiglia del territorio provinciale”, purché prenda atto aggiunge “che le investigazioni compiute su tutti gli orrori finora emersi si devono alle segnalazioni e denunce di alcuni liberi cittadini, anche se pochi, non agli accertamenti preventivi effettuati dagli organi amministrativi preposti, la cui “attività di controllo messa in atto” non è dunque il caso di elogiare come “intensa”.”

“A questi cittadini il sindaco non può dimenticare di rendere merito – continua Ancisi – specialmente quando pagano di persona il proprio senso di responsabilità e umanità. È il caso della badante, grazie esclusivamente (sottolineo) alla quale l’attività della casa famiglia di via Cesarea è stata denunciata ed è stato sottratto alle aguzzine l’anziano da loro sottoposto ad un’angheria così turpe che non si ricorda avvenuta neppure nei lager. Ne conosco personalmente, oltre alle qualità professionali maturate con esperienze pregevoli di lavoro, il profondo spririto, quasi religioso, di altruismo e generosità: quello che, non facendole reggere lo strazio, l’ha portata a licenziarsi in lacrime dalla casa famiglia e il giorno dopo a recarsi in piazza Mameli per denunciare tutto alla polizia municipale. In una città dove gli encomi sono elargiti a man bassa, è stato un lapsus imperdonabile non dirle neppure “grazie”. Sta di fatto che ora è senza lavoro, di cui ha molto bisogno.”

Ancisi rivolge un appello “a chi può adoperarsi, anche previo un colloquio, per vedere di risolvere questo problema” e si pone come tramite, mettendo a disposizione il recapito telefonico del gruppo di Lista per Ravenna in Comune. 

“Il sindaco riconosce che è “prioritario” il tema dei controlli. Devo allora ricordargli che già nella primavera 2018, anche come presidente della commissione “Sanità pubblica e Qualità della vita”, dopo avergli rivolto l’interrogazione: “Quale vigilanza sulla casa famiglia degli orrori”, avanzai la richiesta di una “Formulazione di indirizzi per una più adeguata disciplina delle case famiglia a livello di legge regionale e di regolamento comunale”. Questa necessità, discussa in una burrascosa seduta di commissione, era stata assicurata dalla Giunta comunale entro settembre 2018, dopoché la Regione avesse rafforzato in questo senso la propria legge, come promesso. Tale legge è stata rafforzata, in agosto, solo su un punto, ma largamente insufficiente. – attacca Ancisi – Le “linea guida” distribuite invece dalla Regione, oltre a non avere nessuna efficacia giuridica, sono area fritta, giaculatorie inservibili, perfino ridicole. Il “nuovo” regolamento comunale, approvato solo martedì scorso, si è limitato a copia-incollarle vergognosamente, meritandosi, oltre al mio voto contrario, le invettive feroci che chiunque può vedere e ascoltare dalla registrazione della seduta sul sito internet del Comune. Se dunque, nonostante un regolamento nuovo di zecca, i controlli sono per il sindaco il “tema prioritario”, occorre, senza aspettarsi mea colpa, che il regolamento sia rivisto come l’emergenza impone. Il sindaco batta un colpo. Qualcuno dall’opposizione risponderà a modo” conclude Alvaro Ancisi.

 

La Pigna: “Sì all’obbligo di telecamere per asili e strutture per disabili e anziani“

La vergognosa vicenda della casa impropriamente definita “famiglia” di via Cesarea non è, purtroppo, il primo caso di maltrattamenti in strutture per anziani a Ravenna, scrive la Pigna che ricorda i fatti di Sant’Alberto. “Oggi la legge ci offre l’opportunità per un intervento di prevenzione deciso ed efficace. L’ormai prossima conversione in legge del cosiddetto decreto “sblocca cantieri” e l’approvazione del disegno 897, relativo alle misure per la prevenzione dei maltrattamenti e degli abusi, anche di natura psicologica, in danno ai minori nei servizi educativi e nelle scuole per l’infanzia, delle persone ospitate nelle strutture socio sanitarie/assistenziali per anziani e per persone diversamente abili, prevede la possibilità, finora esclusa, di installare sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso in sette strutture, nonché la formazione continua del personale e la verifica dei requisiti psico attitudinali al momento dell’assunzione e durante lo svolgimento dell’attività professionale” scrive La Pigna.

La Pigna sull’argomento annuncia di avere presentato un question time ed una specifica mozione che sarà discussa e votata in Consiglio Comunale. 

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